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Reinventarsi in Olanda in piena pandemia

di Paola - Amsterdam
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Reinventarsi in Olanda in piena pandemia

E’ passato più di un anno da quando il mondo è stato investito da una grande onda. Un anno da quando l’onda ha ufficialmente colpito l’Europa. Non spenderò più di tante parole sulla pandemia o su come abbia colpito me; piccole note sparse sono già disponibili in rete, qui, sul mio sito.

Quel che voglio fare, invece, è dare spazio a due storie di piccoli imprenditori italiani residenti in Olanda, a cui la pandemia ha portato via apparentemente tutto, ma non la determinazione né la creatività. I settori del turismo, della ristorazione e dell’arte sono stati tragicamente colpiti. I miei due ospiti di oggi lavorano in questi ambiti, e quel che condivido in questo articolo sono messaggi di speranza.

Se anche voi avete una storia da raccontare o qualcuno da segnalare nell’ambito dei settori sopra citati, lasciate un commento e contattate la redazione di Donne Che Emigrano.

E ora, spazio a parole fantastiche ma vere.

Emilio & Sicitrus

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Dirigere un bar in Olanda è un’attività che ti può cambiare la vita. Soprattutto quando sei italiano, cuoco, hai passione per il tuo lavoro e sai quello che stai facendo. Sono questi i precedenti di Emilio, da sempre nel mondo della ristorazione.

Se c’è una cosa che impari quando sei in questo business, è che non importa quanto una crisi economica sia forte, la gente troverà sempre i soldi per distrarsi una sera e andare a mangiare fuori. Quello che non ti aspetti per niente, è che tu il locale lo debba chiudere proprio.

Ho conosciuto Emilio casualmente a gennaio di questo anno, mentre studiavo la situazione degli imprenditori locali e cercavo spunti per questo articolo. Emilio mi contatta dicendomi “io vendo arance”.

Il settore alimentare locale è tutto un mondo (e un articolo) a parte, e arance italiane non se ne vedono. Voglio capire da Emilio come si è organizzato. Una lunga videochiamata su whatsapp con me seduta sul letto in una posa del tutto scomposta e lui semi-infreddolito in una casa a Delft fa da sfondo a una conversazione che alla fine mi mette fame e voglia di svuotare le scorte di Sicitrus – è questo il nome della ditta.

Ma che hanno  queste arance di speciale?

Sono siciliane, come lui. Praticamente un miraggio. (Non di siciliani – quelli ce ne sono a bizzeffe, da questi parti.) Sento le papille gustative attivarsi, ma non mi lascio distrarre. Voglio sapere come fa a importare e smerciare garantendo freschezza e basso costo.

Se vuoi vendere agli olandesi, devi combattere con i colossi del supermercato, con gli spagnoli o con i negozi dei turchi. Emilio è piccolo, non possiede un magazzino. Con il supporto iniziale del suo amico Luca, si affida ai social. Semplici post nei gruppi locali. E le prime arance partono – quando si dice ‘dal produttore al consumatore’. Lo so, in questo momento sembro la voce della pubblicità della Coop su Canale 5, ma lui lo ha fatto sul serio.

Le arance vengono raccolte e spedite entro 48 ore, vendute sul mercato olandese prima ancora che arrivino sul territorio, e questo sistema permette di mantenere i prezzi bassi, per un prodotto dalla qualità eccelsa. Ma cos’è ‘basso‘?

L’ordine si effettua per cassette da 6 oppure 10 chili. Una cassetta da 6 chili contiene tra le 15 e le 20 arance, moro o tarocco, che, grazie alla loro freschezza, possono stare fino a un mese. Un chilo di arance viene 2,20 EUR. Con le temperature che ci sono da queste parti, non c’è nessun problema per la conservazione. (Tra l’altro, nei giorni in cui scrivo, ci sono neve, ghiaccio e -17 gradi, mannaggia a loro – se tiri un’arancia con questo freddo, uccidi qualcuno probabilmente, quindi non lo fate, voi che avete le arance a casa).

La mia domanda per Emilio a questo punto è: che si fa quando arriva l’estate e di arance non è stagione?

Le limonate, dice lui. E qualche pranzetto buono, perché il ragazzo si sta preparando a vendere verdura di stagione, finocchi, carciofi, asparagi, pistacchio di bronte, olio evo, uva di canicattì, pomodori ciliegino, e altre “diavolerie siciliane”, come le chiama lui. Tutto rigorosamente fresco e, soprattutto, con scelta anche bio. Che chi vive in Olanda sa perfettamente cosa significhi e quanto importante sia.

Ci sono due cose che mi hanno colpito nella storia di Emilio. 

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Uno: il ragazzo ha fatto breccia nel mercato in maniera massiccia e in due secondi. Sicitrus è stato pensato in estate, pianificato in autunno, avviato in inverno; nel giro di un mese ha fatto così tanti clienti, sia privati che negozi, che Emilio sta già pensando di espandersi nelle nazioni limitrofe. Consegna in tutto il paese e lo fa personalmente, per cui magari offritegli un caffè o un tè quando lo vedete, che sta tutto il tempo seduto in un furgone. Ha affascinato gli stranieri e tra i primi clienti vanta Linda, olandese proprietaria della fattoria bio Hoeve Biesland, e Andreas, colombiano proprietario dell’azienda bio Roots, Rice and Beans.

