Nota dell’Autrice
Questa storia, che parla della stretta relazione fra cibo e salute, si fonda esclusivamente sulla mia esperienza personale e come tale va considerata.
Con la suddetta, non si intende sostituire in alcun modo l’opinione e il giudizio di medici, dietologi e nutrizionisti e le scienze di cui si occupano. Questa storia, inoltre, non intende offrire alcun tipo di suggerimento: ogni individuo, in caso, dovrà fare il proprio percorso e rivolgersi ai propri medici.
Infine, gli addetti in materia mi perdoneranno per eventuali imprecisioni nella terminologia e nelle descrizioni tecniche che, per quanto io cerchi di documentarmi, potrebbero risultare inesatte.
Grazie e Buona Lettura.
Come si suole dire, quando in Italia è primavera le finestre si aprono a un nuovo sole.
Quante volte, pedalando assorta nei miei pensieri durante una bella passeggiata in bicicletta, sono stata piacevolmente richiamata dai profumi che ogni casa diffondeva nell’aria attraverso quelle finestre aperte.
Con la brezza che mi rinfrescava il viso, arrivava l’aroma di un buon caffè di moca, l’inebriante fragranza del pane fresco, il buon profumo di una torta appena sfornata o il sapore di uno stufato in pentola, che ancora borbottava piano.
Tutto era irresistibile, e così è ancora oggi.
Di prima mattina il lungo canale della mia cittadina, Cervia, è vivacizzato dai pescatori che sistemano le reti nei pescherecci mentre vendono il pescato fresco. Sull’altro lato della strada, i buoni odori che arrivano dalla pasticceria e dal fornaio attirano la mia attenzione, mentre, nella rosticceria d’angolo, la cucina è in fermento e, con i suoi manicaretti, ricorda che l’ora di pranzo si avvicina. Fra una chiacchiera e l’altra sul canale, corro a sbirciare le vetrine e poi entro a comprare un dolce o un salato, per poi tornare correndo, con il sacchetto di leccornie in mano, a discutere con i pescatori e a scegliere il pesce della giornata.
Nel mio cuore il cibo è cultura, non è solo mangiare.
È una passione che dalla nascita cresce con noi italiani e matura nella quotidianità di piccoli gesti, rituali comuni a tutte le persone del luogo in cui si vive.
Proprio in quelle terre, i profumi si trasformano in sapori nel palato, per poi diventare chiacchiere fra il vicinato, se non addirittura discussioni, specialmente per le ricette di tradizione che, dai ricordi dialettali, passano attraverso le mani della gente e diventano impasti; questi impasti poi, si modificano di poche sfumature, di casa in casa e di paese in paese, e si trasformano in un’alchimia di gusti unici che prendono corpo in una grande varietà di piatti e di prodotti, di cui, ognuno, proclama possedere la ricetta perfetta!
Parlo della storia culinaria che ha caratterizzato da sempre tutto il nostro paese e che ha toccato anche me, giovane donna italiana, romagnola per la precisione, spudoratamente intrappolata nei piaceri della nostra cucina e nel desiderio della sua conoscenza: delle sue origini come di tutte le sue diversità.
Questo interesse mi ha fatto prendere in mano pentole e matterelli, mi ha obbligato a sperimentare le mie tradizioni in prima persona, ha arricchito la mia vita portando felicità a tutti i miei commensali e mi ha fatto scoprire una grande passione che, probabilmente, portavo nel sangue grazie a tre cuoche magnifiche: le mie nonne e la mia mamma.
Ma io sono doppiamente fortunata! Vivendo a Singapore, mi trovo nel cuore del centro asiatico che custodisce l’originalità dei sapori, provenienti da tutto l’estremo oriente. Questo avviene grazie alle regole del governo, che garantiscono a ogni etnia pace e libertà di custodire ed esercitare le proprie tradizioni e, con esse, la qualità del cibo è una priorità. Si mangia egregiamente qualsiasi cucina esotica si possa desiderare, visto che Singapore è costituita da circa il 42% da stranieri, di cui la maggior parte proveniente da Cina, Malesia, Filippine, America del Nord, Medio Oriente, Europa, Australia e India. Per ogni paese sono presenti una grande varietà di regioni o stati dello stesso, con relative diversità di cibo e tradizioni, il tutto per un totale di circa 5,31 milioni di abitanti raggruppati in un’isola.
