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Il mio Paese visto da lontano

di Maria Luisa Barcellona
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italiaIl mio Paese visto da lontano mi fa una tristezza infinita, soprattutto il mio amato/odiato Sud.

Sarà che i giornali, anche quelli stranieri, tendono a ingigantire tutto? Sarà che i familiari, con gli anni, diventano catastrofisti quando, ogni volta che parli con loro, ti ricordano che l’Italia va a picco ogni giorno di più? Sarà che la distanza intensifica le sensazioni negative? O forse acuisce le percezioni?

Siamo in tanti ad andarcene e a crearci una nuova vita in altre terre.

Ma una parte del cuore è sempre lì, nella terra che ci ha dato i natali, il nutrimento per il corpo e per la mente, la lingua in cui pensiamo, i primi suoni che abbiamo ascoltato e l’aria che abbiamo respirato. Questo ci ha fatto diventare chi siamo ora.

È desolante vedere che il Paese della tua infanzia non può promettere un futuro felice né a te, né ai tuoi genitori né a chi è più giovane di te.

Ti si stringe il cuore al vedere professionisti che lavorano da una vita e con famiglie a carico arrivare con molte difficoltà a fine mese perché oberati di tasse.

Devono rimandare “quel viaggio” a non si sa quando perché hanno altre spese (tasse) destinate allo Stato italiano che non offre nulla, neanche un lavoro dignitoso per i propri figli.

Qui in terra iberica, niente affatto esente da scandali politici, instabilità economica e corruzione, mi dicono che la politica italiana è un circo e che non è normale quello che sta succedendo in questo momento.

Mi scrutano, increduli, per capire che ne penso. Che dovrei rispondere? Dovrei dirgli di non permettersi di parlare male del mio Paese? Onestamente non ci riesco.

L’Italia è ingovernabile e va peggio della Spagna.

Per quanto si dica che il tasso di disoccupazione spagnolo sia più alto rispetto a quello italiano, altri dati parlano chiaro.

La quantità di giovani italiani che vengono qui per studiare e poi decidono di restarci è incomparabilmente più alta rispetto al numero di giovani spagnoli che decidono di rimanere in Italia. Forse gli spagnoli non hanno tanta voglia di spostarsi e sono più “pigri”? Supponiamo che sia così.

In questa Europa di voli a basso costo, frontiere aperte e programmi formativi comunitari, quanti giovani europei scelgono l’Italia come destinazione di lavoro e di vita?

Quante orde di giovani italiani, invece, ogni giorno vanno via? Senza contare che i tassi di espatrio non sono totalmente esatti perché si limitano a calcolare la popolazione iscritta all’AIRE (Associazione Italiani Residenti all’Estero).

Ma ci sono tantissimi italiani che, per varie ragioni, non si iscrivono all’AIRE pur vivendo fuori da tanto tempo.

Quindi, il numero di chi è espatriato è molto più alto di quanto si possa credere.

Nessun italiano che viene qui a studiare e a lavorare vuol tornare in Italia.

Persino il giovane brillante che lascia la super impresa a Milano, preferisce Barcellona o Madrid, perché lì a Milano lavorava troppo e la qualità della vita era più bassa. Anche i pensionati vivono meglio in Spagna.

Barcellona, per esempio, è una città a misura di donna e di bambino.

Si vedono tante donne incinte per la città, tra loro vi sono anche molte donne italiane, eterosessuali e omosessuali.

A Roma e Milano non vedo la stessa quantità di spazi verdi, giardinetti e servizi per mamme e piccoli. Quando cammino per le strade delle principali città italiane, mi imbatto in facce stressate, di cattivo umore, sempre di corsa.

Tutto si fa in automobile.

Donne con pancione che passeggiano tranquille e si godono la città io ne ho viste molte di meno in Italia.

Fa male vedere tanta gente che parte e non torna.

Fa male vedere tanti venticinquenni meno determinati di altri e forse anche con meno risorse che dissipano le proprie vite in modo frivolo e per cui le giornate sono l’una la copia dell’altra. Fa male vivere con la consapevolezza che la gran maggioranza di quelli che restano e ha un buon lavoro ha anche uno o più “contatti”.

La mentalità mafiosa e clientelare è così ben radicata nel nostro Paese che è inestirpabile, immobilizza e inaridisce tutto. È considerato qualcosa di normale, perché così va il mondo. Ma, nel resto del mondo, questo non è la norma.

Nel Sud Italia il lavoro si trova attraverso il “contatto” con l’autorità locale, nei circoli, nelle feste, nelle associazioni.

O si trova rimanendo a lavorare con mammina e papino. Inviare un curriculum e affrontare un normale processo di selezione non è contemplato o si fa “pro forma”.

Il lavoro è gratis o mal pagato quando c’è.

Se dici che vuoi lavorare per guadagnare uno stipendio decoroso ti fanno vergognare di averlo solo pensato e chi lavora si sente in colpa se chiede ferie o permessi che gli spettano di diritto. Nei call center del Sud, che spesso sono l’unica opzione che resta pur di far qualcosa, i lavoratori sono vessati, maltrattati e ricoperti da insulti, soprattutto se sono donne.

