Qualche sera fa è stata una delle mie tante prime volte.
Di quelle che guardi tutto con gli occhi di un eterno bambino e che vorresti non finissero finché sei viva.
Sono stata al teatro Liceu che è uno dei più importanti della Catalunya, nonché uno dei più belli della città di Barcelona.
Dopo il teatro dell Opera di Parigi pensavo che nulla sarebbe stato più impressionate e maestoso, ma, nonostante continui a crederlo fermamente, il teatro del Liceu si è rivelato una scoperta interessante. È colorato, con lampadari imponenti, un palco ampio e sedute particolarmente comode. La stragrande maggioranza della gente si veste in modo informale e leggero. Senza dar troppa importanza all’abbigliamento “da sera di teatro” come io ero sempre stata abituata sin da bambina, da mia madre e dalla mia insegnante di danza, abitudine che mi piace comunque conservare. Fatto sta che l’altra sera ero io insieme a poche altre ad indossare i tacchi (per me evento non troppo ricorrente, ma a volte mi piace , così come mettere un rossetto rosso. Ah le donne!).
Non vi ho ancora svelato il motivo che mi ha portata ad andare a Liceu l’altra sera.
È un uomo non troppo giovane, di origini albanesi, si chiama Angelin Preljocaj.
È un dei coreografi più influenti sulla scena europea, crea una danza poetica e fluttuante a metà tra il genere classico e quello contemporaneo.
Le linee dei suoi danzatori non sono necessariamente perfette, ma poco importa perché guardi tutto il resto. Potenza, tecnica, basi solide di anni di studio e ricerca sul corpo, leggerezza e tenerezza quando la musica si fa più dolce. Sulla scena i suoi danzatori sono animali da palcoscenico capaci di interpretare, recitare e catturare la tua attenzione.
Il vivere in una città europea ti permette anche questi piccoli lussi: fare ciò che ami, andare a vedere arte e respirarla per 2 ore durante la tua interminabile giornata.
La mattina dopo mi sono svegliata, ho preso la mia Ferrari (Nina, la mia bicicletta) e sono volata al lavoro.
Solita routine, le solite (tante) email e i tuoi doveri. Ma ero felice, più felice del solito. Il teatro continua ad essere uno dei miei luoghi del cuore, la danza (non solo per i miei trascorsi da ballerina), resta una bella parte della mia vita che quando riesco torno ad alimentare e l’arte… l’arte aiuta la vita.
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