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Io parto ora

di Chiara Gladstone
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Io parto ora

E’ pomeriggio inoltrato qui in Australia quando squilla il telefono:

-“Pronto?

“Pronto Chiara, ci sono brutte notizie…non è curabile. Potrebbe accadere da un momento all’altro. Io parto ora.”

I pensieri corrono vorticosamente; Com’è possibile? Com’è potuto succedere così in fretta? Non sono pronta a lasciarla andare, non sono pronta ad un’evenienza simile. Non ci voglio pensare, voglio allontanare il più possibile quel pensiero, è troppo doloroso. Se fa così male il pensiero figuriamoci quando accadrà realmente! E poi perché? Quante volte è successo che dicono “le rimane solo un anno” e poi invece quell’anno si tramuta in 10 anni.

-“Ok. Quando arrivi tienimi aggiornata sulla situazione e io mi tengo pronta”; poi ci penso, non si è mai pronti, specialmente quando a separarci da chi si ama ci sono 30 ore di volo.

Il dolore fa trattenere il respiro lo sapevate? Ci avete mai fatto caso? Quando si soffre talmente tanto fisicamente e psicologicamente, non si riesce ad urlare perché ti manca il respiro; ti porta ad uno stato di semi paralisi, e non riesci a prendere fiato, stai in apnea fino a quando il dolore che hai cacciato in fondo, esplode. Pensavo avessimo molto più tempo. Noi essere umani non impariamo mai. Conosciamo benissimo la teoria ma la pratica lascia sempre a desiderare e così lasciamo che il tempo passi, e che i momenti scappino, pensando che domani avremo un’altra possibilità. E ci crediamo davvero ma non è così, non sempre. Una volta una persona a me molto cara, dopo che aveva perso un amico speciale, mi disse “non dimenticare mai di salutare le persone a cui vuoi bene perché non sempre c’è un domani”, sembra una cosa scontata ma non lo è. Quante volte salutiamo le persone che amiamo di sfuggita? Dando per scontato che le vedremo e le sentiremo più tardi o domani.

Apro internet, guardo la disponibilità per tornare in Italia la prossima settimana…non c’è disponibilità se non a prezzi inaccessibili, chiudo e riapro la pagina…niente. Mando un messaggio:

“non ci sono voli disponibili per le prossime due settimane” mi assale la disperazione, continuo a pensare “e se non riuscissi ad arrivare in tempo? Se non riuscissi a vederla prima?!” Poi una voce solerte e ferma mi impone di calmarmi e allora mi calmo e ragiono.

Devo aspettare domani, avere maggiori notizie e poi decideremo il da farsi, magari non ci sarà bisogno di un viaggio così repentino e magari le cose andranno più lentamente di quelle che io ho prospettato facendomi prendere dall’ansia e dalla paura. Ma intanto non dormo, sono sveglia, col terrore di una chiamata o un messaggio che mi riportino alla realtà. E’ come essere in un’altalena, ti calmi, riprendi fiato, ragioni, fino al prossimo messaggio di aggiornamento in tempo reale.

Questo vuol dire vivere dall’altra parte del mondo. Il tempo è molto più inclemente, non puoi improvvisare, devi pianificare tutto, se fosse possibile anche la morte e sappiamo che non si può. E poi ci sono le cose pratiche da organizzare; la prossima settimana c’è la recita delle bimbe, la prima per Francesca, come faccio a dire loro che non ci sarò? E la più grande va in campeggio con la scuola e io non sarò li a fare le fotografie di rito davanti al bus con le sue amiche. E poi ancora…chi le prende da scuola? Chi le porta? Chi le accompagna ad Acro e a ginnastica? La prossima settimana bisogna decidere l’apparecchio per Emma…e poi c’è quel possibile nuovo lavoro che vorresti non farti scappare.

Stai perdendo il senso della realtà Chiara, concentrati, lei è più importante adesso…cosa c’entra tutto il resto? Il fatto è che quando si vive lontani è facile perdere la concentrazione su una situazione che sta accadendo lontano da te, bisogna pensarci e concentrarsi altrimenti il pensiero tende a fuggire via, ad allontanarsi è così che ci si protegge dal senso di impotenza. Non è facile trovare il giusto equilibrio fra quello che ti dice di fare il cuore e quello che è giusto fare e allora l’unica cosa è ancora una volta aspettare, perché il tempo è quello che mette tutto apposto.

Il respiro affannoso, le lacrime agli occhi, il pensiero che ritorna a galla prepotente: non è solo un’idea, sta accadendo davvero. Vorrei dormire ma non ci riesco. Mi immagino di essere lì con lei, sento il suo profumo e mi consola. So che mi sente, so che mi pensa ma il non vederla mi strugge. Prenoto il biglietto prima possibile, ho urgenza di abbracciarla. Le bimbe sono organizzate grazie a una folta schiera di amiche che si è prodigata per aiutarmi e poi c’è mio marito e il mio compagno di vita, sempre accanto, di poche parole ma di grandi gesti.

I dubbi scompaiono, i se e i ma non ci sono più.Mi rassereno un po’ all’idea che presto probabilmente la rivedrò.

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