La valigia
8 anni in Irlanda
“La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio”, così cantava Julio Iglesias. Non credo di aver mai messo la mia valigia sul letto, ma di certo una valigia sul pavimento per un lungo viaggio c’è stata, quasi 8 anni fa.
Le prime valigie – quelle dei brevi periodi di spostamento per incasellare quanti più colloqui possibili – riflettevano l’essenzialità di quelle settimane. Pochi abiti stipati nel bagaglio a mano, un paio di scarpe comode per camminare in città.
La valigia della partenza, invece, contiene un po’ di tutto. I 23kg da stiva vengono selezionati con cura.
Non ci sono più solo necessità, ma anche il tentativo di portarsi via un po’ della vecchia vita: un libro importante, i biglietti delle amiche, il pigiama preferito. Nella mia anche il lievito madre, la scatola del tè con il coperchio ricamato dalla mia migliore amica, i disegni dei miei nipoti.
Nel primo periodo in Irlanda, è stato il mio armadio. Mentre attendevo di spostarmi nell’appartamento in affitto, ho passato qualche settimana nella stanza di una casa privata, dove l’armadio era solo parzialmente utilizzabile.
Quando mi sono finalmente spostata nei 30mq di appartamento, mi è sembrata terribilmente ingombrante: troppo grande per stare sotto al letto o dentro ad un armadio, è finita dopo mille giri dentro ad un sgabuzzino dove ho riposto oggetti (orribili) della casa in affitto.
Non l’ho usata molto quella valigia, dopo il primo viaggio. L’essenzialità del bagaglio è tornata prepotente quando l’Irlanda è diventata “casa”.
Sono riuscita però a farle fare due viaggi natalizi, in uno dei quali si è persa per i meandri dell’aeroporto Charles de Gaulle per arrivare in Italia giusto in tempo per la ripartenza, e a riciclarla come carrellino portapacchi prima di comprarne uno pensato per questo lavoro.
Ora è stipata sopra l’armadio, piena di vecchie lenzuola da utilizzare per i lavori in casa. Ogni tanto la guardo e mi chiedo che farne. Non abbastanza malandata da buttare, ma chissà se la userò ancora.
È il simbolo di un cambiamento, anche se ammetto di non essere troppo legata a questo tipo di cose.
Cosa è cambiato da quel 2014?
Tante cose. In quei primi 30 mq, mi sono innamorata di questo paese con tutti i suoi pro ed i suoi contro.
Ho imparato a distinguere le sfumature di una lingua dagli accenti non sempre amichevoli.
A comprare solo giacche con il cappuccio ed uscire senza ombrello anche quando piove a dirotto e a vestirmi un po’ come mi pare.
Ho inseguito e catturato il sogno di diventare insegnante di yoga e preso l’abitudine di usare la bicicletta per brevi spostamenti.
Ho imparato, sempre di più, a fare bagagli piccoli e a selezionare davvero l’essenziale.
Nel frattempo la valigia da bagaglio a mano sì smontata pezzo per pezzo. A furia di lanci dentro la cappelliera, corse giù dalle scale e viaggi nella stiva del bus, dopo 10 anni ha dato forfait ed alzato bandiera bianca.
Quella da stiva, invece, giace là sopra da un pezzo. E credo che per un altro pezzo, la lascerò lì.
Chi sono