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Integrazione ed emarginazione nell’America 2.0

di Paola - Minneapolis
Emarginazione-Integrazione-America-2.0

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“Would you like to round it up to support Arc and people with disabilities?”
(Vorresti arrotondare il conto per supportare Arc e le persone con disabilita’?)

Questa e’ la frase che chiude ogni acquisto al negozio dove sto lavorando ed e’ questa la frase che apre la riflessione di oggi.
Da circa un anno lavoro come sales assistant presso un trifht shop a New Hope, 3 miglia dal mio appartamento a Plymouth Mn e 7000 km dalla mia cara Vicenza.
La prima volta che sono entrata da Arc ero con la mia unica amica americana, o meglio colombiana: Cristina.
È stata lei a farmi scoprire questo piccolo negozio di oggetti e abbigliamento usato, cercavano personale e cosi’ in un caldo pomeriggio di agosto ho fatto domanda di lavoro.
Un colloquio, sono piaciuta molto e dopo una settimana ho cominciato. Primo vero lavoro americano, circondata da persone di tutto il mondo ma soprattutto all’improvviso sola in mezzo a tutta questa gente che mi parlava in una lingua che a malapena capivo.
Mi sono imposta di resistere e ho cercato dentro di me la forza per capire. Immediatamente sono diventati familiari termini come tidy up (riordinare), pull off (togliere), register (cassa), money (soldi) e via dicendo.
Ho partecipato subito ad un corso per il behavior, il comportametno da tenere al lavoro. Massimo rispetto per le persone, per la loro razza, religione, orientamento sessuale e coscienza politica. L’importanza dell’uguaglianza e della diversità che rappresentano motivo di unione e di collaborazione.
Questo mi ha molto colpito e mi ha portata ad affezionarmi subito al negozio ma soprattutto ai miei colleghi. Mi sono sentita protetta e supportata. Arc in un certo senso e’ diventato una sorta di famiglia per me.
E come in ogni “casa” ci sono dei rituali. Ad Arc la prima domanda è sempre “How is going? Everything is ok?”
La mia risposta è sempre excellent o faboulous. Certi giorni è vero, altri è una piccola bugia. Perché dentro magari mi sento triste e sola. Ma questo sorridere questo cercare di essere positiva mi ha salvata. Il buon umore è contagioso. Dopo un po’ ci pensi, rifletti e in effetti non stai cosi’ male. Tutto va alla grande!
Day by day inoltre, I miei colleghi si sono affezionati e sopratutto i clienti che arrivano al negozio , mi sorridono, mi chiedono della mia famiglia, dell’Italia. Molti fanno i complimenti, altri cercano consigli sulla moda, sul cibo su come dire Buon giorno o Buona sera.
E poi ci sono le persone con disabilita’ che lavorano ad Arc, dei ragazzi ipodotati che vengono in negozio qualche ora al giorno. Fanno piccole cose: riordinano, puliscono mettono i prezzi sugli abiti. Li guardo e il mio cuore palpita Paola-america-2.0perché sono magnifici, buoni e gentili e penso che anch’io sono una persona con disabilità. La mia disabilità è la lingua. Ebbene sì, dopo quasi un anno la non perfetta padronanza della lingua americana è talvolta uno scoglio, un ostacolo che sembra insormontabile. A volte non riesco a cogliere qualche sfumatura, a capire qualche slang oppure ad esprimermi come vorrei. Paradossale lo so.
In un paese in cui il 99% delle persone è immigrata, io sono ancora straniera.
Perché’ e’ da poco che vivo qui, perché’ il mio inglese ancora non e’ Lingua madre e perché’ ancora sono a meta’ tra l’Italia e l’America.

E succede che nonostante l’impegno di ogni giorno, i sorrisi e i complimenti, qualche volta arriva la batosta che ti stende e che per un momento ti annienta.
Un cliente frettoloso che non ha pazienza mentre conti due volte i soldi, oppure che si infastidisce perché’ sbagli la pronuncia di una parola.
Cadi, vorresti scappare, prendere il primo aereo e tornare in Italia.
Ma poi ancora una volta, rifletti. Sei troppo forte, don’t give up.
Non mollare! Vai avanti ancora più forte. Asciughi le lacrime, rimetti il rossetto e sei di nuovo in pista.

Questa e’ la mia vita, a meta’ strada tra l’integrazione e talvolta l’ emarginazione.

Chissà’ quante volte ho sbagliato io in passato e sono stata intollerante con altre persone.
Ma adesso ho imparato.

Vi prego abbiate rispetto degli altri, sempre. La diversità’ e’ ricchezza, e’ crescita, e’ motivo di arricchimento e conoscenza.

Grazie America per avermi insegnato questo.

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