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Come mantenere la lingua minoritaria dai sei mesi ai due anni

di Giovanna Pandolfelli
lettura-bilinguismo

In questa fase è difficile capire il livello delle due lingue poiché il bambino ancora non parla, ma non dimentichiamoci che immagazzina stimoli e si prepara a parlare.

Le prime parole potrebbero comparire anche molto presto e ricordiamoci che il bilinguismo non provoca di per sé ritardo nel parlare. Né l’età della comparsa del linguaggio è determinante per stabilire l’intelligenza del bambino: se si escludono eventuali problemi cognitivi o neurologici, l’arco temporale per la comparsa del linguaggio può essere piuttosto ampia.

A parte questa breve divagazione, dai 6 ai 18 mesi è fondamentale esporre il bambino al linguaggio e alle lingue che si desidera coltivare. Quindi non considerate inutile parlargli nelle due o più lingue (sempre nel rispetto di quanto abbiamo detto sulla questione Quante lingue?), anzi stimolatelo possibilmente in maniera equilibrata nelle due lingue. Come? Allo stesso modo in cui fareste con una sola lingua, dunque parlategli, interagite, descrivete ciò che lo circonda, dategli semplici ordini da eseguire, giocate e… leggete! Sì, avete capito bene: leggetegli libri ad alta voce. Abbiamo accennato all’importanza dell’esposizione al libro come strumento di gioco e di contatto con i genitori e le persone che si prendono cura del bambino.

Già dai primi mesi in cui il bambino interagisce con il mondo esterno è possibile procurargli libretti adatti alla sua età, in plastica o cartoncino pesante.

Inizialmente il libro conterrà solo illustrazioni e sarà il compito dell’adulto descriverle. In questa fase di lallazione, ovvero in cui il bambino sperimenta il linguaggio componendo sillabe più semplici e ripetitive, sarà in grado di ascoltare e di immagazzinare informazioni senza necessariamente tentare di ripeterle. Come abbiamo già visto, la risposta è molto individuale e il bambino può mostrare maggiore intraprendenza o piuttosto un carattere più riflessivo rispetto alla produzione orale. Tuttavia, già in questa fase è importante che riceva stimoli da entrambe le lingue, facendo attenzione sin da subito alla coerenza in modo tale da creare un legame persona-lingua

Ai bambini molto piccoli piace ascoltare e riascoltare le stesse cose, questo dà loro sicurezza e permette di apprendere e fissare nella memoria molte informazioni. Per questo apprezzano anche la ripetizione nel gioco e nella lettura: ripetere lo stesso gioco, con formule sempre uguali, crea punti di riferimento.

Quindi prendete un libretto semplice, nella lingua che volete, e leggetelo ad alta voce nello stesso momento della giornata, oppure usate un pupazzetto che parlerà la lingua scelta da voi, un puzzle in legno con animali e nominateli più volte, uno ad uno. Ricordate che anche i versi degli animali non sono uguali nelle varie lingue, dunque apprendere il verso è anche apprendere un elemento linguistico.


Cantare e ascoltare musica è anche un’attività molto utile: il ritmo aiuta la memorizzazione quindi sì alle canzoncine per bambini, a quelle natalizie, tutto quello che potete trovare. Anche ripetere filastrocche, semplici scioglilingua, brevi poesie per bambini è un modo simpatico per memorizzare parole. In questa fase il piccolo riconoscerà il ritmo, forse senza capire né saper ripetere le parole, ma in seguito rimarranno nel suo bagaglio emotivo.

Sempre con le dovute precauzioni e nel rispetto delle sue esigenze, alla comparsa delle prime parole, il bambino può essere stimolato a riprodurre suoni e sillabe.

L’esposizione alla lingua scritta può essere un supporto che, se non porterà ad ulteriori risultati, sicuramente non nuocerà al bambino. Ai giorni d’oggi siamo esposti alla scrittura ovunque, senza che ce ne rendiamo conto. Il bambino può essere avvicinato alla lingua scritta con naturalezza, senza aspettarsi prodigi, ma semplicemente mostrandogli le pagine dei suoi libri illustrati.

L’obiettivo non è insegnargli a leggere prima del tempo e farne un prodigio, ma semplicemente offrirgli stimoli. Il suo occhio si abituerà a grafemi tipici della lingua che sta ascoltando e potrebbe, sottolineo il condizionale, trarne vantaggio anche in seguito. Attenzione però a non porre la barra delle aspettative troppo in alto: se il bambino reagisce lentamente agli stimoli che proponete, se non sarà un lettore precoce non significherà che il bambino è pigro o peggio ancora poco intelligente.

Lo sviluppo più o meno rapido del linguaggio non ha nulla a che vedere con l’intelligenza.

Un bambino più lento all’inizio potrebbe rivelarsi molto cauto e riflessivo, caratteristiche che presentano aspetti decisamente positivi ai giorni nostri in cui tutto va veloce e il pensiero non si sofferma su nulla. E pensate soprattutto che probabilmente lo sarebbe stato anche se esposto ad una sola lingua. Dunque un tratto del suo carattere non attribuibile all’esposizione a più lingue.

Ad esempio è possibile mostrare la lettera iniziale del suo pelouche preferito ed associarla al pupazzetto: con mia figlia ad esempio ha funzionato la B del suo orso Bambam, e a due anni riconosceva la B associandola all’orsetto. Sull’opportunità o meno di imparare a leggere e scrivere nella lingua minoritaria parleremo in seguito, tuttavia in questa fase potete tranquillamente procedere con questo tipo di associazione in qualsiasi lingua europea.

Per uno sviluppo il più possibile bilanciato del bilinguismo in questa fase si può vegliare a che il bambino sia esposto a stimoli comparabili in entrambe le lingue.

Il vocabolario a questa età è piuttosto ristretto, quindi non sarà difficile tenere sotto controllo il bagaglio lessicale in due lingue. Verificate che conosca i nomi degli animali in entrambe le lingue, che sia in grado di capire semplici istruzioni. Il suo mondo a questa età è fatto di giochi e interazione con poche persone, in genere di famiglia, quindi potrete monitorare le sue capacità comunicative nelle sue lingue e correre ai ripari rapidamente.

Uno stratagemma possibile nel caso frequente di maggiore presenza di uno dei due genitori è quello di chiedere al bambino di nominare oggetti a lui noti prima nella lingua del genitore presente e poi in quella del genitore assente.

Attenzione: il bambino non conosce il concetto di lingua, sebbene sia già in grado di distinguere i due codici cui è stato esposto sino ad allora. Non servirà quindi chiedere: Come si chiama questo in spagnolo?» laddove per lui il concetto di «spagnolo» non ha significato. Ma se la lingua spagnola è associata al papà momentaneamente assente, allora la domanda corretta sarà: «Come lo chiama questo papà?». Il bambino sarà in grado di rispondere associando la comunicazione con il padre alla lingua. 

Il nido. Se il piccolo è andato al nido prima dei due anni, sarà entrato in contatto probabilmente con la lingua del Paese, che potrebbe essere quella dominante della famiglia. Diventa quindi ancora più urgente e importante bilanciare l’esposizione alle due lingue, poiché trascorrendo molto tempo immerso nella lingua dominante, sarà necessario rinforzare gli input nell’altra.

 

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