La Norvegia – poverina- e’ un paese non proprio fortunato per quanto riguarda il cibo.
L’agricoltura si basa su tutti quegli alimenti che non hanno bisogno di sole. Ci sono molti tipi di patate, cavoli, broccoli, rape ,ottime mele e delle fragole bellissime, ma i nostri bei sapori e colori qui se li possono scordare, purtroppo.
Alla generazione di mia nonna, norvegese, non e’ importato, per tantissimi anni, non avere una cultura del cibo. A loro bastava un po’ di carne e una grossa quantità di pesce che, qui, e’ molto buono ovviamente, anche se non costa cosi’ poco come si potrebbe pensare, ed e’ comunque l’alimento più amato. Inoltre, fa molto bene come tutti sanno.
Dopo gli anni 60′, con l’arrivo del petrolio e l’arrivo dei primi stranieri, si e’ visto un notevole influsso positivo arrivare dall’estero, i pachistani si sono portati da casa colori, profumi e sapori. E’ appena andata in onda una trasmissione molto carina che ne parlava. Una famiglia composta dai due genitori e tre figli hanno vissuto in una riproduzione della loro casa in stile dagli anni 20 ai 90. La cucina veniva fornita man mano dei nuovi strumenti da lavoro e degli ingredienti che venivano importati. I poveretti hanno fatto fatica ad arrivare indenni ai tempi moderni e si sono emozionati con l’arrivo delle zuppe in busta, mentre per un paio di decenni si sono dovuti accontentare di merluzzo in tutte le forme.
Oggi, qui non esiste comunque una cultura alimentare come la nostra ma, almeno, ci provano a rubacchiare le idee dal resto d’Europa, c’e’ da dargliene atto. Il problema e’ che il cibo che viene importato costa molto per i dazi doganali: la Norvegia rientra in Schengen ma non fa parte del mercato comune, quindi paghiamo in pepite d’oro la mozzarella, il parmigiano e in genere tutti i latticini.
La pasta e i sughi – che sono la cosa che più ricordano l’Italia nell’immaginario collettivo – sono stati sdoganati da tempo e anche a prezzi decenti. Se non si e’ tanto schizzinosi si può provare ad acquistare i prodotti italiani copiati dagli stabilimenti di qui: si trova riproduzione di tutto, anche del pesto alla genovese.
Poi c’e’ la categoria dei cuochi famosi che fanno le trasmissioni sul cibo e che sono conoscitori del cibo estero. In effetti provano le varianti personali e nessuno li ferma quando si inventano le ricette…credono che per fare la pizza si possa usare anche il pane turco invece della base.
I cuochi sopracitati stanno facendo i soldoni con la gente di città che, tra una cosa e l’altra, sia perché lavora tanto e non ha dunque tempo per cucinare, sia perché non ha voglia di andare a fare la spesa, compra quelle che si chiamano “le casse alimentari”.
Sono delle cassette che vengono consegnate alla porta del cliente, molto simili alle nostre di verdure a km 0, la differenza e’ che qui si trova sia la verdure sia tutto il resto. Letteralmente c’e’ il cibo occorrente per una famiglia per mangiare un pasto caldo al giorno per una settimana , le dosi corrette di pesce, carne e verdure e una serie di ricette che si possono eseguire.
I prezzi sono da capogiro e non so spiegarmi come sia possibile che tanta gente le compri, eppure e’ cosi’.
Ho appena scoperto che esiste anche la versione single della cassetta, che e’ tristissima se ci si pensa bene…
Tutto cio’ perché in Norvegia non hanno una cultura alimentare varia e ricca e hanno bisogno di aiuto per combinare un po’ i sapori. Per il pranzo non c’e’ da pensarci troppo perche’ si mangia il matpakke ovvero la schiscetta che, di solito, e’ composta da un paio di sandwich, ma a cena c’e’ chi pensa per loro.
Per questo quando si entra in un ristorante italiano ci si emoziona sempre un po’, si riconosce subito la mano del cuoco, si capisce che si chiama Mario e non Thomas e si apprezza sempre quello che ci viene portato al tavolo!
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