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L’opportunità di un pomeriggio, il cambiamento di una vita

di Katia
pomeriggio-vita

opportunità-vitaTestimonianza di Francesca Ferrero

Era un pomeriggio d’estate, sembrava un solito e noiosissimo pomeriggio, di quelli molto afosi dove, sul letto rigorosamente a pancia sotto, giravo sul web  alla ricerca di un cambiamento che però non era mai arrivato fino a quel giorno. Invece finalmente l’opportunità arrivò anche per me.

All’epoca 19enne venivo da una storia d’amore finita male, di quelle dove persino le famiglie entrano a farne parte e, di conseguenza, portano con sé  più tristezza, malinconia e anche un po di rabbia.

Ebbene, entrò mia madre nella mia stanza e mi disse che potevo andare dove volevo fuori dall’Italia per un mese.   

Non me lo feci ripetere due volte e in pochi minuti avevo già milioni di proposte da sottoporgli. Gli accordi erano solo due: studiare una lingua e spendere il meno possibile. Inizialmente pensai di recarmi in  Spagna, mi sembrava un ottimo compromesso  per una come me che non azzeccava una parola di inglese:  stessa moneta, lingua “abbordabile” pensai. La Spagna  era perfetta eccetto per un motivo: tra casa e la scuola avrei speso  esattamente quanto se fossi andata a  Londra, però quest’ultima mi offriva  due settimane in più di soggiorno.

La mia scelta era chiara: volevo andare via, e volevo stare via quanto più a lungo possibile, quindi la sera stessa prenotai per Londra.

Di lì a poco più di una settimana sarei partita. Lasciai il call center per cui lavoravo, comprai una valigia enorme, un pc portatile piccolissimo, coperte, asciugamani e presi quell’aereo che mi avrebbe condotta su suolo britannico. Cavolo quanto pesava quella valigia! Era dieci volte me e a stento riuscivo a trascinarla con  le rotelle.

opportunità-vitaArrivata a Londra mi trovai a dover aspettare la proprietaria di casa con le chiavi per quasi un ora ma non fu un problema, il tempo di una sigaretta e conobbi il mio primo vicino di casa, un giovane uomo con due bambine piccole e un cagnolino che viveva a casa dei genitori: sinceramente non ho idea di cosa ci siamo detti perché non parlavo minimamente inglese, però ci siamo capiti e, poco dopo, accompagnò me e la mia compagna di stanza – anche lei arrivata quel giorno e anche lei italiana – a fare la spesa.

La casa era un totale disastro e io non avevo idea di dove mettere le mani, a casa mia non avevo mai mosso un dito! Per fortuna in casa eravamo in 5:  3 ragazzi già li da un mese e una ragazza. Tutti più grandi di me, tutti con più esperienza e tutti con un enorme pazienza nell’insegnarmi tutto: dalla strada per tornare a casa  al come fare a rinnovare la oyster card, al come pagare ogni mese l’affitto.

Non sono il tipo di persona che fa dei piani, che organizza le sue giornate e che prima di partire si informa, sono esattamente l’opposto: sono il tipo di persona che si arrangia su tutto e che adora scoprire di volta in volta le cose che la circondano. Uscivo di casa, camminavo a caso mi perdevo, impazzivo, continuavo a girare e se trovavo uno starbucks o un ben’s cookie  mi fermavo  e poi tornavo anche a costo di metterci  il triplo del tempo: vi assicuro che nei mie lunghi tragitti per tornare nella mia casa londinese ho imparato e visto cose che non avrei mai immaginato di vedere e fare.

Ho provato la paura quando la sera, o meglio, la mattina alle 4 giravo per le strade da sola dopo una serata in centro con gli amici. Ho provato la gioia quando salivo di livello al corso di inglese. Ho provato la malinconia quando in casa mi trovavo da sola. Ho provato smarrimento quando tutti i miei vestiti sono rimasti chiusi nella lavatrice per quasi una settimana in attesa di qualcuno che venisse ad aggiustarla! Ho provato la “fatica” di cucinare con la febbre, di portare bottiglioni d’acqua fino a casa. E ho provato l’ amore, l ‘amore per quella città che mi ha insegnato a essere grande ed a rapportarmi con le persone, ad ascoltare  punti  di vista diversi dai miei. Non sono rimasta 6 settimane bensì 6 mesi. Ho cambiato due case i quei sei mesi ed ho vissuto con 13 coinquilini diversi: italiani, spagnoli, argentini  e sud africani.

E’ stata un esperienza unica che, nonostante le difficoltà che inevitabilmente ho incontrato, farei altre mille volte. E vi giuro il timore e la paura che vi invade prima di partire, una volta messo il piede su un terreno straniero, si dissolve e vi lascia un senso di pace inaspettato: non ho mai provato nulla di più eccitante della sensazione di essere liberi, soli e in un posto totalmente nuovo dove puoi decidere chi essere cosa fare e chi diventare.

Viaggiate ragazze vi prego, viaggiate: perché il rimpianto di non averlo fatto è un macigno troppo grande per chiunque.

La paura non può limitare la vostra sete di conoscenza.  


Francesca Ferrero oggi

Quando  sono tornata da Londra mi sono iscritta all’università italiana per ragioni esclusivamente economiche (a Londra costava troppo studiare e l’ iter per le borse di studio era troppo lungo).  Poco dopo la mia iscrizione all’Università  sono andata in Erasmus in  Belgio.

Londra mi ha aperto la porta per l’Erasmus perchè parlavo inglese bene e avevo preso una certificazione di lingua che ho sfruttato intensamente  anche qui in italia: molti colloqui di lavoro su territorio italiano sono andati a buon fine proprio grazie al fatto di aver vissuto all’estero. Una volta rientrata dal Belgio  mi sono laureata e adesso sto pensando di trasferirmi ancora una volta all’Estero per cercare un buon  lavoro o per seguire un master.                  

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