Mi manchi papà, ma intanto guardo il cielo
Se qualche mese fa mi avessero detto che la mia vita avrebbe preso questa piega, non ci avrei creduto. Eppure è successo l’imprevedibile e oggi, per dirti che mi manchi papà, devo alzare lo sguardo in cielo.
Che brutto scherzo che ci ha fatto quel tuo cuore così buono. Abbandonarti così, all’improvviso… è proprio vero quando dicono che, a volte, la vita è una questione di secondi.
E ora, se voglio trovarti, mi tocca cercare qua e là, tra le cose del mondo. La fortuna vuole che io sia sempre stata una tipa stramba da questo punto di vista, perciò non mi riesce difficile provarci.
Chissà i vicini cosa pensano quando mi vedono entrare tra i folti rami della tua bella magnolia alla ricerca di nidi di merli, o mi sentono parlare con i pomodori del tuo orto.
Ad ogni modo, con questa lettera pensavo di fare un po’ il punto della situazione. Che dici? Lo so che hai trovato il modo di portare carta e penna con te, per monitorare che le cose vengano fatte. E pure bene!
Allora, iniziamo!
Punto primo: il 12 Aprile ho lasciato gli Stati Uniti.
Lo so, lo so: c’era la pandemia, ma sei matta a viaggiare con quello che c’è in giro, l’hai messa la mascherina almeno?
Sì, papi. L’ho messa, anche se metà dei passeggeri non la indossava ed eravamo stipati come sardine. Comunque è andato tutto bene e sai anche tu che, in fin dei conti, non avevo altra scelta. Sono dovuta tornare.
La mamma aveva bisogno di me e io di lei.
E poi va beh, il visto sarebbe scaduto a giugno, insieme all’assicurazione sanitaria. Ma quelli sono altri discorsi.
Piuttosto, mi pare di averti incontrato in sogno mentre l’aereo volava ad alta quota sopra l’Oceano Atlantico. Non è stata una casualità, vero? Mi confermi che eri proprio tu a passare in quel pezzo di cielo, tra le nuvole nere che in quella notte oscuravano anche le stelle più belle?
Comunque lo so che stai fremendo dalla voglia di farmi una domanda. Ti ci vedo, con le mani nei capelli (che non hai) e gli occhi preoccupati.
Perciò andiamo subito al punto due, per carità!
Anche se siamo rientrati in anticipo dall’America, Giovanni è riuscito a laurearsi!
Il college gli ha permesso di farlo da remoto. Ehhhh? Parla come ti ho insegnato!
Eh sì, in pratica gli hanno consentito di fare dei corsi online per ottenere gli ultimi crediti. Ricordi che la cerimonia di laurea era prevista per metà giugno? Ecco, l’abbiamo guardata nel suo giardino in Valpolicella, tramite una diretta su Facebook.
Avessi visto il cielo quel giorno: fino alle 18 era nero, scuro come l’inferno, ma poi deve essere successo qualcosa, lì in alto. È arrivata una luce che non so spiegare, di quelle che ti fanno guardare il mondo con occhi diversi e ti fanno sentire parte di qualcosa di inspiegabile, più grande di te.
Insomma, devo dire che è stato un bel momento. Finalmente uno sprazzo di normalità dopo tutti quei mesi orribili di mancanze e di isolamento fisico e mentale.
Poi, però, si è fatta una certa. Il buio è calato, fuori e dentro, e tutta quella felicità nell’aria, anziché avvolgermi, mi pesava addosso fino ad incurvarmi la schiena, in una fastidiosa sensazione di estraneità.
Lo sai qual è il vero problema, papà?
Che è impossibile farsi abbracciare dalla felicità se tu non ci sei.
È un po’ come tradirti, accantonare in un angolo tutto quello che è successo…
Non azzardarti a parlare così! Lo sai che devi andare avanti!
Eh no papi, non mi hai sgridato per 28 anni, non iniziare a farlo ora, ti prego!
Lo so che devo guardare avanti e lo sto facendo, credimi. Sto creando nuovi equilibri, ho tanti progetti. Purtroppo, però, tutte le cose belle della vita non riescono più ad essere belle-punto.
Sono belle-ma: ma-vorrei dirlo a papà, ma-se solo lui fosse qua con noi ora, ma-quanto mi manca.
Sono belle sì, ma subito dopo diventano amare, come lo è la consapevolezza che non potrò più condividerle con te.
Mi manchi, papà.
Credo dovrò trovare il modo per tornare ad assaporare la felicità per quello che è: un momento di pura sconnessione dal mondo, mentre inebriati ci si gode la bellezza della vita.
Ce la farò, te lo prometto.
Comunque, so che ti stai chiedendo a che progetti faccio riferimento qualche riga più in su. Ti accontento subito.
