Io cammino da sola
Grazie ad un bellissimo articolo di Gianluca Gotto, ho scoperto l’avvicente storia di Darinka, una giovane trentenne la quale, dopo una devastante delusione sentimentale, ha deciso di riprendere in mano la sua vita girando l’Italia a piedi.
Ha fatto 3000 km a piedi, da Nord al Sud nel Bel Paese. Un lungo cammino, metafora di una rinascita, della consapevolezza di potersela cavare da sola ed andare avanti nonostante le cicatrici.
Dopo 10 anni di vita on the road e ben sette traslochi in sette diversi paesi, la nostra eroina decide di tornare a Londra, sua prima meta da expat, con il suo fidanzato, che felice le chiede di sposarlo. Ma dopo un mese dalla proposta di matrimonio, lui la lascia per poi sparire: senza motivo, senza spiegazioni, senza dialogo.
E da qui inizia la nuova vita di Darinka, basata esclusivamente su se stessa e di certo non per egoismo.
Sebbene le nostre storie siano completamente diverse, rivedo molto della mia esperienza in quella di Darinka; vedo la metafora del cammino in solitaria.
Anche io come lei ho avuto, per quasi tre anni, una relazione in cui credevo molto, che sarebbe potuta evolvere in una convivenza, un matrimonio, dei figli. Le basi e la voglia c’erano, ma oggi sono felice che tutto ciò non sia accaduto.
Ne ho già parlato in un precedente articolo: sono tra quelle persone che credono ancora nell’amore, quello concreto, rispettoso, felice, fatto di progetti e di entusiasmo. E soprattutto, per me amare davvero una persona significa non ostacolare mai il suo cammino, la sua libertà e le sue scelte; significa capire che l’altra metà della coppia ha una propria identità che va rispettata, e che qualunque decisione può essere negoziata senza prevaricare.
Questo purtroppo non è l’amore che ho ricevuto io.
Sono stata follemente innamorata e non metto in dubbio che anche lui lo fosse di me. Non faceva altro che dire a tutti quanto fossi bella, intelligente, simpatica, ambiziosa. Tutto questo mi lusingava, ma non era ciò di cui avevo bisogno. Citando la principessa Jasmine in Aladdin, “io non sono un trofeo da vincere”.
Ho bisogno di gesti concreti e non di parole, non mi interessa essere idolatrata come l’ennesima conquista.
Ho sempre vissuto le relazioni amorose con coinvolgimento ma anche con indipendenza. Capisco perfettamente che ognuno debba avere i suoi spazi al di là della coppia, che è bello condividere tutto ma questo non significa vivere in simbiosi.
Sembravamo goderci questo amore con maturità: dialogo, condivisione ma anche dei momenti solo per noi stessi. Ma soprattutto, io non esitavo mai a far sentire la mia voce se necessario. Non sono mai stata la dolce e permissiva princesse che, probabilmente, lui cercava.
Lui comincia a fraintendere il mio atteggiamento rispettoso, indipendente e soprattutto non geloso per comportarsi come se io non esistessi.
Non ha mai mostrato un minimo di interesse né di entusiasmo per la mia personalità, le mie passioni e la mia carriera. I suoi fine settimana passavano come se io non ci fossi, senza nemmeno chiedermi come stessi e se volessi unirmi a lui e ai suoi amici. Spesso partiva con loro per gite fuori porta senza che io sapessi nulla, senza neppure un invito.
Ho trascorso ore ad aspettarlo di notte e settimane intere senza avere sue notizie. Ero addirittura assente nel giorno del suo Master. Perché? Perché non lo sapevo.
Ovviamente io non resto zitta.
Gliene ho parlato fino alla sfinimento, cercando di fargli capire che doveva rendermi partecipe un po’ di più della sua vita. In fondo, ero o non ero la sua ragazza?
E la cosa peggiore è che lui ha sempre negato i suoi comportamenti menefreghisti. Addirittura una volta mi disse: “Ma Chiara, cosa vuoi che io faccia?”
Amarmi. Semplicemente, amarmi.
Cosa che non ha mai fatto concretamente.
E se fosse stato così innamorato come diceva, non avrebbe avuto bisogno di tutte queste richieste da parte mia.
Per quei due anni e mezzo tutto è andato in senso unilaterale: qualsiasi cosa proponessi non riceveva mai un consenso, lui non voleva conoscere i miei amici, sapeva quanto amassi cantare e non è quasi mai venuto ai miei concerti.
Non ho potuto contare su di lui nemmeno quando ero a letto malata con 39 di febbre. Nessun sostegno, nemmeno un “come ti senti?”. Aveva sempre qualcosa di meglio da fare. Sempre qualcosa più importante di me.
La cosa che mi ha fatta più soffrire è che, nonostante tutte queste mancanze, lui si è legato al dito il fatto che io abbia rifiutato la convivenza: nella sua testa, la scusa perfetta per “vedersi tutti i giorni”.
Non mi sentivo pronta, gli ho spiegato le mie ragioni, che visto il suo comportamento erano del tutto lecite. Lui per tutta risposta, come un bambino capriccioso, non ha fatto altro che rinfacciarmi questa scelta fino alla fine, tacciandomi di egoismo. E ad ogni “no” ricevuto c’era sempre un motivo per litigare, come se non avessi avuto il diritto di esprimere la mia opinione, di non condividere un suo atteggiamento.
Per molto tempo mi sono portata dietro questo fantasma, per poi rendermi conto, finalmente, che io per quell’amore così profondo mi stavo annullando.
