Otto cose che non sai sul mio espatrio a Parigi
Come altre autrici di Donne che emigrano all’estero, ho deciso anch’io di lanciarmi nella sfida Instagram delle otto cose che ancora non sai di me. Finché non ci siamo dette: “perché non estenderla anche alla nostra esperienza expat?” Vi parlo oggi di otto piccole cose sul mio espatrio a Parigi che ancora non sapete.
1. A Parigi ho imparato una quarta lingua… e non è il francese!
Che lingua si può imparare in Francia se non il francese? Non è così scontato, perché a Parigi è possibile studiare molteplici lingue straniere, dall’arabo al cinese. Dal nulla, a 30 anni compiuti, io ho deciso di mettermi a studiare spagnolo. Con mia somma sorpresa, non me la cavo neppure così male. Unico punto debole: chi ha detto che lo spagnolo è una lingua facile da imparare?
2. Non ho mai seguito corsi di francese a Parigi
Se da una parte ho colto l’opportunità di imparare una quarta lingua, dall’altra non ho mai avuto bisogno di lezioni di francese. Ho studiato francese al liceo ed è una lingua che ho sempre amato moltissimo, forse perché Parigi era già scritta nel destino.
Conoscere già il francese mi ha semplificato non poco la vita: non ho mai avuto problemi di comunicazione e sono riuscita con facilità ad aprire un conto in banca, comprare una SIM francese e sbrigare tutte le faccende burocratiche. Non a caso, a chi vuole trasferirsi in Francia consiglio sempre di partire con qualche nozione linguistica di base, o almeno iscriversi ad un corso accelerato una volta giunti a destinazione.
3. Non ho avuto mai avuto problemi con la burocrazia
Sarà per il francese fluente o per un colpo di fortuna? Questo sì che resta un mistero irrisolto! Con la sue procedure tortuose la burocrazia francese è un labirinto senza fine per un expat. Per me invece le cose sono sempre andate molto bene, basti pensare che ho ottenuto la tessera sanitaria francese in soli due mesi. I miei compagni di avventura? C’è chi ci l’ha ricevuta dopo due anni, chi continua a inviare montagne di documenti, chi ormai ci ha rinunciato. Dal mio canto, ho trovato la burocrazia francese impeccabile, ma ammetto a questo punto di essere un po’ di parte.
4. Ho impiegato più tempo a cercare casa che a trovare lavoro…
La quarta delle otto cose è un vero incubo per chi affronta l’espatrio a Parigi. Un minuscolo monolocale può costare fino a 900 euro al mese, ma il denaro speso è il male minore rispetto a tutto il resto. Convincere il proprietario a firmare un contratto d’affitto è peggio di un colloquio di lavoro: bisogna dimostrare di guadagnare 2-3 volte in più, avere un posto fisso ed altre mille garanzie, incluso un garante (rigorosamente residente in Francia) che paghi al posto tuo in caso di problemi. Un sistema a mio avviso ridicolo che non fa che accentuare disparità sociali. Se non ho mai impiegato più di tre-quattro settimane per trovare un lavoro, la ricerca di una casa decente mi è costata due mesi di sudore!
5. …ma ho cambiato quattro lavori in sei anni!
Molti credono che “vivere all’estero” equivalga a “posto fisso a vita e soldi a palate”. Nulla di più falso. Come tutti, ho dovuto affrontare anch’io la mia gavetta. Se da una parte Parigi offre molte opportunità nella ricerca scientifica, dall’altra bisogna fare i conti con contratti di breve durata e carenza di finanziamenti, che possono costringerti a cercare un nuovo posto di lavoro ogni 2-3 anni. Molto impegnativo, ma anche stimolante. Ho diversificato le mie competenze, conosciuto persone nuove, lavorato su molteplici progetti. E poi, non è detto che io voglia svolgere lo stesso mestiere per dieci anni di seguito!
6. Prima di essere expat non bevevo vino
Tra tutte le otto cose, questa è forse la più grande rivoluzione legata al mio espatrio a Parigi. Nonostante i nostri Brunello, Falanghina, Lambusco e Barolo, in Italia non toccavo una goccia di vino, mentre qui a Parigi ho imparato ad apprezzarli molto. Sarà che al momento dell’apéro i vini sono una vera istituzione, soprattutto se degustati in terrazza con una planche de fromages e una baguette appena sfornata. Lo stesso vale per i formaggi: in Italia solo Parmigiano e mozzarella, in Francia ne mangerei a quintali ogni giorno.
7. Prendo un treno o un aereo almeno due volte al mese
O almeno così facevo prima dell’era Covid! Con le sue sette stazioni ferroviarie e tre aeroporti facilmente accessibili, la centralità di Parigi è un sogno per uno “scoiattolo vagabondo” come me. In un paio d’ore si arriva in Belgio, in Lussemburgo o in Germania, ma anche nelle altre principali città francesi. Torneranno mai quei bei tempi in cui spendevo tutti i risparmi in viaggi?
8. Non sono mai salita sulla tour Eiffel
In oltre sette anni di vita a Parigi, la dama di ferro l’ho vista soltanto dal basso! Mea culpa, la visita della torre Eiffel è una di quella cose per cui mi dico sempre “ho tutto il tempo di andarci, Parigi in fondo non scappa”. Poi è arrivato il 2020 a farmi cambiare idea. Una della prime cose che farò dopo il lockdown (ormai già il terzo per la Francia) sarà quindi salire fino alla sua vetta.
Vi aspettavate questi otto segreti sul mio espatrio? Quanti ne avete in comune con me?
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