Sono tornata in Italia e ho intenzione di restarci. A Liverpool non ci vado.
Pensaci bene Silvia…
Ci ho pensato, papà. Ci ho pensato. Del resto, sei tu che mi hai stampato l’organizzazione nel dna. Ti sembro una che non pensa prima di compiere certe scelte?
Ovviamente non è mancato chi mi ha dato della pazza, ma poco importa. Io non conosco le storie degli altri, ma conosco fin troppo bene la mia.
La verità è che quando sono qui, sento il cuore pieno come non lo è mai stato altrove.
E io e te lo sappiamo che, quando le cose stanno così, c’è davvero poco che uno possa fare. Che non ha senso inseguire quello che il cuore non vuole. E poi cosa c’è di così folle nel voler contribuire al benessere del proprio Paese, io ancora devo capirlo!
E comunque devi anche sapere che da quando non ci sei più tira un’aria strana, nel nostro piccolo paesino della bassa bresciana.
Eh ti credo, in questo periodo i contadini staranno concimando!
Ma no papi, che dici! Non è la cacca delle mucche quello di cui parlo!
È il vento che sussurra il tuo nome, mentre crea vortici invisibili nei quali danzano le farfalle.
È una corrente leggera, che mi accarezza il viso, mostrandomi senza troppi se o troppi ma che questo è il mio posto nel mondo.
E infatti, non credo sia un caso questo fuoco che sento ardere dentro e che mi fa bruciare il petto, tanto è forte.
Mi chiedo se possa essere la tua energia, questa cosa che mi hai lasciato addosso. Forse poco prima di andartene l’hai messa lì, chiusa in un cassetto, pronta a sprigionarsi a settembre, nel mese dei nuovi inizi, nel periodo che precede l’autunno, la pioggia e la depressione perenne.
E allora te lo dico.
Sto scrivendo un libro.
Per te. Per tutti i papà che ci hanno lasciate troppo in fretta.
Ah questo lo sapevo già!
Come lo sapevi?
Lo sapevo perché ti conosco troppo bene.
E comunque non gasarti troppo adesso. Lo sai che per colpa di qualcuno (ehm ehm) sono una perfezionista incallita, quindi porta pazienza, dovrai aspettare un po’ prima che sarà ultimato.
Però, nel frattempo, visto che volevo leggere un pezzo di te su carta stampata, ho trovato un modo per accelerare i tempi!
Ho inviato un racconto ad un concorso letterario e la giuria lo ha scelto, insieme ad altri, per creare un’antologia. Si chiama Storie di Mari e di Orizzonti, se vuoi leggerla la lascio sul tavolino dell’ingresso in sala, quello dove c’è la tua foto. A pagina 79 puoi leggere di te, di noi. So che ti piacerà.
Di progetti e novità ce ne sarebbero altri, caro papà, però proprio perché mi conosci bene, sai che sono un po’ scaramantica, quindi li tengo per me. Almeno finché non diventeranno una sicura realtà.
Per il resto… che altro dirti?
Mi manchi tanto papà.
Mi manchi in questa casa dove sono voluta tornare a occhi chiusi, anche se per fortuna, qui, la tua presenza aleggia forte nell’aria.
Manchi in tutte le cose pratiche della quotidianità: il prato del giardino adesso lo taglia Giovanni; Mauro, invece, ci aiuta in tutti quei lavoretti che erano il tuo punto forte. Per esempio lo scorso weekend ha riverniciato le ante delle finestre e sturato un lavandino. Alla mamma continuo a ripetere che, ora come non mai, mi sento tremendamente fortunata ad avere un fratello e non essere figlia unica.
Se chiudo gli occhi ti rivedo alle partenze di Malpensa, a inizio Gennaio, mentre mi saluti con gli occhi lucidi e il sorriso di chi non vede già l’ora di riabbracciare la sua bambina.
Serve a qualcosa dirti che se avessi saputo quello che sarebbe successo qualche mese dopo non sarei mai rientrata negli States? Temo di no.
Mi capita di svegliarmi con il suono della tua voce nelle orecchie.
Sollevo la testa dal cuscino in un’improvvisa enfasi che mi pervade il corpo, poi incrocio la tua foto sul comodino e la testa si riconnette con la realtà.
Ti ho sempre promesso che sarei andata avanti, papà. E infatti faccio così: ti stampo un bacio forte sulla pelata (mi chiedo com’è possibile che quella foto non si sia ancora consumata), mi lavo il viso, scendo in cucina e mi faccio un caffè.
Che lo sai, il caffè mi rigenera sempre.
Mi manchi papà, ma intanto guardo il cielo.
