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Mondiali in Qatar: le nostre impressioni

di Samanta - Jena DE

I mondiali in Qatar sono, ormai, sulla bocca di tutti. Stampa, notiziari, opinionisti e, ovviamente, blogger ne hanno parlato ormai a lungo. Anche nei Paesi in cui viviamo, seppure questi siano ben lontani geograficamente, se n’è parlato. Ma in quali termini? Venite a scoprirlo con noi, attraverso gli occhi di Samanta, Lisa ed Elena. Buona lettura!

 

La Germania e i mondiali in Qatar (Samanta da Remagen)

In Germania, i mondiali in Qatar sono  stati dibattuti a lungo. Alcuni li hanno visti con occhio critico, altri si sono nascosti dietro al solito perbenismo di facciata. Molti, poi, si sono persino concessi affermazioni quali “la politica non appartiene al mondo del calcio” oppure “vogliamo solo divertirci”.
I giocatori della nazionale non hanno indossato la fascia con la scritta “One Love”, ad eccezione del capitano. Questo ultimo, incurante delle ripercussioni della Fifa, ha infatti giocato con la fascetta al braccio. Tutta la squadra, inoltre, ha posato coprendosi la bocca con le mani. Questo gesto, che ha colpito moltissimi giornalisti e inorgoglito altrettanti tifosi, vuole porre l’attenzione sulle azioni della Fifa. Quella mano davanti alle labbra intendeva simboleggiare il silenzio imposto ai giocatori e la mancata presa di posizione rispetto alle affermazioni del Paese che ospita i mondiali.

Dalla delusione all’orgoglio in pochissimo tempo: questa, perlomeno, è stata la reazione di molti colleghi, quando si è discusso dei mondiali in Qatar. Molti hanno fatto subito il confronto con la nazionale iraniana, lodando il coraggio dei giocatori che si sono rifiutati di cantare l’inno nazionale. Di fronte al rischio di venire incarcerati o di non rivedere la propria famiglia, molti hanno visto la penalità imposta dalla Fifa come una sciocchezza veramente ridicola.

Per la prima volta, peraltro, ho visto pochissime bandierine e coccarde appese. Se ripenso ai mondiali di otto anni fa, infatti, ricordo i parcheggi pieni di auto con le bandierine tedesche. Tanti giustificano questa mancata partecipazione del pubblico tedesco dicendo si svolgano nella stagione sbagliata. Di norma, infatti, non si gioca in inverno. Io, onestamente, spero si tratti di una piccola presa di coscienza in merito all’importanza dei diritti umani. Spero faccia riflettere sulla semplicità con la quale questi vengono dimenticati, se c’è di mezzo il divertimento altrui.

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Il Canada e i mondiali in Qatar (Lisa da Saskatoon)

Due sono gli sport nazionali in Canada: l’hockey sul ghiaccio, conosciuto da tutti, e il lacrosse, molto famoso nella provincia del Saskatchewan dove vivo. In Canada il calcio non è uno sport così praticato ed amato come in Italia. Basti pensare che il Canada partecipa quest’anno alla coppa del mondo dopo ben 36 anni di assenza. 

Ma qual è la percezione dei canadesi in merito a questi mondiali?

Se da un parte i canadesi sono contenti di questa qualificazione ottenuta dopo molto tempo, dall’altra si discute ampiamente su media e giornali della situazione in Qatar. Si parla di come il Qatar abbia ottenuto il diritto di organizzare questo torneo attraverso una procedura segnata da accuse di concussione e corruzione. Si discute  inoltre sull’idoneità morale del Qatar ad ospitare un evento del genere ed ancora  del fatto che migliaia di lavoratori abbiamo perso la loro vita nella pazza frenesia di costruire nuovi stadi. 

L’Inghilterra e i mondiali in Qatar (Elena da Londra)

Siamo alle battute finali di questi mondiali di calcio, ai quali il Regno Unito ha partecipato con due nazioni. Si tratta dell Galles e dell’Inghilterra, che la sorte ha voluto fossero nello stesso girone eliminatorio. Solo la seconda si è qualificata per i quarti e ora le semifinali.
C’è grande attesa qui, come sempre quando si giocano competizioni internazionali, dato che l’ultima e unica vittoria risale ai mondiali del 1966! A ogni evento, sia europeo che mondiale, l’atmosfera è elettrica. Il calcio, nonostante non sia l’unico sport di massa nel paese, dove compete con rugby e cricket, e’ comunque capace di muovere le masse. La pressione sulla squadra inglese è ancora più forte, a seguito della vittoria della squadra femminile durante l’estate.

Ogni vittoria viene celebrata sulle note di “Sweet Caroline”, una canzone di Neil Diamond del 1969. Nel 1990 venne anche cantata per celebrare la vittoria della squadra di baseball di Boston come omaggio a un giocatore che aveva appena avuto una bambina di nome Caroline. L’altro canto che accompagna ogni successo è quello di “It’s coming home”, cioè (il trofeo) viene a casa. Dopo la delusione degli ultimi europei, persi in finale contro l’Italia, sarà questa la volta buona? E se lo fosse, servirà a fare dimenticare le polemiche scoppiate prima dell’inizio dei mondiali?

La più grossa, condivisa da molte nazioni, legata alla sede della competizione, un paese che ha una pessima reputazione per i diritti dell’individuo, in particolare delle donne e delle minoranze, sia etniche sia di gender. A seguire una notizia legata più al mio paese di adozione: David Beckham, ex-giocatore inglese che continua a godere di immensa fama, ha accettato di essere ambasciatore di questi mondiali per il “modico” compenso di 10 milioni di sterline. A suscitare indignazione e’ il fatto che Beckham si sia spesso schierato a favore della comunità LBGTQ+, che è fortemente discriminata in Qatar.
Le polemiche sembrano ora dimenticate, o messe in disparte: dal punto di vista sportivo, questi sono stati sicuramente dei mondiali interessanti, con risultati a sorpresa.
Vedremo chi vincerà ma soprattutto, speriamo che, una volta spenti i riflettori, il paese veda un cambiamento per i diritti umani.

 

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