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La mia storia tragicomica di un’immersione subacquea in Thailandia

di Emilia Cuzzocrea
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La mia storia tragicomica di un’immersione subacquea in Thailandia

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“Serena, ho quattro giorni di ferie, andiamo da qualche parte?”

Tutto cominciò così. Serena è la mia coinquilina, un’amica e compagna di viaggio, è un’imprenditrice e può organizzare i suoi viaggi quando vuole. Lei è sempre disponibile e quella volta decidemmo di andare in Thailandia, è molto vicina a Canton e i voli non costano molto.

Abbiamo idee molto differenti: lei organizza tutto, fa addirittura una lista dei ristoranti, io, ehm… io mi affido al fato, mi reco in loco e faccio proposte lì ma, stranamente, riusciamo a non strangolarci a vicenda.

Durante il nostro soggiorno a Phuket decidemmo di fare immersioni subacquee.

Io non l’avevo mai fatto ma non pensavo potesse essere un’esperienza unica, carica di forti emozioni.

Ho imparato a nuotare all’età di quattro anni quando mi ribellai ad un acquisto di mio padre. Avevo bucato i braccioli e papà mi comprò quelli di Batman, ma io volevo quelli delle Barbie! Quindi li gettai in spiaggia e mi buttai in acqua, bevvi, tossii e chiesi a papà di spiegarmi come nuotare, perché non volevo avere quei “cosi da maschio”. Però non ho mai indossato mute o bombole.

Per l’escursione acquistammo uno di quei tour con istruttore in cinese per comodità da parte di entrambe. Il mio livello di cinese è abbastanza buono ma mi manca del lessico, e soprattutto non ho mai studiato i vocaboli attinenti al campo subacqueo. Ci diedero la muta, e fin qui tutto bene, tranne un po’ di disgusto nell’indossare quel capo d’abbigliamento un po’ umidiccio, mi fa senso l’idea di beccarmi un fungo!

Il problema fu quando indossai la bombola e le pinne. Le pinne erano di qualche numero più grande rispetto al mio piede, questo non mi infondeva molta sicurezza e la bombola era esageratamente pesante, quasi al punto da non farmi stare in equilibrio.

Sembravo un pinguino ubriaco che si cappottava di schiena.

Ci dirigemmo verso le nostre guide e a me capitò “Mr delicatezza”. Questo giovane, invece di tranquillizzarmi, ben pensò di immergere la mia testa dentro l’acqua senza chiedermi se fossi pronta o meno. Ho provato la stessa sensazione delle olive quando vengono messe nei barattoli vitrei! Più gli facevo segno con il pollice per comunicargli che volevo salire, più questo tizio mi schiacciava. Mi spingeva verso il basso.

Non so come sia successo, fu la prima volta in vita mia. Ebbi un bruttissimo attacco di panico.

All’improvviso mi mancò l’aria. Non ero padrona della situazione e questa cosa mi agitava. Diedi un calcio all’istruttore. E risalii a galla. La mia amica mi chiese cosa stesse succedendo. Decisi di abbandonare la lezione, ero veramente impaurita, perché non potevo toccare il fondo e decidere se e quando volevo salire a galla.

Piano piano mi avvicinai alla riva, ma la fortuna volle che mi vide un altro istruttore. Lui si tolse la maschera e mi fece un sorriso, mi tranquillizzò e mi disse che era normale essere agitata soprattutto perché mi stavano parlando in una lingua non mia.

Non so se fu dovuto ai suoi modi gentili, alla sua professionalità, ma decisi di riprovarci. Fu bellissimo. Scese con me tenendomi la mano e nuotammo per un po’ così, dopo si spostò e mi diede maggiore libertà, così che potessi gestire un po’ io il comando.

Mi aiutò a raggiungere Serena, salutò mandandomi un bacio subacqueo e facendo un cuore con le mani… Ricordo molto bene i tratti del viso di quell’uomo, e ricordo perfettamente le emozioni di quel giorno. Mi pento solo di non avergli chiesto come si chiamasse per poterlo ringraziare. Non lo vidi più.

A volte basta così poco per cambiare la giornata e migliorare l’umore di una persona. Successivamente rifeci un’altra escursione in Thailandia, e anche quando andaii nelle Filippine. Continuo a preferire il nuoto libero, senza salvagenti o tute che non mi rendono padrona del mio stesso corpo, ma le altre volte non sono state così drammatiche come la prima.

Grazie omino di Phuket, chiunque tu sia!

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2 Commenti

Irina Pampararo 05/07/2020 - 14:21

Peccato che la tua prima volta sia andata così, la competenza dei dive masters o istruttori è fondamentale per far apprezzare il meraviglioso mondo subacqueo infondendo tranquillità… meno male che hai incontrato l’altro angelo. Da subacquea non ho parole per quella testa schiacciata nell’acqua senza preavviso. Brava che sei ritornata sotto!

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Emilia 06/07/2020 - 11:07

Ciao Irina, è stata una giornata carica di emozioni. Sicuramente la potrò narrare ai nipotini :p

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