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Io, Ikea e lo spago

di Paola - Amsterdam

Una delle esperienze più impegnative e, a tratti, dolorose che possano capitare a una donna durante un trasferimento è l’Ikea.

Succede: arrivi nella nuova casa e devi fare acquisti.

Se sei una persona baciata dalla fortuna, ti serviranno oggetti piccoli e facilmente trasportabili come bicchieri, scope e straccetti da cucina.

Se sei doppiamente baciata, potrai comprare questi oggetti in negozi facili da raggiungere, magari di artigianato locale, per entrare un po’ nella cultura del paese.

Se sei sfacciatamente baciata, avrai un uomo che ti accompagnerà in caso di acquisto di oggetti pesanti. Anche da Ikea.

A questo proposito, gli uomini si dividono in due maxi categorie: la numero 1 “ti voglio bene e per questo ti porto anche da Ikea”, e la numero 2 “ti voglio bene ma arrangiati, e già che vai da Ikea, compra … (blablabla – riempire i puntini con articoli a piacimento).

A me non m’ha baciato nessuno.

Avevo pure bisogno di una sedia, una scrivania e un materasso, era domenica pomeriggio e pioveva.

Buona volontà, grande ombrello, mini i-pod, vado ad Amsterdam: c’è un punto vendita accanto a un ufficio dove ho sostenuto un colloquio di lavoro.

Andare da Ikea è come sentirsi a casa. I negozi sono tutti uguali, con qualche piccola variante qua e là ma l’impostazione è la stessa in ogni parte del mondo, il che aiuta quando vivi in un paese del quale non riesci a leggere i cartelli e le indicazioni.

Ci sono le matite da rubare, e anche il metro di carta.

Mi sento a mio agio.

C’è la mandria di umani che scorre a intermittenza come le macchine allo scattare dei semafori. Non ho mai capito perché accada questo fenomeno, ma so che mai bisogna fare il salmone e percorrere la corrente in senso inverso.

C’è il reparto cibo, quello dove fai il pit stop prima dello sprint finale.

E qui mi perdo.

Il reparto cibo dell’Ikea di Amsterdam è immenso, la fila alla tavola calda è enorme, le polpettine hanno le bandierine svedesi conficcate profondamente all’interno e si alternano sui tavoli a fette di torte al cioccolato. Gli umani olandesi svettano con i vassoi.

Trovo l’uscita.

Scendo, fila, cassa, dimentico il pin della carta (maledetti vuoti di memoria), riesco a pagare.

Pioggia, pacchi, stanca, metro, torno. Casa.

Non ho comprato i bicchieri. Li prenderò al negozio di artigianato locale, quello facile da raggiungere.

Due giorni dopo, scopro che nei Paesi Bassi ci sono 11 Ikea di cui una a Utrecht. L’Italia ha 21 negozi, ma su una superficie di quasi 8 volte più estesa. Quindi l’Olanda è uno sputacchio costruito in legno svedese.

Qual è il punto di tutta questa storia?

Il punto è che non si finisce mai di imparare.

A volte dai per scontate cose che non corrispondono al vero, perché fai leva sulle tue esperienze che però sono solo tue e della realtà del tuo vissuto.

A volte partire in compagnia è anche essere soli, e viceversa: partire da soli non ti impedisce di trovare compagnia.

Sola o in compagnia, una donna che parte sa già che al bisogno dovrà cavarsela con le sue braccia e le sue forze, anche a stringere le viti di una sedia componibile e a prenderla a martellate se non si vuole incastrare.

Una donna che parte sa che dovrà imparare a leggere il prima possibile quei cartelli in lingua straniera, e imparare la storia e la cultura del popolo che ha scelto; se non vuole perdersi ai pit stop, deve sapere che gli spazi per la convivialità potrebbero essere maggiori che altrove.

Conoscere la nazione adottata significa anche capire perché si mangia a una certa ora, perché le bandierine sono maggiori che negli altri ristoranti, perché i prezzi di alcuni cibi sono più alti o più bassi.

Conoscere la nazione adottata ti fa evitare di sbagliare Ikea e fare chilometri in più quando in realtà hai il tuo personale negozio dietro casa, anche se non è di artigianato locale.

Lo spago della vita (ricordate?) colpisce ancora.

E poiché non si finisce mai di imparare, da questa esperienza ho tratto un insegnamento fondamentale, che voglio condividere con voi:

la prossima volta che parto, vado via con un set di brugole.

E poi faccio come questo signore qui.

 

Paola - Utrecht - Ikea

 

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2 Commenti

Luciano 04/11/2016 - 15:02

Carino. Però continua a scrivere

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Paola Ragnoli 07/11/2016 - 07:59

grazie Luciano, non mancherò 🙂

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