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Lavoro in Giappone: le possibilità per uno straniero

di Giulia - Giappone
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Nori Norisa – 大宮駅構内に設置された電光掲示板

Comincio con lo specificare che non ho alcuna conoscenza di lavoro per stranieri in realtà multinazionali o presso sedi di aziende non locali, né di possibilità di successo nel caso in cui si volesse aprire una propria attività.

Ma, se siete interessati a sapere qualcosa di più sul mondo del lavoro in Giappone, cercherò di darvi quante più informazioni possibili.

Questo è un virtuale continuo del mio precedente post sullo studio della lingua, Giapponese in Giappone: consigli di studio.

TIPOLOGIE DI CONTRATTO

I tipi di contratto giapponesi sono diversi da quelli italiani:

1. ARUBAITO o più brevemente BAITO (termine preso dal tedesco)

E’ molto difficile da definire.

Somiglia al contratto a progetto, ma il datore di lavoro qui paga le tasse sulla vostra assunzione.

Però, come il contratto a progetto, potete andarvene quando volete (anche se una lettera di dimissioni sarebbe consigliabile comunque, per cortesia) oppure il datore può licenziarvi seduta stante.

Siete pagati per le ore che fate, non avete assistenza sanitaria pagata, né bonus, né giorni di riposo/malattia previsti.

Il contratto può prevedere un orario stabilito (tot di ore alla settimana, al giorno, un normale orario d’ufficio) oppure essere a chiamata o essere una semplice collaborazione occasionale.

La responsabilità per il lavoro è meno pesante. Si può essere più rilassati e per molti giapponesi è un buon modo per iniziare in una compagnia, tastare il terreno, provare il lavoro per poi eventualmente pensare ad un’assunzione più certa successivamente.

Per quanto riguarda questo genere di lavoro, è risaputo che nel paese l’offerta è maggiore della domanda: i lavoratori non bastano, c’è sempre qualcuno alla ricerca di personale con questo genere di assunzione.

Per questo nell’ultimo decennio è emersa una figura lavorativa nuova, il “freeter, una persona che vive di soli lavoretti, in sostanza.

Magari ne fa due o tre e con quelli si mantiene o ha persino una famiglia.

2.IMPIEGATO A CONTRATTO (keiyaku shain)

Non sono andata ad informarmi nei dettagli, ma da quel poco che so è molto simile al nostro contratto a tempo determinato.

Con durata variabile, non mi risulta che ci sia un eccessivo uso della ri-conferma del contratto come accade spesso in italia; invece, è più frequente che si passi all’assunzione regolare o che si concluda la collaborazione.

3. IMPIEGATO REGOLARE (seishain)

Essendo il mio contratto, posso dire qualcosa di più.

E’ simile al nostro contratto a tempo indeterminato.

Orari specifici, responsabilità del lavoro svolto in azienda, eventuali bonus uno o due volte l’anno (non esiste la 13esima), giorni di riposo e malattia garantiti: le due cose coincidono in Giappone, quindi sì: se ti ammali e vuoi stare a casa ti perdi un giorno di vacanza, e viceversa.

Assicurazione sanitaria dell’azienda, rimborso spese di trasporto (totali o parziali, fino ad un tot di spesa), maternità e permessi per altri eventi familiari particolari (funerali o matrimoni).

Altri aspetti dipendono dall’azienda o da quanto è grande.

Alcune hanno incentivi alla produzione, assicurazione dentistica, viaggio aziendale pagato, dormitorio aziendale disponibile, mensa (non esistono i buoni pasto), distributori di bevande o snack o caffetteria in azienda (a prezzi più bassi di quelli fuori) e qualcuno ha anche il permesso di prendere il giorno di riposo per il proprio compleanno.

Alcune grosse aziende hanno anche un asilo specifico per i figli degli impiegati, a volte interno all’edificio aziendale.

Le responsabilità da parte del lavoratore sono ovviamente più grandi e ci sono anche doveri in più.

Pian piano la società giapponese sta cambiando e, nelle compagnie ad alta concentrazione di giovani, certe pratiche non sono più in uso.

