Home AutriciAlessandra - Cina Mi sono trasferita nell’ignoto e me ne sono innamorata

Mi sono trasferita nell’ignoto e me ne sono innamorata

di Alessandra Nitti
dipner

Mi sono trasferita nell’ignoto e me ne sono innamorata

In uno degli ultimi articoli ho parlato dello shock culturale dopo l’atterraggio a Kiev direttamente dalla Cina, della pace, della tranquillità, del cielo pulito dopo aver vissuto per quasi due anni in una metropoli di 18 milioni di abitanti. Ormai è passato un po’ di tempo, ma ancora mi sorprendo quando i corrieri dell’APP Taobao non mi travolgono con le loro motorette o per il fatto che nessuno mi fa foto di nascosto mentre sono seduta in metro.

Nella città si contano più di 100 murales

Pensavo di fare una assurdità e invece mi sono innamorata di Kiev

Posso dire che per il momento l’Ucraina (a dir la verità non sono uscita dalla capitale, quindi la mia esperienza è molto circoscritta) mi piace molto. Mi ha sorpresa. Insomma, a essere onesta prima di venire qui non ne sapevo molto: l’Ucraina è un Paese gelido dal quale vengono le badanti, c’è stato un incidente nucleare, un aereo abbattuto dai filorussi e vari morti per colpa dei vicini “putiniani”. Fine delle conoscenze. Essendo una nazione ex URSS, mi immaginavo Kiev grigia, squallida, povera, e invece mi sono dovuta ricredere.

Il centro della città è uno splendore!

L’architettura ricorda moltissimo quella Mitteleuropea, con i suoi palazzi dell’epoca zarista in condizioni perfette e dai mille colori, adorni di statue e altorilievi. Non si può camminare senza incappare in musei, teatri, splendide chiese dai colori pastelli e le centinaia di cupole dorate che luccicano sotto il sole perenne: da quando sono qui ha piovuto pochissimo. Negli anni ’70 era la capitale più verde d’Europa e nonostante le persone parlino con nostalgia di quei tempi, tuttora Kiev è verdissima. I parchi sono ovunque e non esiste una solo strada, in città o in periferia, che non sia alberata. I padroni della città sono i castagni, che quando sono arrivata erano verdi, mentre ora stanno tingendo tutto il panorama d’oro.

La giornata di una vagabonda

Tra una lezione e l’altra, amo fare lunghe passeggiate nel centro storico, tra gli alberi e i palazzi, attenta alle castagne che cadono dai rami. La mia passeggiata preferita è quella dalla piazza dell’Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti, dove nel 2014 c’è stata la Rivoluzione), fino alla zona antica di Podil, con la sua ruota panoramica nella Piazza della Zecca (Kontraktova Ploshcha), passando per la Chiesa Ortodossa di Santa Sofia, che sembra un sogno orientaleggiante: è totalmente diversa dalla mia magnifica San Marco, ma le cupole d’oro di entrambi e le sinuosità bizantine mi fanno assaporare la magia di un Medio Oriente immaginifico. Dall’altro lato, in linea orizzontale alla chiesa di Santa Sofia, c’è il monastero di San Michele, ma io cambio strada prima di raggiungerlo, e mi dirigo verso la piccola chiesa pastello dalle cupole verde acqua bordate di sfere d’oro: la chiesa di Sant’Andrea, in cima alla collina.

Basta allontanarsi di poco dal centro per trovare la quiete

Verso il tramonto i raggi la colpiscono a est, illuminandola tutta d’arancio, così richiama il colore dei castagni e dei gelsi in autunno. Una passerella di legno abbraccia il parco che la circonda e che scende verso le pendici della collina, nel quartiere di Podil, e in questo periodo gli alberi sono tutto un fuoco giallo, arancio e oro. L’anno scorso ero ai tropici, e i baniani e le palme di Guangzhou non subiscono il processo invernale; l’anno prima a Venezia, dove alberi quasi non ve ne sono, e quello prima ancora nella inquinatissima Pechino dove le piante soffocano, per cui quest’anno mi sembra di vivere l’autunno dei film. Chissà quanto mi emozionerò quando dalla finestra della scuola potrò assistere alla collina di Andrea completamente innevata mentre spiego il congiuntivo!