Chi sono
19 Commenti
Silvia arrivi dritta al cuore e ho sorriso tra le lacrime. Anche io ho perso il mio papà da espatriata a tanti km di distanza ed è una cosa che non si dimentica più e non si è mai grandi per questo anche se tu lo hai perso davvero troppo presto. Ti abbraccio forte e spero di leggere presto il tuo libro sarà un capolavoro con tutto questo amore che hai dentro.
Ciao Danila, purtroppo so che tu mi puoi capire molto bene. Vero, il mio papà è volato via troppo presto e facendolo mi ha lasciato un compito importante tra le mani… quello di continuare a tenerlo in vita con le parole. Spero di esserne all’altezza!
Un abbraccio cara Danila.
Cara Silvia,
Ti leggo con le lacrime agli occhi.
Grazie per la tua forza a condividere queste emozioni su carta.
Il tuo papà sarà super orgoglioso di te e sono sicura che ora hai un alleato in più che ti protegge da lassù. ❤️
Un fortissimo abbraccio anima bella 😘
Fabiola
Ciao Fabi, grazie per il tuo commento! Sono sicura che mi ha letta anche lui, in qualche modo… <3
Un abbraccio
Lui sarà sempre con te ❣️
Già… lo sento fortissimo <3
Un abbraccio Emi
Silvia cara, tu lo sai. E ti ringrazio, perché io dopo 10 anni ancora non sono riuscita a scrivere di lei, la mia mamma. Ti abbraccio ❤
Dolce Lu <3 So che capisci fin troppo bene il mio dolore. Quel che conta è tenerli stretti al cuore, questi angeli che volano sopra le nostre vite... e so che tu questo lo riesci a fare, molto bene. Sono cose che si leggono negli occhi.
Ti stringo forte tesoro <3
…. E niente.. Sono 4 anni che ho perso il mio papà e, credimi, non ho mai pianto così tanto leggendo storie simili.. Comprerò il tuo libro sicuramente, complimenti, arrivi al cuore!
Grazie Rossella, di cuore <3 Mi spiace molto per la tua perdita, ma il fatto che ti sei sentita vicina alle mie parole riesce a darmi un po' di sollievo. Nel dolore non siamo mai soli. Anzi, è pieno di persone, sparse qua e là nel mondo, con le quali basterebbe uno sguardo per capirsi all'istante.
Un abbraccio,
Silvia
Le più belle parole che un papà possa mai desiderare.
Mi hai fatto piangere ❤️ non ti conosco dal vivo, Silvia, ma a volte non c’è bisogno di conoscersi per capire la fantastica figlia e persona che si cela dietro parole così profonde. Buona fortuna per il futuro, per il concorso e per il libro. Il tuo papà vivrà sempre attraverso le tue splendide poesie.
Grazie Rossella! Ci provo con tutta la mia forza a tenerlo ancora qua tra di noi! Un abbraccio di cuore
Silvia, mia dolce Silvia. Con ancora le lacrime sulle mie guance ti scrivo di getto. La fortuna di esserci incontrate in Iowa e quell’abbraccio che non ci siamo potute dare per salutarci, ma ancora di più, quello che non ti ho dato per poterti consolare dopo quell’infausta telefonata che non dimenticherò mai più. Ti voglio davvero bene e questa lettera non potevi scriverla meglio. Il tuo papino sarà super fiero di te, così come tutte le persone che ti sono accanto. Sei speciale proprio perchè era speciale lui. Quindi non dimeticarti mai di questa tua dote innata che ti porterà ovunque tu vorrai. Ne sono certa. Con gigantesco affetto, lo stesso che spero ti dimostrerò con l’abbraccio più forte dell’universo non appena ci rivedremo. Preparati. Cecilia
Credo di averne lette molte di storie su Donne che emigrano all’Estero, i miei occhi non riuscivano a mettere a fuoco quello che stavo leggendo( troppa emozione), questo tuo grandissimo amore per la vita sara’ un grande dono per il tuo futuro💗
Ciao Claudia, grazie di cuore per il tuo pensiero.
Mi ci aggrappo forte a questa vita, papà vorrebbe così!
Un abbraccio
Bellissima storia di vita commovente
Grazie Simonetta per il tuo commento.
Un abbraccio
Molto bella questa lettera. Non sei sola, lui è sempre con te.
Un abbraccio,
Silvia-Lille
Ciao Silvia,
anche io mi chiamo Silvia e anche io ho perso mio papà mentre ero fuori per un viaggio estivo, senza aver mai avuto la possibilità di salutarlo…avessi anche solo minimamente immaginato quel treno non lo avrei mai preso.
Leggendo le tue parole non riescono a trattenere le lacrime che mi bruciano le guance e sono più amare delle altre, ogni giorno mi manca di più e vorrei tanto continuare a sentire la sua presenza come ero in grado di farlo prima: mi dava tanto conforto e la forza di andare avanti
Un abbraccio e grazie per le belle parole,
silvia