Una meraviglia in fatto di cibo e cultura straniera!
Tutto questo ben di Dio era la mia vita fino a circa un anno fa, quando la mia stretta relazione fra cibo e salute si è bruscamente interrotta.
Mi trovavo a Cervia, un pomeriggio al mare nei primi giorni di luglio, avvolta dal calore del solleone che, a tratti, era intervallato dal piacere della brezza della riviera romagnola.
All’improvviso, durante un aperitivo in spiaggia, si sono presentati all’unisono una serie di sintomi violenti che, da quel momento, avrebbero cambiato la mia vita.
Un malessere generale ha avvolto il mio corpo: avevo difficoltà a respirare; mi si è annebbiata la mente e la vista e presentavo difficoltà a pensare chiaramente; a tratti perdevo la memoria; mi girava la testa; gli occhi erano arrossati e bruciavano; avevo prurito alla lingua e alla testa; sentivo lingua, gola, bocca, gengive, palato e occhi gonfi; le gambe e le braccia pesanti; i movimenti erano rallentati.
Ho cercato di non abbandonarmi al panico e ho camminato su e giù senza fermarmi, bevendo tanta acqua, non potevo né sedermi né stendermi, poiché altrimenti avvertivo la sensazione di svenimento. Una volta accertato che la situazione non sarebbe peggiorata, mi son fatta portare a casa e sono stata male fino al giorno dopo, quando, piano piano, ho ricominciato a riprendermi.
Gli episodi, che hanno cominciato a ripresentarsi senza preavviso dopo aver mangiato gli alimenti più comuni, mi hanno fatto andare al pronto soccorso diverse volte, dove nessuno è stato in grado di capire cosa mi stesse succedendo: mi chiedevano di tranquillizzarmi e mi davano una dose di antistaminici e cortisoni troppo potenti, che mi facevano addormentare all’istante, senza però risolvere il caso che, purtroppo, si sarebbe ripresentato sempre più di frequente, disturbando la mia serenità e, in generale, la mia vita.
Un ulteriore peggioramento, sempre associato all’ingestione dei più comuni alimenti, si sarebbe verificato verso ottobre, a Singapore, con l’aggiunta di altri sintomi come la dissenteria, la frequenza di gastroenteriti, afte in bocca, funghi alle unghie dei piedi e un’eruzione cutanea chiamata Psoriasi Rosea sulle braccia.
Avevo iniziato a notare anche un’altra serie di sintomi, che dapprima però non riconoscevo come tali, originati da ciò che mi stava accadendo. Presentavo un costante malumore e nervosismo, da tanti mesi ero irritabile e profondamente triste; soffrivo di una fatica cronica che mi impediva di vivere le mie giornate con serenità, una stanchezza pesante, sia fisica che mentale, che neanche diversi caffè al giorno riuscivano a far svanire e che, associata alla mia memoria latente e al cervello poco limpido oltre che agli occhi pesanti, mi rendeva le giornate davvero difficili; ero sempre alla ricerca di zuccheri ma perennemente insoddisfatta, anche una volta ingeriti; avevo cominciato ad avere dolori alle articolazioni delle mani, tipo reumatismi, e acuti dolori e infiammazioni a tutto il corpo, che mi svegliavano la notte senza farmi più dormire, vivendo anche notti insonni; inoltre, avevo un malfunzionamento tiroideo e sentivo, letteralmente, il mio sistema immunitario impazzire quando ingerivo qualcosa che non tollerava. Ho sofferto di ipersensibilità agli odori, sia dolci che acidi e acuti e, infine, si è presentata l’ansia di volare, specialmente da sola con mio figlio quando mi sentivo senza forze.
Da questo lungo elenco di sintomi, però, non traspare l’angoscia che ho vissuto.
Ridotta a mangiare solo riso bianco e banane, giacché il mio corpo rigettava tutto, ero dimagrita moltissimo; non assorbendo opportunamente i nutrienti base, come sali minerali e vitamine, sapevo che presto sarei incorsa in ulteriori problemi, benché non mangiando, i miei sintomi si erano, apparentemente, calmati.
