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Irlandiversario: un anno a Dublino

di Roberta Lista
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Il 14 gennaio di un anno fa partivo per l’Irlanda.

Un anno fa, potreste crederci?

Al lavoro, proprio ieri, ci si chiedeva in che posto si vorrebbe andare a vivere per sempre. Al tavolo da pranzo, davanti ai nostri pasti frugali fatti di insalata, salsine e cappuccino ( ormai me ne sono fatta una ragione), la maggior parte nominava di getto posti esotici, lontano dalla percezione, conditi di colorati dettagli immaginari.

Io sono stata l’ultima a rispondere, mi sono presa il mio tempo. Da amante dei paesi nordici, dei cieli plumbei, del verde e del mare, ho sorpreso tutti dicendo “sono felice dove sono.”

Certo, c’è ancora tanto da sistemare.

Viviamo ancora in una casa condivisa, in zona molto tranquilla e molto verde, ma anche molto isolata. Però i progetti non mancano, e neanche la speranza che le cose possano migliorare nel prossimo futuro. So quello che tutti vi chiedete quando vedete un expat che tira le file della sua avventura: tornato indietro lo rifaresti?

Certo che sì.

Ma non per il motivo che pensate voi, non è così semplice!

Non perchè l’Italia è senza speranza, perchè non ce la facevo più, perché avevo bisogno di cambiare aria per trovare una soluzione a tutti i miei problemi. Se il motivo fosse solo questo, posso dirvelo con sincerità, tutto quello che ho passato non ne sarebbe valsa la pena. Almeno per me.

Ognuno ha il suo personale motivo per partire.

Il mio è stato riunirmi al mio compagno di vita dopo tanti anni di separazione forzata. Le difficoltà ci hanno temprato ma siamo ancora qui, insieme. Lui è l’ultima cosa che vedo quando vado a dormire e la prima cosa che abbraccio quando mi sveglio. Non avrei potuto chiedere di più.

Dopo un anno inevitabilmente tiri le fila della tua esperienza.

Ti scrolli di dosso l’eccitazione dei primi mesi e valuti le cose con calma, con pensieri pesati. Posso dire con orgoglio che nel nostro caso la determinazione ha giocato un ruolo più importante della fortuna e che tutto quello che abbiamo conquistato l’abbiamo veramente sudato fino all’ultimo.

Certo, a volte la fantasia prende il sopravvento e immaginiamo una casa che sia solo nostra, con i nostri gatti finalmente riuniti, dove non dobbiamo ammassare tutti i nostri averi in una stanza.

Tuttavia questi voli di fantasia hanno un gusto molto diverso da quelli che solevamo fare in Italia. Nel nostro paese lasciavano un sapore dolce-amaro, che terminava spesso con un sospiro sconsolato. Gli anni passavano, uno dopo l’altro, senza che le cose cambiassero veramente. Se uno di noi due cominciava a immaginare e pianificare, vedeva l’altro rabbuiarsi, preda di qualche dolore interiore. Sognare era doloroso e spesso si ingoiava il rospo per evitare di girare il dito nella piaga.

Qui, invece, è molto diverso. Lavoriamo, e molto anche, esattamente come in Italia, ma la sensazione è di mettere mattoncini, piccoli ma percepibili. Sognare non fa più male, anzi, prende la sua connotazione più adulta. Non più un infantile “Magari un giorno se…” ma un più adulto ” Una volta che…”. Come mettere da parte abbastanza soldi da comprare una macchina, per poi cercare una casa alla nostra portata, lontano dal centro. Cose solide, alla nostra portata dopo mesi di sacrifici, ma reali.

Progetti concreti si…ma a breve termine, forse fin troppo breve.

Il sapore dolceamaro torna quando La Domanda sorge inevitabile nei nostri discorsi durante le lunghe passeggiate : Torneremo mai a casa? Lui spera di si, io purtroppo non ne sono così sicura.

Un anno è passato e nel mio folle progetto mentale, a dispetto di ogni evidenza, avremmo già cominciato a pensare di avere un figlio. Purtroppo la strada è ancora lunga e comincia a farsi strada in me il pensiero che forse questo momento non arriverà mai.

La realtà si scontra con l’idea che avevo di me stessa a 35 anni che avevo quando ero ragazzina. Avete presente la “10 years challenge” che va tanto di moda su facebook? Nella mia mente ero già mamma di almeno due se non tre bambini, avevo una famiglia e una casa. I miei genitori erano nonni felici e il Natale ci riunivamo tutti, noi e le famiglie che i miei fratelli avrebbero formato.

Tutto questo sembra lontano nel tempo e nello spazio, come in una fiaba.

Il destino, o forse il caso, ha voluto diversamente.

Tuttavia sono qui, con la mia vita in una mano, la stretta del mio compagno nell’altra e l’ordore del pane ancora caldo nel forno. Nell’anno che verrà altre cose cambieranno, ancora e ancora.

Un mattoncino alla volta.

irlanda.

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