Lei è lì davanti a me: vuota, aperta e inerme .
Sono al settimo trasloco in quasi quattro anni, viaggio fin da quando ero una bambina ma il momento del “fare la valigia” è un qualcosa che rimando fino all’ultimo momento, fino a quando non è più possibile procrastinare. Sarà forse per la razionalità, la precisione e l’organizzazione che questo compito richiede, caratteristiche con cui non vado proprio a braccetto, ma io la valigia la trovo più indigesta di una piatto di spaghetti alla carbonara servito alle 3 di notte. Insomma, la valigia mi mette ansia.
Come gestire la “selezione all’ingresso”? Quali tra le scarpe con tacco hanno maggiore diritto ad entrare? E i vestiti? Chi dice al mio tubino grigio che non potrà venire con me perché è impensabile rinunciare ai jeans? Beati coloro che hanno il vantaggio di emigrare in un paese mono stagione. Ci sono giornate estive a Cape Town in cui sarebbe possibile sfoderare l’intero guardaroba dal costume, pantaloncini e infradito al giubbotto e stivaletti, il tutto in solo 12 ore. E questa volta, oltre alla mia vela da kite, devo pensare anche ad un abbigliamento consono all’ambiente universitario.
Vi e’ mai accaduto di aver portato con voi dei vestiti con cui a casa vi vedevate davvero bene ma che una volta passata la frontiera non siano più risultati così sfavillanti? A me sì, spesso. Mi piace pensare che ciò accada non solo per questioni di moda dettate dal nuovo contesto in cui entro in contatto, ma anche per la volontà di abbracciare il luogo in cui mi trovo ed esplorare nuove parti di me anche attraverso il look, azzardando abbinamenti che in Italia avrei trovato impensabili.
Ora torno al mio “packing up”, consapevole però che nel fuso orario sudafricano quella “maglietta indispensabile” verrà probabilmente dimenticata ma soprattutto che oltre ai vestiti, al computer e ai libri voglio lasciare posto ai sogni che mi hanno spinta in questa nuova avventura.
P.S: mi ha appena scitto un messaggio mio marito: “Mi raccomando, la muta e il trapezio!” (No Donne, questa volta è davvero una mission impossible!)
2 Commenti
Ah ah ah. Valentina questo articolo avrei potuto scruverlo io. Detesto fare le valige e ogni volta che arrivo a Roma mi sento fuori luogo nei miei nuovi abiti colorati al posto dei sempre presenti jeans neri (ancira presenti nel mio armadio). Onestamente nn mi sono soffermata a riflettere sui motivi del mio nuivo look, so solo che nn mi sono mai sentita cosi’ tanto a mio agio uscendo di casa.
Ciao Annalisa, grazie per il tuo commento. Viva i colori!! Un abbraccio. Vale – Donne che emigrano all’estero.