Ma nelle altre, e nelle compagnie più grandi, ci si aspetta per esempio che l’impiegato regolare non torni a casa se un superiore del proprio dipartimento sta ancora lavorando.

Oppure egli non può sottrarsi facilmente ad una bevuta serale con i colleghi o anche la sua partecipazione ad un evento aziendale non è opzionale, perchè è parte dell’azienda stessa.

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LAVORO E VISTO

Il paese non concede visti lavorativi per contratti di arubaito, quindi serve un contratto di lavoro di uno degli altri due tipi per poter fare domanda.

Esistono visti lavorativi da 1 anno, da 3 anni e da 5 anni.

E’ possibile richiederlo per una qualsiasi delle 3 lunghezze, ma non c’è nessuna assicurazione che il paese ve la conceda, a prescindere dal vostro contratto: la scelta è totalmente prerogativa dello stato.

Non è scritto da nessuna parte ma, dalle esperienza di più persone, sembra che la prima volta che si richiede il visto è quasi certo che si avrà per un anno.

Se la compagnia è piccola, più probabilmente si avrà per un anno.

Ai rinnovi, poi, è possibile che concedano di più, ma ho parlato anche con persone che hanno ricevuto un anno per due volte, prima di ottenere qualcosa di più lungo.

Esistono diverse categorie di visto lavorativo perché, se avete un visto per lavorare nella categoria ristorazione, non potete andare a lavorare in un’azienda di informatica: dovete fare richiesta per cambiare tipo di visto, e non è detto che per la nuova tipologia vi venga concesso.

Vi rimando al sito dell’ufficio immigrazione giapponese per leggere delle varie tipologie.

Quando si fa domanda per il visto per la prima volta, ci sono parecchi documenti da preparare ed è vero che, se dico che vi chiedono anche quanti rotoli di carta igienica consumate al giorno, sto esagerando… ma nemmeno troppo.

Alcune scartoffie le deve preparare lo straniero da sé: documenti sulla preparazione scolastica, qualsiasi cosa pertinente agli studi fatti nel capo in cui si andrà a lavorare, le fotocopie dei certificati di laurea triennale/specialistica master o dottorati, il curriculum vitae, compilare dei documenti che si ricevono dall’ufficio immigrazione, scrivere un piccolo tema sul perché si vuole lavorare in Giappone e in quella compagnia, e sicuramente altra roba che ora non ricordo.

Altri documenti invece saranno a carico dell’azienda: moduli da compilare, documenti che illustrano l’azienda e la sua attività, una specie di dichiarazione del capitale aziendale, il vostro contratto e un temino sul perché vogliono assumervi.

Girano voci sul fatto che il visto per lo straniero costi soldi all’azienda, ma ho sentito veramente tante opinioni diverse e non so darvi una risposta precisa (e per ora non mi trovo nella posizione di poter chiedere “Ehi, ciao! Ma io vi costo qualcosa?“).

Quel che so con più certezza è che esistono sindacati, anche sindacati specifici per i lavoratori stranieri e che, al contrario di quanto dicono a volte le aziende, esse non posseggono il vostro visto.

C’è bisogno di una compagnia sponsor, certo, ma una volta ricevuto è vostro e l’unico ente in grado di togliervelo è l’ufficio immigrazione giapponese.

E’ quindi possibile dare le dimissioni da una compagnia e, se vi dovessero minacciare di togliervi il visto, le loro minacce sono vane.

In quel caso sappiate che dall’ultimo giorno di lavoro (quello scritto sulla carta) si hanno 14 giorni per avvisare l’ufficio immigrazione di aver lasciato, e si hanno 3 mesi per trovare la compagnia successiva.

Una volta cominciato il nuovo lavoro, avete 14 giorni per avvisare l’ufficio immigrazione del fatto che lavorate nella nuova compagnia; tutto questo, ovviamente, se il capo di lavoro è lo stesso. Se dovete cambiare tipo di visto, è un altro paio di maniche.

