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Le Balene di Baja California

di Daina Mexico
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Le Balene di Baja California

Hola donne di Mondo! Que tal?

Io sono appena tornata da un’emozionante viaggio in “Baja” (Bassa California) a rivedere per la seconda volta le Balene grigie, oltre a visitare luoghi meravigliosi nei deserti della penisola e le isolette del Mar di Cortez con i loro endemismi di flora e fauna.

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Il leit motiv di questo viaggio è stato il “soffio”: il soffiare del vento.

Unico suono costante, nel deserto tra i cactus ed i buffi “Cirios” (alberi a forma di carota pelosa della famiglia delle fouquerie) il vento in barca verso le isole o che solleva la sabbia sulle immense spiagge del Pacifico.

Il soffio del serpente a sonagli sull’isola Santa Catalina (crotalus catalinensis) unico nel suo genere ad essere privo di sonagli, che però mi ha cortesemente avvisato della sua presenza soffiandomi come un gatto.

Giusto in tempo prima che il mio piede si avvicinasse troppo e fosse suo malgrado costretto a mordermi, il che sarebbe stato fatale per me…

Infine, il soffio soave delle grandi balene grigie nella laguna Ojo de Liebre.

Si avvicinano silenziose ed aggraziate alle barche dei turisti per salutare e giocare.

Fa riflettere pensare che, fino a non molti anni fa, in questa stessa laguna, allora battezzata con il nome del terribile baleniere Scammon, la balena grigia veniva ferocemente uccisa.

Proprio qui dove viene da sempre a riprodursi.

“Le Balene lo Sanno” (come recita il titolo di un racconto di Cacucci); alcune di loro, le più anziane, sono scampate a quegli arpioni e ancora ne portano i segni.

Però, hanno perdonato ed ora si avvicinano senza timore e posano per noi, per le nostre fotografie e selfie.

Si fanno accarezzare, baciare, si esibiscono in divertenti balletti salutandoci con la coda.

Il contatto non è casuale, si alzano e ci guardano, si avvicinano e stazionano intorno alle piccole imbarcazioni che potrebbero benissimo rovesciare e affondare con un colpo di coda.

L’esperienza del contatto tra esseri umani e balene è molto diverso a seconda della specie.

Ad esempio, lo squalo balena, che è un pesce (non un mammifero), gigantesco ma innocuo, nuota ignaro e non cerca nessun contatto con l’uomo che gli passa accanto. Anzi, casomai lo evita.

La balena ci riconosce, si avvicina e comunica, interagisce con noi, sembra volerci dire qualcosa di molto importante sulla vita e su questo pianeta che condividiamo.

E sì, ha misericordia di noi.

I serpenti invece, specie quelli a sonagli, mi hanno da sempre terrorizzato.

Sarà che, come dice la Bibbia in Genesi 3, Dio ha punito il serpente ponendo inimicizia tra lui e la donna.

Fatto sta che solo l’idea di incontrarne uno mi fa tremare.

In tutta la mia vita per fortuna ne ho visti solo due, entrambi mi hanno risparmiata.

Il primo, in Arizona, dormiva tranquillo sotto un albero, non si è scomodato ma ci guardava di sottecchi mentre lo fotografavamo a distanza di sicurezza.

Questa volta invece ero stata avvisata: Isa, una compagna di viaggio, ne aveva appena avvistato uno camminando tra i bellissimi ferocactus diguetii dell’isola Santa Catalina.

Lo aveva visto arrotolato tra le rocce su cui si mimetizza ed anche quello le aveva soffiato.

Pochi minuti dopo anche Giuliana, altra amica, ne ha avvistato un altro.

Quindi, procedevo abbastanza guardinga, ma dopo un salto in discesa ho sentito un soffio ed era lì, a meno di un metro dal mio scarpone, in posizione di attacco, per difesa.

Un salto di un metro all’indietro con il cuore che mi era andato in gola e le gambe con la tremarella…e la consapevolezza di averla scampata.

Dio mi vuole su questa terra ancora per un po’.

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