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La psicologia del bidet

di Barbara-Bonn
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La psicologia del bidet

Allora, inizio subito scusandomi con i lettori e le lettrici, perché potrei scrivere di argomenti forse ben più seri invece scrivo del bidet.

Insomma, dopo vent’anni all’estero, potrei scrivere delle società emergenti dal conflitto e di come si vive lì, della burocrazia tedesca, delle scuole tedesche o dell’arte nordeuropea. Vi potrei parlare anche dell’attaccamento dei tedeschi alle regole (e io mi chiedo perché: hanno paura di decidere senza regole? Non so…) Insomma, vi sono argomenti molto più pregnanti e importanti ma… lo sono davvero?

Dopo l’incontro con Eleonora la psicologia del bidet si trasforma in risatine DOC, tutte interiori, che si scatenano quando signorotti e signorotte locali si comportano in modo poco d’uopo; insomma, un poco per ignoranza un poco per altri motivi, quando vengo trattata in maniera poco simpatica ripenso a Eleonora, al nostro sguardo d’intesa e al famoso discorso del bidè, che poi proprio un discorso non è stato: sono state due paroline buttate lì, due risatine e uno sguardo d’intesa.

Ecco, ora vi racconto la storia Eleonora e del nostro incontro.

Io Eleonora non la conosco per nulla, ci siamo viste poche volte, iscritte allo stesso corso ti tedesco che io ho poco frequentato. Eleonora però si è subito presentata dicendomi che era ignorante. A me tanto ignorante non sembrava, parlava ben tre lingue, il siciliano, l’italiano e il tedesco, aveva vissuto all’estero tra due culture e sapeva districarsi nella famosa burocrazia teutonica, che un racconto di Kafka le fa una beffa, alla burocrazia dico. Poi aveva, sono sicura che li ha tuttora, modi gentile. Insomma Eleonora mi è apparsa come una signora donna, di buone maniere e buon cuore. Non credo proprio che un titolo di studio levi dall’ignoranza, anzi spesso aggiunge all’ignoranza altra ignoranza. Io Eleonora dopo quella volta non l’ho più incontrata e colgo l’occasione per salutarla.

Comunque io ero lì spaurita con un “mucchio” di documenti e dovevo andare in un ufficio:  non so se conoscete la burocrazia tedesca,  ma il solo pensiero mi fa rizzare quei quattro capelli che con l’età mi sono rimasti sul capo. Ero lì tutta pronta con le carte e con l’occhio supplichevole e Eleonora mi guarda e mi dice: “ti accompagno!”. Ed io ho subito pensato: “vedi che la Provvidenza c’è!” Finita la lezione ci avviamo e, dopo aver attraversato mezza città, giungiamo al luogo preposto. In fila, Eleonora mi tranquillizza: “Hai tutto, faranno poche storie”.

Ci becchiamo un omino, piccolo, striminzito lì davanti a noi, sprofondato in una sedia ben più grande di lui e ben poco educato. Il nostro tedesco non è dei migliori ma ce la caviamo: l’omino forse è stanco o forse è burbero (e qui ci vuole un “disclamer” perché se anche la macchina burocratica tedesca perde olio in continuazione ed è un incubo di ingranaggi, molti tedeschi sono gentili). Insomma l’esperienza non è delle più piacevoli psicologicamente, soprattutto perché un odorino sale… e sale… e persiste… Eleonora ed io ci guardiamo perplesse.

Dopo aver fatto quello che  dovevamo fare, Eleonora mi accompagna all’autobus e parliamo, “per caso” del bidet. Parliamo anche dell’omino e, insomma, sottolineiamo, l’importanza del bidet: ecco! Ed ogni riferimento, qui non è puramente casuale.

Da  allora i contatti con la burocrazia tedesca ci sono stati ancora, poco piacevoli devo dire. Ci sono stati contatti anche con chi mi ha considerato “l’altro”, o ha considerato il mio pargoletto “altro”: insomma a volte si è visti come immigrati che forse dovrebbero stare a casa propria. A  volte, non sempre, perché la maggior parte dei tedeschi che conosco sono gente seria e per niente con la puzza sotto il naso. Nelle occasioni poco piacevoli, però, che purtroppo capitano, ecco, penso a Eleonora, perfetta sconosciuta, al nostro sguardo d’intesa, alla sua gentilezza, penso all’odorino, alla risatina e al discorso causale sul bidet, perché tra i tanti difetti che hanno gli italiani e tra i tanti difetti che io ho…una cosa la faccio e ve la dico, anzi non ve la dico, l’avete indovinata!  E… quell’odorino non sale!

P.S. Si capisce anche ora il motivo della puzza sotto il naso di “signorotti” e burocrati locali.


Nota dell’autrice del post

Questo post è metaforico: una storia ambientata in Germania perchè è lì che vivo ultimamente ma potrebbe essere ambientata ovunque. In Italia, a volte gli immigrati vengono trattati in maniera spiacevole e noi immigrati in altri luoghi non siamo sempre trattati in maniera giusta. Ciò che ci dobbiamo ricordare in questi casi è che non è colpa nostra, non abbiamo fatto niente di male. La metafora del cattivo odore sta a significare che qualcosa di erroneo è dentro chi si comporta in maniera poco corretta. La metafora della pulizia è che forse comportarsi in maniera poco corretta è umano, perchè tutti sbagliano, ma ciò che è importante è “lavarsi” dopo aver errato: cioè rendersi conto dei propri errori e cercare di cambiare, eliminare i comportamenti erronei. Ho cercato di scrivere tutto questo in maniera un poco diversa, spero che l’ironia sia chiara e anche il messaggio chiave: quando si è trattati male non è colpa nostra. Regiamo con il sorriso e ricordiamoci che siamo “puliti” dentro. Eleonora è un personaggio di fantasia ma incarna tutte le persone care che ho incontrato nei vari paesi del mondo e anche l’ “omino” è un personaggio della mia immaginazione, incorpora tutte le persone scontrose e burbere che ho incrociato in giro per il mondo.

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2 Commenti

Fulvia 27/01/2017 - 11:17

Bella metafora che condivido in pieno…leggo con molto piacere le esperienze di vivere altrove….quindi grazie di condividerla

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Barbara 28/01/2017 - 15:12

Grazie per il commento. Mi ha fatto molto piacere!

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