La mattina, dopo la lezione delle che termina alle 9.30, vado sempre a fare quattro passi in questo parco, assaporando il silenzio: solo i corvi e qualche vecchietta passeggiano con me sulla passerella, dall’alto della quale si vede il fiume Dniper che si snoda lungo Kiev, attraversa gli isolotti coperte di foreste, e si perde all’orizzonte; poi ci passo di nuovo al tramonto, prima della lezione delle 19, quando le coppiette passeggiano osservando il panorama e i pittori di strada che popolano il parco dipingono e mettono in vendita le loro opere. Ieri mi sono spinta più in là, dietro la piazza principale, al cospetto dell’arco dell’amicizia e di un’oscena statua propagandistica.

La chiesa di Sant’Andrea vista dalla via degli artisti

Dall’arco al parco di Sant’Andrea è stato creato un ponte di vetro sospeso sul nulla, pieno di musicisti che allietano la vista dall’alto sul fiume e sulla città vecchia. Scendendo dal lato opposto del ponte panoramico, a destra dell’arco, mi sono ritrovata nel mezzo di un boschetto, pregno dell’odore delle foglie marcescenti di fine autunno. Da lì vedevo la trafficatissima strada lungo il Dnipro, eppure dalla mia postazione non respiravo altro che aria pulita e profumata. Ai piedi del boschetto sorge un ponte pedonale sul fiume che connette la città a un’isola selvaggia, la sabbia da un lato, la foresta dall’altro. Dove porteranno tutti quei sentieri? Ancora non lo so, mi sono limitata a passeggiare sulla spiaggia accanto ai pescatori, il tramonto dietro lo skyline di Kiev.

Tra gli isolotti del fiume Dniper

La città pullula di vita

Bella da visitare, ma anche interessante da vivere. Kiev è zeppa di ristoranti con le cucine di tutto il mondo, bar, locali, nei quali gli avventori si ritrovano nell’orario giusto: quello dell’aperitivo, che da veneziana è per me un’istituzione. La cosa più divertente sono però le fermate della metropolitana: sia dentro che subito all’uscita si trasformano in mercati. File e file di banchetti su cui sono esposti pesci appena pescati, polletti spennati, frutta, verdura, un’incredibile quantità di fiori (ci sono più fioristi che qualsiasi altro locale in questa città), signore che si danno alla lirica, ragazzi con la chitarra, ragazze che ballano, uomini con la fisarmonica. Insomma, di sicuro non mancano la fantasia e lo spirito d’iniziativa e ognuno si guadagna il pane come può, vivendo la città e colorandola di mille colori e mille suoni. C’è ancora tantissimo da vedere e non vedo l’ora!

La stazione di Osokorky è stata ridipinta da vari artisti dopo un grave incendio

Il tram si prende dalla piazza Kontraktova Plosha e attraversa i boschi

Chi sono

Condividi con chi vuoi

Ti potrebbe piacere

4 Commenti

Claudia-Kiev 27/11/2019 - 08:42

Innamorarsi dell’Ucraina?! Eccomi! 🙂
Il paese delle contraddizioni, delle sorprese e degli shock culturali che lo rendono autentico, reale e tutto da scoprire. Kiev è capitale e rappresenta forse 1/5 di tutto quello che c’è altrove. Non tutto è ‘rose e fiori’ e non tutto è racchiuso nella magia di Podil’, certo, ma personalmente posso dire che c’è molto altro là fuori da scoprire e da amare!
Grazie per questo elogio alla ‘mia’ Kiev! 😉

Rispondi
Alessandra Cina Ucraina 29/11/2019 - 14:55

Ecco, ora non mi sento più sola allora ahahah Dai, gli altri 4/5 li vedrò piano piano, anche perché l’unica cosa che ho visto fuori Kiev sono stati la dogana al confine con l’Ungheria e il baretto davanti alla stazione di Uzgorod. Ovvio che non è tutto rose e fiori, ma 1. anche a Pozniaki si sta bene, nonostante i condomini osceni, 2. Prima o poi arriverà l’articolo “ciò che non mi piace dell’Ucraina” come ho fatto per la Cina. Un abbraccio

Rispondi
Chiara - Parigi 27/11/2019 - 11:47

Stupendo!! Non avevo mai considerato Kiev come meta turistica, ma a questo punto la metterò sulla mia lista! Sono troppo curiosa!

Rispondi
Alessandra Cina/Ucraina 27/11/2019 - 21:41

Chiara, ne vale davvero la pena! E poi proprio non essendo turistica i prezzi sono bassi e tutta l’atmosfera è molto umana, quasi non sembra una capitale.

Rispondi

Lascia un commento