Improvvisamente qualcuno di voi si sta sentendo fortunato a vivere e lavorare nell’area Schengen, vero?

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QUANTE POSSIBILITA’ HANNO GLI STRANIERI IN GIAPPONE?

Anche qui per me ci sono certe zone d’ombra di cui non so nulla, quindi questo articolo continua a non voler pretendere di coprire tutte le possibilità.

Quel che è certo è che il Giappone assume persone con alta qualifica e specializzazione. Se non avete una laurea, e non avete fatto una scuola di specializzazione in Giappone, non avrete possibilità.

Se fate il carrozziere e volete lavorare in Giappone, per quanto il vostro sia un lavoro utile come tanti altri, non avrete chances: sfortunatamente non c’è motivo per cui il Giappone dovrebbe accettare di prendere voi a fare il carrozziere, lavoro che può fare anche un giapponese.

Questo intendo per alta qualifica.

La ristorazione è ovviamente un campo in cui ci sono possibilità. La cucina italiana va fortissimo in Giappone, ma tenete conto che la concorrenza è tantissima, non solo con gli altri italiani, ma anche con i giapponesi, e il ritmo lavorativo è diverso dall’Italia.

Interpreti, traduttori, insegnanti: il mercato dell’italiano è saturo.

Ve lo dico io che con un master in insegnamento dell’italiano a stranieri e una certificazione DITALS non ho trovato nulla.

Sono finiti i tempi in cui bastava venire qui, avere la faccia da straniero e poter insegnare inglese anche senza essere madrelingua e nemmeno troppo bravi.

A meno di buoni agganci o colpi di fortuna, in questo campo ci sono pochissime chances.

Ci sono casi in cui alcuni stranieri non sapevano e continuano a non sapere il giapponese, ma sono veramente bravi in un lavoro specifico.

Si tratta di lavori nel campo dell’informatica e di persone con attestati, certificazioni ed esperienza lavorativa comprovata prima di cominciare nelle aziende giapponesi.

Non so quante possibilità ci siano per qualcuno che cerca dall’estero.

Ci saranno certamente realtà che accettano colloqui su Skype, ma non sono le più frequenti.

E sicuramente bisogna avere una grossa dose di fortuna o conoscenze per trovare lavoro arrivando qui con un visto da turista, con il quale è vietato lavorare.

A parte visti speciali, con qualsiasi altro che sia minore di 1 anno è vietato lavorare.

Per chi invece il giapponese lo parla sufficientemente almeno per una conversazione giornaliera, le possibilità sono maggiori.

Ma, sarò sincera, va veramente a fortuna.

L’anno scorso ho speso 10 mesi prima di trovare una compagnia che mi prendesse e nel frattempo ho parlato con chi mi voleva ma non poteva offrirmi un contratto che mi garantisse il visto.

Oppure con chi mi voleva ma mi richiedeva un periodo di prova che mi metteva in condizioni di visto troppo precarie.

Infine, con chi mi voleva ma chiedeva un po’ più di competenze da acquisire in tempo risicato e chi invece non voleva affrontare la burocrazia del visto quindi mi escludeva in partenza.

Ovviamente c’è anche chi mi ha rifiutato per il semplice fatto che non ero quello che cercavano, a prescindere dalla nazionalità e dal visto.

In giugno, invece, poi ho dato le dimissioni dalla mia compagnia e mi sono messa alla ricerca: ho avuto un’offerta (che ho poi accettato) 5 giorni dopo le mie dimissioni.

Tra i miei amici c’è chi ha trovato posto in due mesi, chi in quasi un anno.

C’è anche chi lo ha trovato, ma non ha poi avuto il visto lavorativo dall’ufficio immigrazione, per via delle numerosissime assenze alla scuola di giapponese o perché non è stato considerato sufficientemente indispensabile e via dicendo.

Vedete anche voi la differenza di tempistiche e casistiche.

Certo è che quando cercate lavoro, siete in competizione con tante altre persone che sapranno sempre la lingua molto meglio di voi e che sanno destreggiarsi nei meandri culturali del lavoro in Giappone meglio di voi.

