“Il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione” Paulo Coelho
Ho scoperto l’esistenza dei foyers quando mi sono trovata a viverci. Un foyer è una residenza generalmente di studenti o di giovani lavoratori, nella maggior parte collegata a qualche istituzione religiosa.
Quello in cui ho alloggiato i primi tempi della mia permanenza a Parigi era un foyer di studentesse in medicina o farmacia. Con l’arrivo delle vacanze estive, alcune stanze rimaste vuote erano affittate agli studenti stranieri.
Arrivata con la mia valigia rossa davanti a questo grande immobile austero, nel 15esimo arrondissement ho presentito che le settimane successive non sarebbero state facili.
Salita al quinto piano e aperta la porta della mia stanzetta individuale di 9 m² una forte sensazione di miseria mi ha assalito. Un povero letto di legno, una scrivania, un modesto armadio e della vecchia moquette marroncina come solo mobilio. Sul letto disposti ben in ordine una coperta di feltro che forse era stata arancione, due piattini, una forchetta, un coltello e una specie di tazza… per la prima volta della via vita son rimasta senza riferimenti. La puzza insopportabile nei corridoi e l’ascensore di ferro, vecchio, in questo immobile vetusto, mi hanno ricordato i racconti di Dickens.
Ero lontana dall’immaginare che questa stanzetta miserabile era in realtà un quasi lusso per Parigi.
Fortunatamente la sala tv, il giardino, la cucina e il refettorio erano spazi comuni. Grazie a questi spazi d’incontro forzato ho avuto la possibilità di conoscere delle ragazze francesi con cui fare conoscenza.
Ciò nonostante, la sensazione di freddezza, di spaesamento e di solitudine è rimasta e non solo … Essa è stata illogicamente amplificata dalla singolare moltitudine di persone.
Un mesetto dopo il mio arrivo nel foyer, rientrando in camera, ho trovato dei poliziotti proprio davanti la mia porta. Mi hanno posto delle domande sulla mia vicina di stanza. Non l’avevo mai vista, mai neanche incrociata. Chiedo che cosa è successo: sorridendo, quasi ridendo del mio sgomento, un poliziotto aitante, giovane e biondo, mi risponde “si è suicidata, impiccata”. Mi chiudo in camera e li sento portar via il corpo, prendendo l’altro ascensore, quello più nuovo, che si trovava dal lato opposto del lungo corridoio.
Sconvolta, cerco conforto e vado a parlare con le altre ragazze del foyer. Mi dicono che non è la prima volta che accade. Forse siamo a 7 … o forse 8 casi. Mi raccontano di una ragazza che non molto tempo prima ha aperto la finestra e si è lasciata andare dall’ultimo piano, fino al giardino.
Quasi 5 anni sono passati da questo orribile episodio eppure è rimasto li, in un angolo della mia memoria. Quando i tempi son difficili, quando vedo qualcuno soffrire, a causa della solitudine, del troppo lavoro, della difficoltà a incontrare persone, quella sensazione di assurdità si riaffaccia.
Assurdo che in una delle città più densamente popolate le persone siano disperatamente sole; assurdo che il lavoro in quanto mezzo di sostentamento diventi ragione di estraniamento; assurdo che dopo i corsi all’università non si vada a bere un caffè tra amici; assurdo che i mezzi pubblici invece che facilitare il trasporto diventino l’ostacolo che impedisce l’incontro.
Tutto questo mi ha reso più comprensiva, forse più umana: cerco di rendermi utile come posso. Da grande timida quale sono, faccio lo sforzo di essere più aperta, di proporre delle uscite, di parlare con delle persone sconosciute, di sorridere quando incontro lo sguardo di un senza-tetto. Certo, non basta ma non ho trovato metodo migliore per combattere contro il dilagare dell’indifferenza.
Da italiana difendo i valori della democrazia francese che i francesi stessi hanno scordato riposare sull’empatia.
Chi sono
12 Commenti
Davvero molto toccante
Grazie
Articolo ben riuscito con parole essenziali e chiare ma nello stesso tempo che trasmettono emozioni vere e autenticamente vissute. Non è facile emigrare all’estero abbondanando le proprie certezze la famiglia e gli amici per affrontare l’ignoto, però per quelli che ce l’hanno fatta è sicuramente un motivo di orgoglio personale e per i propri cari. Prosegui così per la tua strada che sarà ancora piena di successi e riconoscimenti. Del resto per chi ha un carattere “latino” come il tuo non sarà difficile fare breccia tra i gelidi parigini.
Grazie 🙂
Cara amica parigina, pure io sono passata dal Foyer e pure lì una delle mie amiche, lei proveniente da Gibuti, tentò il suicidio. Continua con il tuo esempio a mostrare che anche nelle metropoli sappiamo continuare a vedere e a sentire l’altro. E sappi che non sei sola.
Grazie Elsa, spero che la tua amica stia meglio. Fortunatamente ci sono persone sensibili al prossimo come noi. Il prestare attenzione all’altro è per me la battaglia più bella e la forma di resistenza più forte in un modo che ci vuole solo egoisti consumatori.
Che tristeza..!
Si, purtroppo è una storia molto triste… Soprattutto se pensi ai cari della ragazza. Pero’ sono proprio le storie tragiche come questa che ci aiutano a mettere in prospettiva le nostre vite e ci insegnano a tirare fuori quello che c’è di meglio in noi, cioè la nostra umanità.
Che storia dura Serena. Ho vissuto a Parigi i 6 anni forse più belli della mia vita finora. E mi dispiace per te che il tuo arrivo e l’esperienza del foyer non siano stati più morbidi con te. Parigi offre tanto e chiede tanto, è una tale promessa per cosi tante persone che provengono dal resto della Francia e da fuori. Pero’ ricordo come possa essere malinconica e struggente sotto la pioggia a battente, in un tavolino tondo di un café, guardata dal metro’ e spiata attraverso la sua incredibile bellezza, mentre cammini stretta nel tuo cappotto, correndo da un posto ad un altro. I vicini di pianerottolo con cui non si scambia più di un buongiorno o buonasera, l’indifferenza mascherata da una fretta perenne ed una difficoltà ad incontrare l’altro se non aiutati da un interesse comune, un ambiente o degli interessi che avvicinano. Le grandi metropole sono difficili. Si può’ fare la differenza, una persona alla volta, un giorno alla volta ed un gesto per volta. Brava ed auguri!
Grazie Katia. Adoro la tua espressione “l’indifferenza mascherata da una fretta perenne”, non potevi transmettre meglio l’atmosfera di via vai perennemente affaccendato e distratto delle strade parigine.
E sono d’accordo con te, nel nostro piccolo possiamo fare la differenza per questo in esergo ho messo questa frase di Coelho “Il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione”. Bisogna solo essere perseveranti!
Ciao Serena, hai tutta la mia ammirazione! La tua forza d’animo, la tua ambizione e la tua voglia di cambiare il destino della tua vita sono stati gli ingredienti essenziali per raggiungere la meta che ti sei prefissata. Non fermarti mai, ad majora sempre!!!! Un caro saluto.
Ciao Iolanda, ti ringrazio per le belle parole di incoraggiamento. Ricambio gli auguri con affetto.
A presto