Maputo.
Gli attimi fatti di vita
Finalmente è Venerdì. Stacco il computer, chiudo l’agenda e mi avvio in cucina. Metto sul fuoco il bollitore per prepararmi una tisana calda, quella che chiude la settimana. Esco dalla cucina con la tazza fumante e mi metto vicino alla finestra. Osservo il giardino sotto casa, i bambini che giocano, le luci delle finestre dei vicini che cominciano ad illuminarsi una dopo l’altra. Mi volto verso l’ultima casa del viale e mi accorgo che nella lunga via della 24 de Jluho non ci sono molte persone.
Forse la faccia della città di Maputo è cambiata durante il covid, come tutto il resto del mondo.
Il coprifuoco lascia le strade deserte con solo la polizia che controlla le poche macchine di chi, in ritardo, spera di fuggire ai controlli notturni. Alla fine è venerdì sera e qualche chiacchiera con gli amici, dopo una lunga settimana, fa sempre piacere.
Io gusto con lentezza la tisana al limone e zenzero, che adoro con quel gusto un po’ aspro e un po’ piccante.
Mentre inizio a rilassarmi e a mettere i miei pensieri da parte, suona il campanello.
Non aspettavo nessuno alle 20 di sera, un’ora prima del lockdown. Penso di far finta di niente, visto che sono sola in casa e vorrei mettermi a letto a guardare Netflix e sprofondare in un sonno profondo, ma poi decido di rispondere.
E’ lui, il ragazzo che ho conosciuto da appena un mese e che da allora rivedo quasi tutti i giorni.
Una sorpresa inaspettata ma piacevole, molto piacevole. Quando abiti lontano da casa, dalla famiglia e dagli amici, fa sempre piacere avere una persona accanto. Le relazioni si vivono in maniera differente, si bruciano i tempi molto più rapidamente. Non si quanto tempo si resterà nel paese, qualche mese, un anno o forse più e così non si perde tempo. Si vive alla giornata, le amicizie, le cotte, i rapporti di lavoro…
All’inizio è piacevole! La prima esperienza fuori casa ti senti di mangiare il mondo e vuoi conoscere tutti ed uscire con tutti. Più passa il tempo più inizi a selezionare le amicizie e sai che, se non andrai via tu, andranno via loro, prima o poi…
Con il tempo ci fai l’abitudine finché non inizi a cercare la tua stabilità.
Cerco di togliere questi pensieri dalla mia testa e lo faccio entrare ed accomodare, pensando che, vista l’ora ed il coprifuoco, sarebbe rimasto fino al mattino seguente.
Lui si siede e inizia a parlare della sua settimana e io lo guardo interessata parlando della mia. Ma basta poco per passare ad argomenti più frivoli e ad iniziare a ridere. Accendiamo la televisione, ci sediamo a terra sul tappeto con un bicchiere di vino bianco del Sud Africa e iniziamo ad ascoltare musica portoghese. Io voglio migliorare la lingua e sicuramente la musica può aiutare. Gli chiedo di farmi conoscere qualche gruppo del luogo, con una lirica ricca di parole da imparare, e così seguiamo il ritmo e le parole.
Dopo qualche bicchiere iniziamo a ballare e a fare gli stupidi e, così, finiamo per passare la notte insieme fino all’alba.
Ovviamente ci penso, mi ritrovo di nuovo nella stessa situazione di sempre: lui mi piace, io gli piaccio, ma…
I “se” e i “ma” sono sempre presenti per chi vive una vita da nomade. Oggi ho un lavoro a breve termine in un posto piacevole, e tra qualche mese? Potrebbe cambiare tutto e mi ritroverei a dover ricominciare di nuovo dall’inizio.
Vivere sul filo del rasoio pensando che puoi farlo tutta la vita è possibile?
L’indomani trascorriamo una stupenda giornata insieme.
Ci svegliamo e andiamo a fare colazione accanto all’Interfranca, dove c’è una padaria portoghese con dei pastel de nata buonissimi e caffè all’italiana. Ottima combinazione! Poi decide di farmi scoprire cosa c’è dall’altra parte del ponte di Maputo e così lo superiamo e andiamo a Catembe a mangiare pesce fresco e a bere dell’ottimo vino con vista mare. Il locale è pieno di persone ma noi viviamo l’uno della stupidaggine dell’altra. Scherziamo, giochiamo, ci scopriamo.
Siamo liberi, l’uno se stesso di fronte all’altro, senza finzioni, restrizioni. Viviamo l’attimo come se non ci fosse un domani, o meglio come se non volessimo pensare al domani.
Torniamo da lui e questa volta rimango io a dormire a casa sua.