Quindi siate qualificati, o più che qualificati, e aiuterebbe sapere almeno l’inglese a livello B2 o business english, cosa che difficilmente si trova nei giapponesi e che dà una marcia in più a voi.

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Trovare lavoro in Giappone, in conclusione, è difficile per chi si trova qui e ha studiato qui: figuriamoci per chi non si trova in questa situazione di vantaggio.

Richiede che ci siano alcune caratteristiche soddisfatte e anche una grande dose di pazienza e fortuna.

Con questo post penso di aver concluso l’aspetto pratico che può interessare a chi stia considerando di espatriare in Giappone.

Ho in cantiere qualcosa di meno tecnico e un po’ più spensierato e curioso su come vivo io personalmente la realtà lavorativa di qui, su dicerie e verità riguardo il lavoro in questo paese.

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3 Commenti

Gabriele 31/01/2018 - 09:15

Molto molto molto interessante. Grazie ! Io faccio parte dei lavoratori con un livello di professionalità e elevato. Avvocato in Italia, conosco l’inglese come l’Italiano, parlo tedesco (un po’ arrugginito) e studio Giapponese (ancora non sono pronto per l’N5 però). Vorrei esercitare la mia professione a Tokyo (magari continuando quella che ho in Italia e allargare il giro d’affari nel Paese del Sol Levante). Vorrei lavorare in proprio in Giappone magari iniziando in uno studio legale giapponese che si occupi di commercio internazionale o che comunque tratti di questioni afferenti al diritto italiano. Hai idea di come possa fare ? Il mio ostacolo nell’informarmi oggi è chiaramente la lingua che conosco ancora troppo poco. Grazie

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Giulia - Giappone 04/02/2018 - 03:28

Ciao e grazie per il commento!
Dunque, quel che posso dirti io è che sicuramente ti servirà come minimo un livello N2 se non addirittura un N1. Dico un N2 come minimo perchè è perlomeno un livello medio avanzato della lingua, che serve di base per lavorare in Giappone, dopodichè l’N1 è per il linguaggio specifico, ma siccome per averlo lo studio riguarda svariati campi, può darsi che qualcuno non lo chieda e si accontenti del N2, sapendo poi che il linguaggio specifico del campo in cui lavorerai lo imparerai lavorando.
Potrebbe ovviamente essere diverso se lavori per aziende italiane in Giappone o aziende giapponesi con sede in italia e tutte con bisogno di assistenza legale.
Io di questo campo so veramente pochissimo, ma quel che posso consigliarti e fare ricerche sull’argomento online, di base, ma poi metterti in contatto con la camera di commercio italiana in Giappone. Non so se e come possano aiutarti, ma sicuramente è un punto di partenza per avere dei consigli più specifici dei miei e chissà, magari qualche contatto a cui rivolgerti (magari cerca anche se ci sono studi che fanno già questo tipo di servizio: non so se nel tuo campo ci si dà consigli a vicenda, ma tentar non nuoce).
Un altro consiglio che ti dò è, prima di avviare un’eventuale vita lunga in Giappone, provare a viverci per un periodo più breve: un annetto? Il Giappone si vende molto bene e sembra tutto luccicante e tutto oro, ma la verità è che non lo è e i ritmi e i sacrifici che richiede lavorare e vivere qui (soprattutto se vuoi stare a Tokyo) non sono assolutamente da tutti.
Scusa per il ritardo della risposta!

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Federico Grasso 12/02/2018 - 05:21

Ciao, ho una posizione manageriale all’interno della catena hotel Hilton. Con esperienza internazionale. Purtroppo non conosco il giapponese (in molti hotel in tutto il mondo c’e chi non parla la lingua del paese dove si trova) ma in vista delle Olimpiadi 2020 penso e spero che abbiano bisogno di persone come me.
Credi sia un utopia ?
Ho letto che ci sono dei contratti da expat che prevedono addirittura la casa e un buono stipendio.. realtà ??

Saluti e grazie delle Info

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