Nuova Zelanda ti ho amato, ma chi si ferma è perduto
Eccomi in Italia, con la valigia sempre pronta. Una valigia, perché l’altra l’ho lasciata ad Auckland, Nuova Zelanda, da un amico, siccome la compagnia aerea mi consentiva di portare con me solo un bagaglio. Non so quando tornerò a riprenderla , né se la ritroverò , o se il mio amico deciderà a sua volta di partire e la affiderà a qualcun altro… O a un negozio dell’usato! Si ricomincia quella vita con a disposizione 30 kg di vestiti per 4 stagioni, alla quale mi ero abituata i primi tempi che ero in Nuova Zelanda, ma, dopo essermi sistemata, i miei averi sono aumentati a dismisura e ora ricomincio con quei 30 kg.
Ines in transito. Sto facendo la spola tra la mia città natale, Domodossola, e la mia città adottiva, Genova.
L’evento principale di queste settimane è stato vedere la neve. Saranno stati 3 o 4 anni che non la vedevo, ad Auckland l’inverno è molto mite e le temperature medie non scendono sotto ai 7 gradi di notte. É stato bellissimo vederla scendere dal cielo silenziosa, io ero proprio emozionata come una bambina, stavo li alla finestra a fissarla, mi sono fatta portare in montagna, ho fatto i miei pupazzi di neve. Le mie mani abbronzate risaltavano su tutto quel candore, le mie mani che arrivavano dall’estate della Nuova Zelanda che si sta concludendo ora, mentre qua le giornate si allungano e si guarda verso la primavera.
Quando incontro i miei amici, la domanda è sempre la stessa : quando torni in Nuova Zelanda? Ah ma non ci torni più? E perché non ci torni?
Faglielo capire quello che mi è passato per la testa, quello che sento dentro, quello di cui ho bisogno. Loro non possono capire perché ormai io parlo un’altra lingua, che non è l’italiano e non è l’inglese, parlo la lingua di chi ha la sindrome di Wanderlust.
Quella lingua che impariamo quando viaggiamo, quando assimiliamo le altre culture dei posti in cui viviamo e della gente che incontriamo nei nostri viaggi, quella gente che ci lasciamo alle spalle quando decidiamo di ricominciare in un altro posto, ma che porteremo per sempre con noi, perché ci abbiamo passato esperienze incredibili della nostra nuova vita.
Quello che provo a far capire ogni volta è che non ho lasciato la Nuova Zelanda perché non mi piacesse o perché non ci potessi rimanere, ma perché mi sentivo oppressa dal sistema dei visti, che mi legava ad un datore di lavoro e ad una città specifica. Ho sentito il bisogno di mollare ed essere libera di muovermi per un pó. Ho scelto Ibiza, Spagna. Che per la cronaca non è solo “sesso droga House e gay”.
Ibiza é fatta anche di spiagge meravigliose, paesaggi pazzeschi, zone tranquille in cui si rifugiano le famiglie. E per me che ci vado a lavorare, sarà fatta di turni di 10-12 ore al giorno, uno stipendio da fame rispetto a quello che guadagnavo in Nuova Zelanda e nessun giorno di riposo a luglio e agosto. Sarà un massacro lo so già, ma non vedo l’ora di essere lì e iniziare a godermi la magia di quell’isola che ho già visitato due volte da turista e mi è rimasta nel cuore. So che non sto andando in vacanza, so che sarò stanca e non avrò tanto tempo per spiagge e discoteche, spero imparerò lo spagnolo più in fretta di quanto abbia imparato l’inglese e sono sicura che sarà un’altra esperienza memorabile della mia vita.

