Me, myself and I
Come spesso mi accade, quando devo scrivere lo faccio in spiaggia, dove sono adesso, con il vento che mi scompiglia i capelli ma non i pensieri.
Penso alle mie amiche con cui mi divertivo ad andare a ballare ai lidi in provincia di Napoli prima di andarmene.
Penso ai miei, alle giornate che ho passato al mare con mio padre la scorsa fine estate a Baia Domizia.
Una spiaggia grande, bella e dorata, che non ha niente da invidiare a quella dove sono adesso, ma i contorni sì, quelli sì che mancano.
Baia Domizia è una realtà a sé, oltre la spiaggia c’è qualche residence tenuto bene.
Ma poi chissà perché quel litorale non è mai potuto diventare qualcosa di più.
Cioè io lo so il perché, noi che siamo di là lo sappiamo tutti il perché, ma non possiamo farci nulla.
Così, continuano i miei pensieri, e penso a quando sono a casa e faccio i capelli a mia mamma, a quando chiedo a mio padre di farmi la carne alla brace.
Penso a mia nonna, un esempio di lavoratrice infaticabile, che è tornata ad essere bambina perché sta attraversando la demenza senile.
Ricordo il mega giardino che mio padre mi ha comprato dove ci sono tanti alberi di frutta, e i fiori che mia mamma mette per farli spuntare in primavera.
Ma io li ho lasciati lì, nella terra dei fuochi, dove molte cose non funzionano, dove basterebbe un po’ di amore per il prossimo per migliorare le comunità e cambiare mentalità.
Mi sento male, mi sento in colpa, mi sento egoista.
Vorrei farli diventare piccoli e metterli tutti nel mio trolley per portarli via con me per sempre, ma non si può.
E soffro come soffrono tutti gli expat. Quando qualcuno di loro ha bisogno di me io non ci sono.
Loro sono sempre lì ad aspettarmi a braccia aperte, e io come ricambio?
Cosa faccio per loro?
Mi pesa come un macigno sulla testa, questa cosa.
Sono combattuta a guardare in avanti con il posto bello dove vivo ora a Mallorca, l’uscita che ho fatto con la mia amica inglese ai bar vicino al porto, le proposte di lavoro interessanti che ogni giorno spuntano fuori qui, e il guardarmi indietro per vedere cosa e chi ho lasciato.
Durante questa assenza e lontananza ci sono stati momenti di terrore.
In questi frangenti ho avuto sempre un grande senso di impotenza riguardo al fatto di non esserci e di confrontarmi, un giorno, con qualche dispiacere improvviso.
Poi, grazie ad una terapia assistita ho capito che non non possiamo controllare niente; già lo sapevo, ma accettarlo non è facile.
Ora l’ho accettato.
È un destino comune a tutti noi che siamo andati via.
Quindi? How do I cope with this?
Prego… e chiedo al Signore di proteggere tutte le persone che sono vulnerabili.
Devo per forza di cosa lasciare in mano a lui anche la mia famiglia.
Chi rimane in Italia pensa che siamo invincibili.
Che ormai abbiamo così tanti soldi o che viviamo in una realtà così paradisiaca, che non ci importa più di nessuno.
Non è così.
A volte le nostre pause silenziose sono dovute all’adattarsi alla nuova vita, ai nuovi ritmi, all’età che ti cambia la forma di pensare.
E anche a farsi scudo di chi vuole solo sapere delle tue difficoltà e poi ti critica aspramente per il solo fatto di essere andata in Germania nel 2014 senza parlare niente di tedesco alla partenza, invece di farti i complimenti per il coraggio.
Piano piano ci fai l’abitudine, a tante cose, e non ti sorprende più niente perché alla fine vale sempre e solo: Me, myself and I come canta Beyonce.
Ma lei si confronta in una relazione con un uomo, io invece mi metto a paragone con la vita: ci sei tu e soltanto tu a tirarti su, a farti compagnia, a capire le situazioni e a gestirti.
Devi essere forte, sempre e nonostante tutto.
Qualche volta puoi cadere e farti tanto male ma devi rialzarti.
Con aiuto o senza aiuto devi curarti ed essere migliore di prima.
Chi sono
4 Commenti
Ho letto tutto d’un fiato e con le lacrime agli occhi, Me myself and I è la frase che mi rappresenta di più e che molto probabilmente mi tatuero’ perché anche io come te vivo tutto questo contando completamente sulle mie forze, guardando da lontano una terra bellissima come l’itAlia che tratta malissimo i suoi “figli”, guardo da lontano una regione bellissima come la Calabria lasciata completamente al degrado e allo sbando, ma guardo soprattutto i miei genitori invecchiare sapendo per certo che un giorno riceverò una telefonata e sarà troppo tardi .. io sono una expat da sempre anche quando avevo solo traslocato al nord Italia… Sono scappata da una mentalità chiusa è ristretta, da amicizie false e ipocrite , da una situazione lavorativa inesistente… Sono andata via per dare un futuro migliore a me stessa… Io l ho fatto per egoismo… Ma non mi sono mai sentita in colpa… Non ti sentire in colpa, non fare in modo che GLI ALTRI ti facciano sentire in colpa perché quelli che puntano il dito sono gli stessi che si lamentano ogni giorno di tutto ma non fanno niente per cambiare la situazione, sono quelli che “ahhhh se fossi io…” Ma loro non sono mai stati è mai saranno niente… Tu invece a parte essere bellissima, ti sei costruita da sola, imparando una lingua difficilissima come il tedesco e affrontando un ambiente ostile tra Svizzera-Germania… Ora sei in un posto meraviglioso e li ricomincerai a costruire qualcosa di meraviglioso e duraturo… Non guardare mai indietro o se lo devi fare guarda come sei cambiata e cresciuta, torna sempre dai tuoi genitori, le tue amiche… Ma guarda sempre avanti… Ti auguro una vita bellissima… Te la meriti ❤ Maria❤
Grazie di questo bellissimo commento. Si, anche la Calabria è una regione bellissima e soffre come tutto il Sud. Grazie di avermi sempre sostenuto, e menomale che c’eri tu nei momenti strani che ho passato in Germania/Svizzera. In bocca al lupo pire a te per un futuro brighter than ever <3
Bellissimo post! Condivido tanti tuoi pensieri, a volte mi sono sentita anch’io in colpa, ma poi ho capito che ognuno è padrone del proprio destino, e le persone che abbiamo lasciato indietro in un certo senso hanno scelto anche loro di rimanere lì. Quindi vivi a pieno senza rimorsi.. in bocca al lupo!
Hai proprio ragione su quello che dici. Grazie del tuo commento.