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Pandemia: la mia vita a Lione nel raggio di 10km

di Isabella

Pandemia: la mia vita a Lione nel raggio di 10km

I tetti di Lione

Da un anno a questa parte, la pandemia ha cambiato le nostre abitudini, costringendoci a reinventarle. C’è chi si lamenta, chi ancora non lo accetta e chi, invece, si adatta e cerca di trarne una lezione, o quantomeno di concentrarsi sugli aspetti positivi di questo periodo particolare.

Io, che sono ottimista di natura, non ci ho messo molto a rivedere la mia routine in chiave “Covid”. Certo, ho la fortuna di abitare a Lione, una città grande e piena di posti carini da scoprire (e riscoprire), e di godere di un raggio di 10 km per passeggiare e visitare gli amici. Ma sono convinta che la felicità, la tranquillità e la libertà a cui tanto aspiriamo siano da ricercarsi esclusivamente nella nostra testa.

Nell’attesa di poter sfruttare il mio passaporto, tra l’altro fresco di stampa, approfitto di queste restrizioni à la française per conoscere meglio la mia città e i suoi dintorni.

Il grande classico: le promenades in città

10 km di raggio per spostarsi senza autocertificazione: dove andare? A Lione, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Dato che per me è importante conoscere la città in cui vivo, perdermi tra le sue vie e respirarne l’atmosfera, avevo già fatto il giro dei posti incontournables (da non perdere) nell’arco della mia prima settimana a Lione.

Da sola o in compagnia, mi piace comunque ritornarci, soprattutto quando si tratta di una passeggiata lungo uno dei due fiumi, il Rodano e la Saona, o en hauteur, sulle colline di Fourvière o della Croix-Rousse (dove abito).

Il Rodano al rientro da una passeggiata

Da queste ultime, la vista è mozzafiato: nelle giornate di sole, al blu del cielo sopra agli edifici svettanti si alternano scorci sui tetti del resto della città. Si possono distinguere i diversi quartieri: quelli storici come il Vieux-Lyon e la Presqu’île, da quelli più moderni come Confluence, la Part-Dieu e le sue torri e l’ottavo arrondissement, facilmente riconoscibile per gli imponenti blocchi di condomini.

Sempre con le cuffie nelle orecchie e il mio vecchio iPod in tasca, mi fermo ad osservare Lione dall’alto, ma i miei occhi vagano oltre a questa piccola-grande città. Lì, le persone corrono come formiche, seguendo il ritmo frenetico per abitudine, quasi senza accorgersene. Un ritmo che, nonostante la pandemia, sembra essere rimasto inalterato.

Ben al di là delle case, invece, il mio sguardo si posa sulle Alpi: immobili, la loro presenza è quasi confortante e la neve delle sue cime brilla al sole.

A “due” passi da Lione: le randonnées sui Monti d’Or

Da novembre circa, quando i km concessi da Macron e compagnia bella erano addirittura 20, ho scoperto il mondo delle escursioni assieme al mio gruppo di amici. C. ha conquistato il titolo di organizzatrice delle nostre randonnées e, quasi ogni weekend, ci propone dei nuovi itinerari consigliati dall’applicazione installata apposta sul suo telefono.

Dato che ora la superficie visitabile attorno a noi è oramai dimezzata, abbiamo dovuto adattarci e rimanere nella banlieue lionese.

Vista dal monte Thou

Per questo motivo abbiamo optato per i sentieri dei Monti d’Or, un piccolo massiccio a nord-ovest della città che comprende più vette. Una di queste è il monte Thou (611 m), sulla quale ci si può stendere al sole dopo un pic-nic e ammirare il panorama che si estende ai suoi piedi attorno alla Saona.

Il “sentiero dell’Uomo e del paesaggio”, uno dei più caratteristici, parte dalla graziosa cittadina di Saint-Cyr-au-Mont-d’Or e raggiunge le vette del massiccio passando per le cabornes, delle capanne in pietra che fungevano da rifugio per gli agricoltori e i trasportatori della zona. Inoltre, in alcuni punti dei sentieri sono ancora visibili i resti di un acquedotto romano databile tra il 30 a.C. e il 150 d.C.

La “caborne de la serve”, Monti d’Or

Dopo la camminata, il “meritato” riposo

A volte, mi dimentico che la mia vita pre-Covid non era fatta solo di uscite, serate più o meno scatenate e attività varie. D’altronde si sa, la nostra memoria seleziona solo i ricordi piacevoli e, edulcorandoli, ne enfatizza le sensazioni legate ad essi.

Nonostante io abbia sempre cercato di “vivere a mille“, sono sicura di aver passato dei giorni in pigiama, davanti ad una serie tv, anche quando fuori c’erano 25°, il mare di casa e un sole splendente ad aspettarmi.

Perciò, mi concedo dei giorni fatti di tranquillità e di cose semplici, come i brunch e le cene tra amici, le visite in libreria e altri piccoli piaceri quotidiani.

Non ho bisogno di strafare e, anche se ogni tanto mi ritrovo a sognare ad occhi aperti i prossimi viaggi che farò, riesco a trovare il mio equilibrio tra le giornate di lavoro al pc e quelle da flâneuse,in città e in periferia.

Uno dei tanti brunch in compagnia

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