Il lockdown ovviamente da’ una mano, o meglio una scusa, a rimanere a dormire fuori quando si fa tardi e la voglia di staccarsi l’uno dall’altra non c’è. L’indomani ci svegliamo di buon ora e facciamo colazione in casa con la moca del caffè che gli ho regalato e uova strapazzate. Decidiamo di andare in giro a scoprire Maputo prima delle 3 di pomeriggio, ore di chiusura di tutti i ristoranti, negozi e bar. Quindi andiamo al giardino botanico, alla casa di Ferro e alla stazione dei treni. Dentro la stazione c’è un museo con delle foto sulle stazione più belle al mondo e tra queste c’è quella di Maputo.
E’ una giornata stupenda e decidiamo di passare dal lungomare. Ci fermiamo a prendere un succo allo zucchero di canna con limone e zenzero. Io adoro lo zenzero e lo bevo con lui mentre ascoltiamo della musica e cantiamo in macchina. Decidiamo di pranzare insieme al mercato del pesce, dove puoi comprare il pesce fresco che viene cucinato sul posto. Dal tronde Maputo è anche questo, informalità, libertà in un mondo Africano molto simile a quello europeo. Un mix di cultura e di mescolanza tra mondi diversi che sembra la normalità.
Penso che è tutto meraviglioso e che non provavo queste sensazioni da tanto tempo.
Sono in una città bellissima sul mare e con una persona che mi piace. Sto bene e sono felice.
Il fine settimana passa e arriva il lunedì, giorno particolarmente odiato dopo il weekend! Ma “c’est la vie passerà anche questo lunedì…” Mentre sono in ufficio mi arriva una chiamata da un’amica che avevo visto la settimana prima e mi dice di essere risultata positiva al COVID. Ecco che la settimana inizia alla grande. Torno a casa e decido di fare il test il giorno dopo per stare tranquilla.
Nella clinica privata dove mi consigliano di andare non bisogna prenotare ma presentarsi presto al mattino. Io vado alle 7.30 e sono la numero 75. Quindi la settimana continua nel migliore dei modi. Aspetto ben 4ore prima di fare il test e dopo torno a casa. Lui decide di passare, visto che non c’erano state barriere tra di noi, quindi non passo un vero e proprio isolamento.
Il giorno dopo mi accompagna a prendere il risultato del test.
Arriva preoccupato perchè la giornata al lavoro non era andata benissimo, in più gli faccio lo scherzo di essere positiva e lui sbianca alla grande. Dopo avergli detto di essere negativa, decidiamo di andare a prendere una birra. Lo vedo agitato, non è tranquillo, c’è qualcosa che lo turba. Decido di aspettare un po’ per vedere se mi dice qualcosa. Alla fine, non mi trattengo e gli chiedo cosa c’è che non va. Lui si stupisce che me ne sia accorta e non sa cosa dire.
Poi decide di dirmi la verità: aveva avuto una chiamata dalla sua responsabile che gli aveva proposto una promozione e di mandarlo in un’altra missione.
Io inghiotto il rospo e mi complimento con lui. E’ una cosa bella ed importante. Lui è contento da un lato, dall’altro gli dispiace separarsi da me dopo cosi poco che ci conoscevamo. Ma chi rischierebbe una carriera per un mese di…qualcosa di intenso ma rapido? Io cambio umore e gli chiedo di accompagnarmi a casa ma lui non mi lascia andare. Dice che gli avevo promesso di finire la bottiglia di vino bianco che avevamo aperto e che dopo mi avrebbe accompagnata.
Inutile dire come finisce la serata, anche se questa volta dopo essere stati insieme rimetto la mia corazza, mi vesto e decido di andare via.
Lui rimane stupito di vedermi già vestita e pronta ad uscire.
E così con la mia solita maschera di protezione di “stai tranquillo, sto bene, non mi importa” che avevo temporaneamente messo da parte, mi incammino verso casa.
Ritorno la guerriera solitaria che si incammina verso l’appartamento da sola.
Anche questa volta torno a casa pensando che “casa” è il posto in cui ti senti felice.
Ma ricordo a me stessa che la felicità, a volte, è fatta di attimi. Specialmente se fai una vita da nomade.
Anzi, sono attimi fatti di vita.
Ylenia ha deciso di giocare con noi. Le abbiamo inviato un incipit, le prime 10 righe di questo articolo, e lei ha scritto una storia, la “sua” storia, quella ispirata da fatti di vita che le sono accaduti di recente. Se anche voi volete giocare chiedeteci un incipit #giocoincipit a questa mail [email protected]: ve ne manderemo uno e potrete costruire la vostra storia che verrà pubblicata su questo blog.
Chi sono
1 Commento
Mi hai fatta commuove. Questo post è proprio bello e sono eventi molto comuni, ti capisco benissimo.
Forza Ylenia! Ricostruisci lo scudo e ricomincia ad esplorare. Un abbraccio.