Non invento nulla, mi limito a raccontare a grandi linee in parte quello che ho vissuto io, in parte quello che ho letto e, in parte, quello che mi è stato raccontato da gente che vive in Italia o che è già fuggita in un altro Paese.

Non potrei più tornarci a queste condizioni, per me è impensabile.

Più torno e più percepisco la differenza abissale che separa il mio Paese dal resto del mondo “civilizzato”. Dove sono ora di certo non è il Paese dei balocchi, ma la mentalità è nettamente più aperta. Sono cambiata, tutto mi sta stretto, mi sento soffocare all’idea di un possibile ritorno.

In Spagna, anche chi si lamenta della lenta e difficile uscita dalla crisi, conserva ancora il buon umore e “las ganas de disfrutar de la vida”.

Il mio Paese, visto da lontano, anche se non sono affatto distante, marcisce ogni girono di più, soprattutto con il recente assetto politico-economico.

Voglio che l’Italia tocchi il fondo. Perché così, finalmente, avrebbe inizio quella rivoluzione di cui tutti abbiamo bisogno e il “Bel Paese” dovrà risalire.

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8 Commenti

lucia 09/07/2018 - 07:46

leggendo l articolo mi sembra la solita mistura “dell erba del vicino è sempre piu verde”, paragoni con un altro paese prendendo barcellona come esempio della spagna tutta, quando non è cosi…, qualtia’ della vita migliore in spagna per il sole ed il mare? mi pare che l italia non manchi nemmeno quello, insomma considerazioni personali sull “assetto politico economico” degli ultimi tempi….etc etc milanesi che van via perchè in spagna c’è sole……io personalmente sono “espatriata dalla piovosa torino , proprio nel posto in foto uno dei piu belli d italia…e vivo da dio..senza aver contatti per lavorare o incontrare situazioni mafiose….

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Maria Luisa Barcellona 09/07/2018 - 19:35

Non mi sembra che tu abbia compreso molto bene l’articolo. Dove ho scritto che in Spagna la qualità della vita è migliore per il sole e per il mare? Dove scrivo che i milanesi van via perché in Spagna c’è il sole? Davvero credi che con “qualità della vita” io mi riferisca al mare e al sole? Tu hai travisato tutto! Sono felice che ti sia andata bene, ma pensi davvero che ce ne siano tanti come te? Chi ha viaggiato sa di che parlo e mi capisce molto più di tanti italiani che sono rimasti. Il problema fondamentale di molti italiani è che non accettano le critiche sul proprio Paese.

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Finally Mallorca 10/07/2018 - 11:45

Maria Luisa, perché rispondi così “aggressiva” a Lucia? Anche io ho interpretato il tuo post come lo ha fatto Lucia. Quello che hai scritto è il tuo punto di vista e naturalmente non vale per tutti. È basato sulle tue esperienze che sembra, da quello che scrivi, essere state negative. Ma per fortuna non per tutti è la stessa cosa ed è quello che scrive Lucia. Io ho lasciato l’Italia più di 16 anni fa, non l’ho fatto perché volevo scappare da una situazione che non mi piaceva ma per amore, per poter continuare la mia vita insieme al mio compagno. Ho viaggiato molto e mi riconosco in parte in quello che scrivi. Ma sono sicura che ci sono molti a cui è andata bene anche restando in Italia.

Che tu non voglia tornare in Italia lo capisco, non ci sono tornata neanche io.

Scrivere un post su Donne che emigrano è un modo per scambiari esperienze e far conoscere realtà diverse, ma quello che si scrive non è una realtà assoluta. Scrivi che molti italiani non accettano critiche sul proprio Paese, credo che molti italiani abbiano difficoltà ad accettare qualsiasi “critica”, anche alcuni commenti ai post che uno scrive:-).

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Maria Luisa Barcellona 14/07/2018 - 11:25

Ciao “Finally Mallorca”, niente affatto aggressiva. Sono molto abituata alle critiche e mi hanno fatto crescere tanto, in molti ambiti della vita. Quindi le critiche sui post siete liberi di farmele, l’importante però è i post che si sappiano leggere bene e con mente aperta.
Un saluto!

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Dalila 09/07/2018 - 10:15

Mi hai tolto le parole di bocca..

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Maria Luisa Barcellona 14/07/2018 - 11:20

🙂

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Elisabetta Cork 09/07/2018 - 23:30

Ti capisco eccome cara Maria Luisa! A volte prendere le distanze ci fa vedere le cose con più fuoco. Se poi c’è qualcuno che invece non la pensa così, meglio per lui. Non esite il paese perfetto, ma esistono paesi che ci sono più affini e non necessariamente nasciamo nel posto che più ci somiglia. E quando ce ne andiamo, è impensabile non avere opinioni sul nostro paese di origine. Nel bene e nel male, ovviamente.

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Maria Luisa Barcellona 14/07/2018 - 11:19

Grazie Elisabetta, sono completamente d’accordo con te.

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