Spagna, Ibiza, Tramonto a S. Antonio
Io sono pronta. Aereo prenotato, stanza affittata in una casa con 3 ragazze, una marocchina e due di Madrid. Loro masticano un inglese molto approssimativo e io posso dire lo stesso del mio spagnolo. Sono pronta a rivivere quei mesi di frustrazione in cui non capirò abbastanza e non riuscirò ad esprimermi abbastanza, cosa che in Nuova Zelanda ho superato dopo quasi due anni, e dire che pensavo di saperlo l’inglese! Io non sono quel genere di persona che si accontenta di farsi capire, ho sempre cercato di imparare il più possibile e anche ora che sto per andar in Spagna, giro col libro di spagnolo in borsa, ho 5 o 6 App sul telefono per allenarmi e arricchire il vocabolario, ho iniziato ad ascoltare solo reggaeton (canzone preferita: Borro cassette di Maluma) e Google translator è diventato il mio migliore amico. Sento che dimenticherò velocemente l’inglese che oramai era arrivato a un livello parlato molto buono -pronuncia e accento italiano a parte – e spero di arrivare a un livello decente di spagnolo in poco tempo. Le lingue mi sono sempre piaciute e dicono che più ne sai e più facile diventa impararle, confido in queste voci di popolo.
Non ho paura delle novità, di dover partire da zero in un posto in cui non conosco nessuno, o di avere difficoltà coi soldi e col lavoro. La cosa che mi spaventa di più è non poter comunicare come voglio io a causa della lingua. Ci sono già passata e questo è quello che mi è pesato di più in Nuova Zelanda. L’ansia di quando suona il telefono e tu non vuoi rispondere perché sai di non capire un cavolo, me la sono portata dietro per un bel pó! Pero da subito ho adottato uno stratagemma quando si trattava di telefonate di lavoro, per andare a fare i colloqui : “Can you text me the address please? “ Così anche se non capivo chi mi stava chiamando e per che lavoro, sapevo di sicuro dove andare a fare il colloquio, che era già qualcosa! Al ristorante per un bel po’ ho chiesto aiuto ai miei amici per ordinare, perché non capivo cosa ci fosse sul menù. Integrazione coi locali: è stato un disastro, perché il più delle volte nei primi due anni non riuscivo a seguire le conversazioni e quando il mio inglese è diventato fluente, mi sono messa nei panni di chi precedentemente ha dovuto sopportare lo stress di parlare con me. Quando hai davanti qualcuno che non sa bene la lingua, è abbastanza noioso parlare, se non hai pazienza infinita. Ti interrompono se non capiscono, devi stare a spiegare parole ogni 3 x 2, poi ci sono quelli che si vergognano di dire che non hanno capito, o quelli che pensano di aver capito ma non hanno capito niente, ma il risultato è lo stesso. Ti spazientisci e non hai voglia di parlare con queste persone, perché effettivamente non riescono a interagire!
Ora scusate, ma devo andare a studiare lo spagnolo! (Ps: non è vero che per parlarlo basta aggiungere la S!)
6 Commenti
Ho letto un paio di volte questo articolo…. Tanta ammirazione e un grandissimo in bocca al lupo
grazie mille 🙂
Daje Ines.
Prima Sydney per me, poi Auckland.
Sydney di nuovo, per diversi anni. Improvvisamente, Roma. Mentre valuti Barcellona, ti ritrovi a Malta.
Sara un estate caldissima per me. E per te.
Nuovi inizi e tanta vita:)
ciao valentina, hai scritto una cosa bellissima! nuovi inizi e tanta vita! mi sono appena resa conto che una volta che si inizia a girare e’ difficile fermarsi, anche per me quando ho deciso di lasciare auckland mi è scattata quella molla che dall’idea di andare dritta in australia, sono arrivata all’idea di passare prima da ibiza, poi dalle canarie e poi dal canada. ma non ci penso, perchè magari a ottobre, finita la stagione, la testa mi dirà di andare in un ulteriore altro paese!
Ho vissuto in Spagna e ora sto cercando di trasferirmi lì. Se posso darti un consiglio per la lingua lascia perdere il reggeaton 😛 se vuoi capire meglio lo spagnolo, e gli spagnoli, i gruppi migliori e più seguiti del momento sono Vetusta Morla, Depedro, Xoel Lopez e Viva Suecia. Quando poi avrai una base inizia a guardare a più non posso serie e film spagnoli 🙂 chissà..magari ci vedremo nelle nostre nuove vite spagnole!
grazie per le dritte musicali 🙂