Stavo rinunciando ai viaggi, ai concerti, a tante mie passioni perché lui, per mancanza di tempo e voglia, non voleva mai condividerle con me. Ormai non riuscivo nemmeno più ad esprimere le mie emozioni e mi tenevo tutto dentro.
Tutto questo io non lo chiamo amore. Per me l’amore è condivisione equilibrata, rispetto, interesse discreto per la vita dell’altro.
A lui invece non è mai interessato nulla, lui tutto questo non lo ha mai fatto. Questa persona non ha mai fatto assolutamente nulla per me. Era solo un gran bravo oratore.
Non mi riconoscevo più. Non mi sentivo più me stessa.
Quel ragazzo che consideravo l’amore della mia vita mi stava indebolendo e mettendo in ombra.
E nonostante la mia indubbia sofferenza ho iniziato a rendermene conto quando, su due piedi, mi ha lasciata.
E naturalmente lo ha fatto a modo suo: all’improvviso, dando spiegazioni insensate, per poi sparire nel nulla, proprio come il ragazzo di Darinka.
Per molto tempo ho ricordato il 3 dicembre 2017 come uno dei giorni più brutti. Adesso benedico quella giornata, perché mi ha permesso di aprire gli occhi e rinascere.
Da quel giorno ho ricominciato a camminare da sola.
Ho ripreso in mano la mia vita, mi sono riappropriata dei miei spazi. Ho iniziato a viaggiare tantissimo, ad avere nuovi amici, buttarmi a capofitto in mille esperienze ed altrettante attività.
Ho iniziato a rendermi conto di stare incredibilmente bene senza di lui. Mi sono sentita rinata.
Ho riacquistato fiducia in me stessa, ho iniziato ad apprezzare anche le mie debolezze, e mai come quell’anno ho capito di stare magnificamente anche da sola.
E quella consapevolezza di bastare a me stessa mi ha fatto capire, oggi come allora, di essere finalmente pronta ad accogliere qualcuno nella mia vita. Da sola sto bene, ma in due è meglio.
Ed infatti sei mesi dopo, come un’evidenza, faccio uno degli incontri più belli della mia vita; non proprio a lieto fine, ma comunque stupendo.
Quell’incontro è stato in qualche modo l’inizio di una nuova fase, di una nuova vita.
Adesso finalmente so cosa voglio.
So di non volere più amori fasulli destinati a rinchiuderti in una gabbia. Non voglio accontentarmi più di chi mi mette in ombra, di chi nella coppia vuole comandare ad ogni costo.
Continuerò a camminare da sola finché qualcuno non sarà a pronto ad accompagnarmi, con rispetto e gentilezza, mano nella mano nel viaggio della vita.
Ora che ho piena consapevolezza di me stessa sarò pronta ad accoglierlo, e sarà bellissimo perché adesso sono anche consapevole di poter dare tanto in amore.
Adesso so cosa o come donare all’altro, cosa mi aspetto e cosa voglio ricevere.
Nel frattempo, io cammino da sola… ma con una mano generosa sempre tesa verso il prossimo.
Chi sono
8 Commenti
Cara Chiara,
ti parla una “camminatrice solitaria seriale” e so bene tutto quello che descrivi.
Credo che sia proprio grazie a questo tuo percorso che hai potuto connetterti con la parte più profonda di te e quindi, talvolta, ben vengano le difficoltà e i momenti che possono sembrarci disastrosi.
Se questo tuo lui soffocava il tuo vero io, non era degno di te. Ci meritiamo il meglio e ci saranno sempre persone che saranno in grado di tirarcelo fuori e persone che lo oscureranno.
Stai lontana da quest’ultime e accogli a cuor sereno chi farà il contrario.
Sicuramente ora sei una persona migliore e quando arriverà la tua “anima gemella” la riconoscerai. Non perdere le speranze. Mai.
Un abbraccio fortissimo
Fabiola – Mallorca
Ciao Fabi,
grazie mille ! È verissimo: adesso basta gente tossica e manipolatrice, che sia amica o qualcosa in più.
Buona giornata,
Chiara – Parigi
Mio dio Chià ho avuto una relazione identica durata il tempo della mia permanenza nel suo Paese. Nel mio caso, come mi pare anche nel tuo, è una mera questione culturale e del modo di percepire la donna. Ahimè più noi ci comportiamo per quello che siamo (indipendenti, mature, capaci), più ce li mettiamo contro. Questo è quello che ho capito.
Sei risorta egregiamente allora, risorgerai anche adesso. 😉
Un bacio,
Sil❤️
Cara Silvia,
quando c’è di mezzo il menefreghismo e l’opportunismo, non c’è cultura, età o giustificazione che tenga! Questo è il mio pensiero.
Un grande bacio a te!
Chiara cammina e mentre cammini osserva tutto intorno a te! Questo è un periodo di grandi cambiamenti e energia, si muore e si rinasce e si diventa la parte migliore di NOI!
Ciao Marianna! Condivido in pieno!
Ho “camminato sa sola per 36 anni” poi un giorno in un Novembre di dieci anni fa e’ arrivato qualcuno che ha deciso di camminare accanto a me, non avanti, non indietro, ma proprio alla pari 🙂 Ci vuole fortuna ad incontrarsi, ma amare se stesse e sapere che cosa si vuole e’ il punto di inizio per trovare una persona che abbia il nostro stesso passo. Vedrai che arriverà e se non arrivasse, chi se ne frega… la vita e’ piena di opportunità per ricevere e dare amore <3
Grazie Merylù!
Un bacio 😘