Visto che l’inverno si sta avvicinando a grandi passi, le illuminazioni a festa fanno luccicare le nostre strade e, personalmente, sento un po’ la nostalgia della piacevole calura estiva, ho pensato di farvi fare un salto indietro, un balzo temporale che, chissà, ci scalderà almeno un po’ le ossa prima di affrontare i grandi freddi che aspettano molte di noi.
Come forse ricorderete io e Sara avevamo fissato data e luogo del nostro matrimonio: ancora con il petto gonfio di orgoglio di chi ha vinto una battaglia burocratica importante, ci ritrovavamo però ad avere pochissimi giorni per prenotare un ristorante e trovare qualcosa da indossare.
Se ho un pregio è quello di essere un’abile ricercatrice in rete (le donne che nella loro storia amorosa sono state spesso oggetto di tradimento affinano arti investigative degne di una giovane Miss Marple), perciò abbiamo stabilito cosa avremmo voluto mangiare (pesce) e ho in breve ridotto la selezione a 3 ristoranti.
Alla fine la vista mare ha avuto la meglio e già con il mano il telefono ho composto il numero scovato su internet del luogo prescelto (il ristorante El Dorado Mar) e prenotato un tavolo specificando che desideravo fosse sulla loro splendida terrazza.
Ristorante? Fatto! ✓
Ora toccava all’abbigliamento: Sara ha sbrigato la sua parte di compito rapidamente e ha scelto, dopo solo un paio di tentennamenti, la canotta e il gilet da abbinare a jeans corti e sandaletti già in suo possesso.
Io e la mia insicurezza (odio fare shopping e il più delle volte non sopporto farlo in compagnia) invece abbiamo passato al setaccio tutti i negozi economicamente accessibili almeno due volte ciascuno, rischiando di macinare più kilometri di una maratoneta.
Disperata ho tempestato di messaggi la mia amica e prossima testimone di nozze Adriana che, Capricorno come Sara e molto pragmatica, ha trovato subito una soluzione nel suo armadio, con tanto di accessori da abbinare: a un’ora dalla chiusura dei negozi, il giorno prima della cerimonia mi ha quindi rassicurato con un “Se non troverai altro, ho già pronto il tuo abito“.
Di minuti ne passano altri 45 e come ultima tappa decido di tornare nel primo negozio visitato e provare e riprovare un paio di splendidi copricostume che mi avevano fatto brillare gli occhi anche se risultavano lievemente al di sopra del budget. Per la prima volta nella mia vita inizio a farmi alcune foto nei camerini da inviare a Sara (cercando disperatamente un angolo in cui ci fosse campo) per chiedere consiglio e, preoccupata che i commessi mi dessero per dispersa, finalmente optiamo entrambe per il modello bianco con disegni verde acqua (uno dei miei colori preferiti).
Esco dal negozio con un grande sorriso e la borsa del mio bottino.
Abiti? Per una cifra complessiva di meno di €70…Fatto! ✓
E’ la sera prima delle nozze: vado a prendere in Plaça Universitat Sara, una nostra splendida amica che abita a Londra e che dopo un viaggio corredato di scottatura a sud della Spagna si è precipitata da noi per assistere alla cerimonia.
Valerio, il suo fidanzato, anche lui italiano espatriato a Londra ci avrebbe raggiunto eroicamente la mattina successiva dopo aver finito il turno lavorativo (è un grande chef) e essersi messo in viaggio durante la notte.
– Piccolo inciso: queste due persone straordinarie, sono tra le prime che ci hanno accolto quando abbiamo messo piede a Londra, ci hanno ospitato senza quasi conoscerci e senza volere nulla in cambio e oltre ad aver rubato parte del nostro cuore, sono due persone speciali che sono state capaci come
poche altre di restituirci speranza nell’umanità. –
Dopo un po’ di chiacchiere per aggiornarci sulle rispettive vite crolliamo esauste nel letto.
