Ho ottenuto il foglio per l’Integrationskurse, il che significa che, oltre al corso di lingua, del quale mi verrà restituita una parte della retta, seguirò un corso sulla cultura tedesca ai fini della mia “integrazione”, appunto.
E’ una cosa da “poveri”, ed è interessante averla ottenuta, così come sarà interessante seguire il corso.
In effetti sto svolgendo esperimenti sociali piuttosto profondi e dolorosi, a tratti, per la mia sensibilità. Ma è solo la mia proiezione che vede dolore dove c’è realtà.
Oggi, per esempio, sono andata a fare la famosa ceretta.
Mi ha accolta una di quelle ragazze che ho conosciuto a Napoli nei miei 15 anni nel suo grembo e nei suoi bassi. Una bimba che sembra donna, o una donna che sembra bimba. In vestaglietta, ma con lunghe unghie laccate. Il volto un po’ triste, intriso di una forza da leonessa e uno shatush rosso fuoco per metà dei capelli.
Si pensa a Berlino come un posto cool in cui emigrare, in effetti, per me lo è. Ma ci sono ovviamente un’infinità di motivi che spingono le persone ad emigrare qui, di cui è pieno il mio quotidiano, con la scuola per esempio e i miei compagni siriani, palestinesi, polacchi e serbi. Ho sempre pensato che la violenza di Napoli, sebbene città amata, facesse male solo a me e alla gente che frequentavo. Pensavo che il disagio di chi vive in un basso non fosse come il mio, che la mancanza di giustizia e legalità ferisse solo una parte della popolazione, e fosse un’abitudine per l’altra, quella che ci era nata, nei quartieri che io abitavo (l’eccezione era la Signora Nunzia, la mia amata Signora Nunzia, che adesso tifa per me dal cielo. Faceva yoga da sola nel suo basso e aiutava noi ragazze studentesse con la sua cucina, la sua intuizione, la sua saggezza e intelligenza da dea).
Invece oggi ho conosciuto una ragazza dolcissima, ferita da quelle modalità, che ha seguito il marito venuto a fondare una piccola azienda a Berlino, e che aprirà qui il suo centro estetico. Si alza alle 6 del mattino per preparare al marito la colazione e il pranzo espresso (parmigiana, mi diceva, ed io quanto avrei voluto assaggiarla!). E’ timida e portatrice di un amore bello, profondo e vero. Studia tedesco, segue un corso per ottenere un certificato come estetista, le manca il sole e la sua famiglia, ma se ne infischia: le piace come si vive qui, le piace non aver paura, le piace poter progettare ed emergere, le piace che qui nessuno la giudichi, quindi per la prima volta in vita sua pensa di iscriversi in palestra.
Io le auguro ogni bene, e sì, mi ha offerto o’ caffè.
Detto questo, tante cose belle e ordinarie e straordinarie avvengono nella mia giornata, incontri fatati, sguardi sul mondo, sorrisi, e il mio straordinario coinquilino, che è il tedesco meno tedesco della Germania.
Mi saluta abbracciandomi, sorride un sacco e cucina benissimo.
Ah! Abbiamo acceso i termosifoni, qui 7°.
Faccio un bagno caldo e poi meditiamo insieme, anzi, vuole invitare degli amici a fare yoga con me qui in casa, fra le nostre piante bellissime.
Lentamente, tutto si aggrazia.