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Ho sposato un musulmano

In memoria di Egidio

di Samanta - Jena DE
Da quando ho sposato un musulmano ho visto solo la moschea di Coblenza

Quando penso alla famiglia che mi sono costruita qui in Germania, spesso, mi viene in mente il mio vicino di casa d’infanzia.

Ho sposato un musulmano ma non ho ancora ammirato Istanbul, che peccato!Lo chiameremo Egidio, perché il nome mi fa simpatia. Egidio ha lavorato trent’anni come camionista. Dal lunedì al sabato ha trasportato bevande gassate tra l’Italia e la Francia mentre sua moglie rimaneva a casa e le due figlie aprivano un salone per parrucchieri. Convinto sostenitore di destra, me lo ricordo sfogliare le pagine di Libero e leggerne i titoloni a voce alta. Il tutto a suon di “ma dove andremo a finire?” oppure “ma l’hai sentita l’ultima? Che roba…”.

Quando la moglie era in ospedale, nella stessa stanza di mia madre, lui arrivava ogni giorno con un pacchetto di affettati per lei e il suo fedele quotidiano sotto il braccio. Ogni santissimo giorno alle 12:30 precise.

Avesse mai saputo che mio marito non è solo turco naturalizzato tedesco, bensì anche musulmano, probabilmente Egidio avrebbe chiamato i Carabinieri. Con buona pace del fatto che, nel nostro ridente paesino del basso Piemonte, i Carabinieri manco ci sono.

Quando parlo della mia famiglia, di quella che mi sono costruita sulle sponde del Reno, ho sempre un po’ l’orticaria.

Appena dico che ho sposato un musulmano mi scontro con commenti del tipo “aspetta che ti mette il chador” oppure “ma di casa ci puoi uscire?” oppure ancora “ma proprio te che mangiavi pane e femminismo a colazione?”. Ascolto queste affermazioni e non so se scrollare la testa o alzare le mani, presa dallo sconforto di chi scopre che la tolleranza spesso è solo di facciata e chi si crede “moderno” in realtà è solo l’ennesimo Egidio. Riposi in pace, tra l’altro.

Mio marito è una brava persona. Lo so, detta così pare l’ennesima stronzata detta per nascondere chissà che nefandezza. Sembra il commento pigolato di chi nasconde lividi e terrore, eppure è solo la sacrosantissima verità.

Ho sposato un musulmano e pure una brava persona.

Va a lavorare tutti i giorni e fa la propria parte a casa. Distrae Francesco per permettermi di impastare la pizza, la impasta mentre io distraggo il pupo oppure lo distrae con l’impasto mentre io mi godo un bagno caldo. L’unico difetto che ha e che non posso debellare è sua madre, ma questa è un’altra storia.

Ho sposato un musulmano di origini turche ma non ho ancora visitato la TurchiaMio marito lavora sodo per questa famiglia che si è costruito, fosse anche solo perché lui da piccolo una famiglia funzionale nemmeno l’ha avuta. A chi, anche per questo, incolpa la religione mi sento di poter fornire qualche rassicurazione. Nel paesino del basso Piemonte di cui sopra, davvero, di famiglie disfunzionali ce ne sono almeno una manciata e sì: vanno a messa ogni domenica.

Ho sposato un musulmano e, quando ci siamo conosciuti, nemmeno sapevo fosse credente.

Ci siamo conosciuti per caso e abbiamo iniziato a chiacchierare. Della propria fede, in realtà, lui ha parlato molto dopo e quasi di sfuggita. Non lo raccontasse, davvero, tantissima gente manco lo saprebbe. Vive la propria religione in maniera silenziosa, mio marito: non ha tempo a sufficienza per visitare la Moschea ogni due per tre e prega quando riesce o quando lo desidera.

La vive in maniera non assoluta e, quando siamo in Italia e mio padre fa dire messa per mia mamma è sempre in prima fila. Pure se non capisce molto e passa il tempo a guardare gli affreschi o a ridacchiare del nuovo parroco e delle sue idiosincrasie. Pensate che a Natale ha fatto un regalo a mio padre e ne ha ricevuto uno in cambio. Senza batter ciglio. Ha cercato un alberello, fatto i biscotti e persino ancheggiato al ritmo di All I want for Christmas is you. Ha sottolineato che l’anno prossimo è di nuovo Natale e, pure se i fatti della Natività lo lasciano perplesso, nostro figlio festeggerà con il nonno.

Ho sposato un musulmano che vuole insegnare i precetti dell’Islam a nostro figlio.

Questo, forse, è l’unico punto che ci ha fatto brevemente discutere. Io, da atea, non vedevo il motivo di insegnare chissà che precetti religiosi. Lui, da credente, mi ha detto che vorrebbe trasmettergli quanto, a sua volta, ha imparato da bambino. In quella situazione, nonostante anni passati a reputarmi tollerante punto e basta, mi sono scontrata con il fatto che qualche preconcetto ce l’ho pure io. Non mi sono convertita perchè non credo in Dio. In nessun Dio. Non me lo ha mai imposto, non mi ha mai detto “tu devi fare così perché te lo dico io”. Proprio mai. Perché non dargli una chance?

Ho sposato un musulmano e ho imparato che i preconcetti non sono solo i nostri, ma anche i loro.

A dire la verità, questa credo sia una lezione importante. Quante volte sentiamo dire che le donne musulmane sono sottomesse e mal menate senza soluzione di continuità? Ecco, altrettante volte loro si sentono in dovere di definirci facili, con pochi valori, perse. Dove sta la verità? Ovviamente da nessuna parte.
Conosco donne musulmane che gestiscono la casa, le finanze e gli investimenti della famiglia. Escono con le amiche, fanno shopping, vanno in vacanza e studiano all’università. Conosco mogli italiane che, invece, devono chiedere una manciata di spiccioli per comprarsi un paio di mutande. A voler generalizzare, pure se vi avevo promesso di non farlo, tutto il mondo è paese. Nel bene e nel male.

E no, per rispondere a una delle domande che mi vengono fatte più di frequente: non digiuno durante il Ramadan e, intendiamoci, lui non vorrebbe mai avere a che fare con me quando ho fame per davvero. Non cucino piatti turchi, perché tante pietanze della tradizione ottomana manco mi piacciono. Non mi copro il capo se non nel momento in cui io debba entrare in una Moschea per visitarla, ma questo lo farebbe chiunque.

Mio figlio, infine, non è circonciso: sarà lui a scegliere se e quando farlo, ovviamente in ospedale per mano di personale medico qualificato. Insomma: sono femminista, libera, polemica e persino un po’ balorda tanto quanto prima. Con buona pace di mia suocera e, ormai lo avrete indovinato, persino di Egidio.

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