Il mattino dopo indossiamo gli abiti già pronti e corriamo all’appuntamento presso la stazione dei bus con la mia testimone di nozze e Giorgio, un altro nostro amico che avrebbe invece fatto da testimone a Sara: tra saluti e presentazioni ci affrettiamo ad acquiestare i biglietti di andata e ritorno direzione Sant Feliu de Guixols.
Il bus parte con pochi minuti di ritardo, ci sistemiamo, memori delle vecchie gite scolastiche, nell’ultima fila e l’intero tragitto scorre tra chiacchiere e risate. Durante il viaggio, Adriana estrae dalla borsa l’abito che mi aveva promesso nel caso in cui non avessi avuto successo nella mia ricerca ed è così carino che decido di utilizzarlo per la cerimonia. Indossando tutti noi sotto il costume da bagno, senza farmi troppi problemi, mi cambio rapidamente d’abito e qualche kilometro più avanti finalmente arriviamo a destinazione.
Scendiamo dall’autobus e, avendo preferito partire in anticipo (per evitare intoppi) ci troviamo ad avere tutto il tempo per sederci in un bar in cui bere un bell’aperitivo prima di dirigerci verso il Registro Civile che Google Maps ci indica a soli 15 minuti a piedi da lì. Foto, risate e alcool iniziano a scorrere e dopo un paio di bottiglie, con abbondamente anticipo sulla tabella di marcia, decidiamo di muoverci.
Camminiamo convinti fino al punto indicato nella mappa di Google e troviamo…assolutamente nulla! Proviamo a fare il giro dell’isolato, a capovolgere il cellulare, a cercare interpretazioni differenti della mappa, ma no, niente, il Registro Civile non c’è!!!
Disperata cerco un numero dell’ufficio che, come avevo già avuto modo di dire in precedenza, difficilmente è raggiungibile telefonicamente. Mentre la mia testimone di nozze prova a mettersi in comunicazione con le dipendenti dell’ufficio una carinissima coppia di ragazzi sbuca da un capannone e ci dice che, sì, anche altre persone hanno sbagliato, che non sanno proprio come mai il Registro Civile venga segnalato lì e che no, purtroppo non sanno dove si trovi, ma che, anche se il loro collegamento a Internet non funziona troppo bene, cercheranno di darci una mano.
La mia amica, con la sua manina fatata, fortunatamente prende la linea: mancano ormai 5 minuti all’orario fissato e si sbriga a spiegare alla segretaria che le indicazioni che abbiamo seguito ci hanno depistato e che abbiamo decisamente bisogno di suggerimenti su come arrivare.
La dipendente si stacca dal ricevitore e grida alla collega “Los italianos…Se han perdido!” (Gli italiani…Si sono persi!) e dopo qualche momento di ilarità ci ragguaglia su come muoverci.
E così, nonostante il largo anticipo con cui eravamo partiti, salutiamo la gentile coppia che ci aveva offerto aiuto e che ci fa le congratulazioni e acceleriamo il passo, ormai abbondantemente in ritardo, per raggiungere la meta. Il fidanzato della nostra amica, nel frattempo ci chiama e ci chiede preoccupato dove siamo, visto che si trova già lì davanti da tempo (notare che eravamo tutte preoccupate che non riuscisse ad arrivare visti i suoi tempi di percorrenza davvero strettissimi).
Trafelate finalmente giungiamo a destinazione!
Saltiamo felici al collo di Valerio e entrando nell’ingresso finalmente riabbraccio anche l’ultima persona che avrebbe partecipato ai festeggimenti: Manu, una mia cara amica di Milano che è da non molto espatriata in Francia e che ci ha raggiunto appositamente per l’occasione con il suo furgone meraviglioso e la sua bicicletta.
L’eccitazione è alle stelle e l’anziana guardia, dopo averci chiesto di fare un pochino più di silenzio, indica a me e Sara la porta dove entrare per, prima di tutto, consegnare i nostri documenti.
Fatto questo, insieme alle altre coppie lì con noi per lo stesso motivo, ci accampiamo fuori dalla porta dell’Ufficio e nell’attesa alcuni di noi volano ad acquistare uno shot di liquore per tutti (cominciamo bene!)