Non solo nessuno capiva cosa mi stesse succedendo, ma non ero nemmeno creduta quando lamentavo i miei malesseri, né dai dottori e spesso neanche dalla famiglia, perché esternamente non manifestavo alcun segno di disturbo e il mio viso non sembrava quello di una persona malata o sofferente, al contrario di come esattamente io mi sentivo!
A novembre, i medici hanno cominciato a sostenere che avessi problemi di stress, ansia e presunti attacchi di panico e tentarono di prescrivermi riposo e, in caso, un supporto psicologico di cui io ero convinta di non aver alcun bisogno.
Mi sono sentita sola, chiusa in un corpo che non capivo più e, soprattutto, ho cominciato ad avere paura di non sopravvivere, di non farcela: ai tassisti, che qui a Singapore mi accompagnavano di corsa all’ospedale, spiegavo cosa avevo ingerito e le medicine che avevo assunto, in caso perdessi conoscenza in macchina.
Poi mi sono decisa a non ascoltare più nessuno, ma solo i miei sintomi e, infine, ho obbligato il mio restio dermatologo/allergologo a investigare cosa, da diversi mesi ormai, mi stava succedendo. Come da suo presupposto, sono risultata negativa a tutti i test allergologici eseguiti via sangue, ma almeno era ormai evidente anche a lui che il mio sistema immunitario era infiammato; perciò, mi ha mandata da una bravissima immunologa/reumatologa, Dr Sheila Vasoo la quale ha confermato lo stato alterato del mio sistema immunitario che reagiva aggredendo qualsiasi cosa io ingerissi, cibo o medicinali. La mia immunologa ha intrapreso una ricerca attraverso una cospicua serie di importanti esami che, per fortuna, sono risultati negativi, lasciandoci però al punto di partenza ancora una volta, ovvero, all’oscuro di un nome e delle cause di ciò che mi stava succedendo. In accordo con l’allergologo, mi ha prescritto un basso dosaggio di antistaminico chiamato Aerius che, se preso per un periodo più o meno lungo, avrebbe aiutato il mio sistema immunitario a calmarsi e a tornare a riconoscere gli elementi nocivi nel mio organismo da attaccare, rispetto a quelli benigni.
A quel punto, la dottoressa mi ha mandato da uno specialista delle malattie infettive, Dr Leong Hoe Nam , per verificare che non avessi annidato in corpo un vecchio virus e che questo non stesse scombinando tutte le mie funzionalità. Lo specialista, un dottore Singaporiano davvero in gamba e sensibile, dopo avermi attentamente ascoltata ed essersi complimentato con me per la dettagliata cronistoria e relativa documentazione, come prima cosa mi ha assicurato che ero mentalmente sana: non ero ansiosa né tanto meno presentavo attacchi di panico e non avevo bisogno di alcun tipo di supporto psicologico, anzi, ero lodevole di come, da sola, stessi gestendo la situazione. Il mio stress e la mia preoccupazione erano giustamente presenti poiché, dopo nove mesi, nessuno aveva ancora compreso cosa stesse succedendomi, dall’Italia a Singapore.
Anche lui mi ha trovato negativa a una serie di importanti esami e, infine, ha riscontrato un virus nel mio passato recente che ha mi lasciato una fatica post virale sedimentata in corpo e che ha sbilanciato il mio sistema immunitario, ma non è stato sicuro che sia stata proprio questa la causa originaria del mio problema.
Ad ogni modo, dopo avermi raccomandato di vivere una vita salutare, cosa che ho sempre creduto di fare, mi ha spedito, con mio iniziale disappunto, da una nutrizionista, assicurandomi che, purtroppo, avrei impiegato molti mesi, se non anni, prima di riprendermi del tutto.
Non sapevo ancora che sarebbe stata lei, la mia futura nutrizionista, a darmi un serio aiuto…
Fine prima parte. Vi aspetto per la seconda parte!
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2 Commenti
Brava e coraggiosa Catia, in bocca al lupo e arrivederci a prestissimo!
Grazie Giovanni! Crepi il lupo e a presto!