Due: la capacità di tirarsi su. Non solo devi chiudere il locale; la tua compagna lavora(va) nel teatro – e insieme hai figli. C’erano tutti gli ingredienti per scoraggiarsi. Invece ho trovato un Emilio sorridente, cosciente della vita reale, concreto, e ancora sognatore. E questa ricetta mi è piaciuta. E siccome io sono una conviviale, gli ho chiesto un paio di ricette vere, da creare con i prodotti Sicitrus, e da passare a voi. Emilio vi suggerisce di provare:

. un antipasto a base di cipolla rossa, finocchio e buccia d’arancia – tutto da scaldare insieme a un po’ di zucchero fino a creare una salsa caramellata, da utilizzare con bruschette, pesce e carne;

. gin & tonic con limone bio e lamponi rossi;

. Morir Sognando, tipica bevanda dominicana preparata con latte, ghiaccio e succo d’arancia, a cui potete aggiungere una punta di cannella oppure cardamomo o vaniglia.

Provatele se volete, e fategli sapere com’è andata. Nel frattempo, per altre ricette, arance o anche solo un caffè, potete contattarlo così:

Il sito ufficiale

La pagina Facebook

Valentina & Insolita Amsterdam

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Conosco Valentina praticamente da quattro anni. E’ stata una delle prime italiane con le quali sono entrata in contatto quando sono arrivata in Olanda; collaboravo con la redazione di Italian Radio, web magazine europeo, e per un periodo ho condotto interviste che vertevano sul rapporto tra la cultura olandese e la cultura italiana.

Quando ho approcciato Valentina per la prima volta, ero nel suo ufficio, uno spazio di coworking al centro di Amsterdam. La sua attività era in piedi da circa un paio d’anni ed era in piena fase di espansione. Sono sicura che molti di voi ne avranno già riconosciuto il nome nel titolo. Insolita Amsterdam è un brand affermato, che Valentina ha costruito nel tempo con competenza e con una determinazione incrollabile, mettendoci dentro idee fuori dal comune che le hanno fatto guadagnare il nome che porta oggi, ampiamente riconosciuto nel settore.

Dopo quella intervista siamo rimaste in contatto; lei nel frattempo si sposava, assumeva 6 collaboratori, intervistava me, e chiudeva il 2019 con 10.000 clienti accompagnati e 600 tour organizzati.

E a questo punto si fa necessario un chiarimento sul business di Valentina.

InsolitAmsterdam bv è all’apparenza una normale agenzia turistica in loco; tuttavia, al contrario dei suoi competitors, vive e opera 12 mesi l’anno, grazie alla realizzazione di visite guidate personalizzate e su percorsi extra-turistici; personalizzate sul serio.

Con Valentina e i suoi collaboratori, è possibile pianificare tour individuali, per famiglie, coppie, e cambiare programma anche all’ultimo minuto; si può visitare il centro storico della città, ma anche i mulini a vento di Zaanse Schans, oppure pedalare nei parchi della capitale.

Un tour che mi stuzzica parecchio e che trovo delizioso per chiunque abbia figli, è l’action game per bambini alla scoperta di Amsterdam attraverso indovinelli, basati sulla storia della città: c’era una volta un marinaio, arrivato ad Amsterdam con la Compagnia delle Indie, che deve essere catturato e imprigionato…  I bambini sono gli investigatori per 90 minuti e comunque vada sarà un successo, perché c’è sempre un premio finale.

Ora, le guide turistiche e la pandemia non sono proprio due concetti che vanno d’accordo.

Ma se c’è una cosa che ho sempre apprezzato di Valentina, è la sua infinita dose di risorse creative che nemmeno la tasca di Doraemon.

Così, Insolita Amsterdam si è messa a fare visite guidate contactless della città per chi si trova sul posto: passeggiate reali con indizi virtuali, da seguire in una audiodescrizione, alla quale si accede con un link speciale condiviso all’atto dell’acquisto.

Per chi non si trova in Olanda o non può muoversi, ma sente la mancanza delle avventure in territorio nord-europeo, Valentina ha realizzato qualche video per viaggiare virtualmente, ma anche la Amsterdam Food Box, contenente una selezione personalizzata di prodotti tipici inviati in scatola tramite posta.

Con la Amsterdam Food Box, si entra a far parte della community Amsterdam Food Box Club, e si ricevono per posta speciali ricette olandesi da realizzare con i prodotti ricevuti nella scatola.

Ma Valentina non la fermi mai, sicuramente nemmeno con i -17 gradi citati sopra.

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La ragazza ha appena lanciato il suo primo podcast, che si chiama Casa Amsterdam. Praticamente viaggi da seduto. Alla maniera di Insolita Amsterdam. Ogni episodio parla di una caratteristica dell’Olanda e Valentina condivide la sua esperienza, più l’esperienza della sua community. Considerazioni storiche e culturali fanno da sfondo, chiunque è invitato a partecipare e ad inviare il suo contributo. Il podcast è gratuito e disponibile su tutte le più comuni piattaforme, da Spotify ad Anchor.

Non ho idea di cosa Valentina si inventerà ancora, ma se la conosco abbastanza so per certo che sta macchinando qualcosa di speciale da sfornare non appena saremo tutti di nuovo in grado di viaggiare, e ci accoglierà come solo lei sa fare. Nel frattempo, vi lascio i suoi contatti:

Il blog di Valentina

Le visite guidate virtuali di Insolita Amsterdam

La Amsterdam Food Box

Il podcast Casa Amsterdam

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