Finalmente arriva l’ora.
Entriamo tutti composti e le due celebranti donne brevemente e in mezzo a scatti e sorrisi ci uniscono in matrimonio.
Ovviamente, indossando già normalmente le nostre fedi, ci dimentichiamo di toglierle prima della cerimonia e, maldestramente lo facciamo al momento per poi, come nei più classichi sketch, allo scambio, invertirle tra le risate e l’imbarazzo.
Stringiamo le mano alle celebranti, firmiamo i registri insieme ai nostri testimoni e ritiriamo poi il nostro “Libro de Familia”: il documento che certifica, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno che, sì, siamo proprio una famiglia! (nonostante la politica italiana continui ad affermare il contrario)
Saltelliamo euforiche facendoci di nuovo richiamare dalla guardia, divertita a questo punto anche lei dalla nostra sconclusionata combriccola. Usciamo e, senza esitare un attimo, faccio il mio cambio d’abito sfoggiando il mio copricostume svolazzante.
Camminando a due metri da terra ci avviamo a piedi verso il ristorante, con una piccola deviazione di percorso alla vista di una mini giostra coi cavalli.
Il tavolo era come d’accordo affacciato alla spiaggia, il cibo paradisiaco, il vino scorreva a fiumi insieme all’affetto e alla palpabile felicità. Abbiato fatto chiusura e non ho potuto evitare di commuovermi quando, nonostante l’accordo fosse di pagare alla romana, gli altri commensali si sono offerti di regalare il pranzo a noi due spose.
Al termine del lauto pasto poi, quale miglior modo di proseguire la giornata se non un salto in spiaggia?
Sole, bagni, una chitarra ad accompagnare le più classiche canzoni intonate a squarciagola, tuffi dallo scoglio più alto, birra e tonnellate di gioia!
Dopo alcune ore il sole è piano piano tramontato e la coppia di amici londinesi che avevano un volo di ritorno ad attenderli, dopo aver volontariamente perso l’ultimo autobus disponibile per passare qualche ora in più in nostra compagnia, hanno dovuto tra la commozione (sì, sono una piagnona) necessariamente salutarci.
Chi era rimasto ne ha approfittato per raccogliere le sue cose e tornare con tutta calma alla fermata del bus. Dopo aver salutato anche Manu che doveva rimettersi al volante direzione Francia, abbiamo atteso con ancora l’adrenalina della giornata appena trascorsa l’autobus che ci avrebbe condotti verso casa.
Che altro dire? E’ stata una giornata di una perfezione semplice e genuina, che ha costruito ricordi che rimarrano indelebili nelle nostre menti.
Nonostante il rammarico per l’assenza di altre persone che mi sono care, credo non potesse esserci decisamente miglior modo per rinnovare il legame che unisce me e Sara e per, fra le altre cose, festeggiare il decimo anniversario dall’entrata in vigore della legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso qui in Spagna (3 luglio 2005).
Ricordo a tutte/i coloro che volessero scrivermi che nella nostra sezione “Autrici Blog”, cercando il mio nome tra le corrispondenti spagnole avrete anche modo di scovare il mio contatto personale: sono a disposizione di tutti coloro che volessero maggiori informazioni su Barcellona, su come sposarsi o anche solo fare quattro chiacchiere!
6 Commenti
Congratulazioni!!!!!!!!!!!!!
Grazie Simona! 🙂
Auguriiiiiiiiii!!!!! Matrimonio fighissimo. Brave! Pomposo solo per una cosa: la quantità di emozioni!
Esattamente Anna Maria: una vera esplosione! ^_^
Grazie!
La foto sulla giostra racchiude tutto il vostro amore, splendide, e splendido il copricostume coi coralli.
PS.gli amici che ci ritroviamo non sono un caso…e voi ne avete scelti di favolosi, brave!
Grazie Tatiana <3
Con il cuore caldo per i ricordi appena rivissuti ti auguro delle feste serene!