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Parigi e Covid nell’autunno 2020: restrizioni o contraddizioni?

di Chiara - Parigi
parigi deserta covid

Parigi e Covid nell’autunno 2020: restrizioni o contraddizioni?

piazza deserta a parigi durante pandemia

Dopo un’estate di calma apparente Parigi torna sotto i riflettori per l’emergenza Covid.

Dal mese di settembre è ormai dichiarata zona di massima allerta o scarlatta. Il numero giornaliero di casi è allarmante e neppure le previsioni promettono nulla di buono. Gli esperti parlano chiaro: potremmo convivere con il virus fino all’estate 2021. Ma spero vivamente che si sbaglino o che questa “convivenza” non ci lasci un altro anno chiusi in casa.

Persino i media e le varie fonti più o meno ufficiali sono molto contrastanti a riguardo. Le istituzioni escludono un secondo confinement, i cittadini lo temono, qualcun altro lo dà per certo. E non so se per pessimismo cosmico o per il gusto di “portare iella”.

In casi come questi purtroppo la scaramanzia può fare molto poco. Il governo francese ha infatti introdotto nuove misure restrittive, indispensabili per contrastare l’inevitabile deuxième vague in atto.

Dopo due mesi di confinement ed inattività fisica, a rimetterci per prime sono le palestre, chiuse già dal 25 settembre e con grande sgomento degli addetti ai lavori. Le palestre chiudono mentre, per esempio, bar e ristoranti restano aperti ma con servizio limitato fino alle 22:00. Il télétravail  è incoraggiato ma i mezzi pubblici restano affollatissimi, senza respiro e senza tregua. Come se il Covid non riguardasse Parigi. Ciononostante, per il governo, le sicurissime palestre sono a quanto pare uno dei principali luoghi a rischio. Misura discutibile che a suo tempo mi ha lasciata molto perplessa.

metropolitana a parigi al tempo del covid

Lo scenario cambia ancora il 6 ottobre, con misure sempre più rigide.

Alla chiusura delle palestre si aggiunge quella di bar e cafés e in particolar modo delle terrasses che, con la loro euforia e i loro ben noti spazi angusti, rappresentano senz’altro un luogo ad alto rischio. Non va meglio per i ristoranti che, sebbene aperti full time, sono tenuti a registrare e tracciare i loro clienti, rispettare la capacità massima consentita ed accogliere al massimo sei persone per tavolo.

Resta in vigore l’obbligo di mascherina anche all’aperto nonché la sospensione di concerti, ricevimenti, cerimonie e ogni evento che superi le 1000 persone. Chi non indossa la mascherina rischia una multa fino a 135 euro. Peccato che però di polizia per strada non se ne veda neppure l’ombra.

Nuovo colpo di scena il 14 ottobre con l’imposizione, a partire da sabato 17, di un coprifuoco dalle 21.00 alle 06.00 per ben sei settimane. 

Teatri, bar e ristoranti sono obbligati a chiudere alle 21.00. Le grandi riunioni familiari di più di 6 persone sono sconsigliate, mentre è ancora consentito lo spostamento tra regioni e, secondo i casi, verso altre nazioni europee. Il governo invita continuamente al buon senso e al rispetto dei famosi gestes barrières; buon senso che onestamente finora non ho visto.

In definitiva, il Covid a Parigi ha progressivamente costretto la città a un semi-lockdown, dove gli svaghi concessi sono ben pochi e le giornate sono scandite a ritmo di métro-boulot-dodo.

Tutto questo, per ora, fino al 1° dicembre. E dopo cosa succederà?

Da cittadina rispettosa e inguaribile ottimista mi sforzo anche stavolta di vedere il bicchiere mezzo pieno.

Voglio sperare che, con queste misure severe, il governo stia facendo il possibile per evitare un secondo lockdown e la saturazione degli ospedali. Voglio credere che stia creando il giusto compromesso tra tutela della salute e salvaguardia dell’economia. Ma di fronte all’aggravarsi della pandemia, alle numerose contraddizioni e al mancato rispetto di queste misure, non posso far altro che gettare la spugna ed aspettare. Continuare a rispettare le regole e attendere che questo momento storico passi. Oppure, attendere il Natale e tornare al punto di partenza.

Lungi da me contraddire gli esperti, ma mi chiedo spesso se le misure prese abbiano davvero un senso e se non sia ormai troppo tardi per imporre il coprifuoco.

Perché chiudere definitavemente palestre e sale concerti e lasciare indisturbati i ristoranti? Perché preoccuparsi degli assembramenti sulla via pubblica mentre nelle aule universitarie gli studenti seguono i corsi sdraiati a terra? Qual è il senso di promuovere il telelavoro se poi molte scuole con casi positivi restano aperte?

Ogni settore, dallo sport all’istruzione, è stato duramente colpito dall’emergenza Covid. Ma alla città di Parigi, evidentemente, importa che si possa fare l’apéro, andare in campagna nel weekend e concedersi un viaggio in Grecia per le vacanze di Ognissanti.

cafe a parigi

A detta sua, il governo sta facendo di tutto per tutelare noi cittadini, per salvare l’economia e permetterci di continuare una vita sociale.

A questo punto, allora, perché non smettere di andare in ufficio per evitare i sovraffollati mezzi pubblici? Proprio il luogo a più alto rischio di contagio è l’unico a non essere mai controllato. La mascherina è sì obbligatoria, ma qualche furbetto a naso all’aria si trova sempre. E guai a farglielo notare, si rischia di passare dalla parte del torto e rimetterci la pelle. C’è gente che ha perso la vita per sollecitare il rispetto delle regole, e ovviamente non si è trattato di un incidente.

Altra croce nera sulla questione test diagnostici. I tamponi sono effettuati in gran numero, gratuiti ed accessibili a tutti. Ma i numerosi laboratori sono saturi e per fissare una data bisogna aspettare anche mesi. Unica alternativa è il test senza appuntamento, che però comporta tempi di attesa infiniti e risultati altrettanto lenti. Gratuito non vuol dire pratico e efficiente, la Francia questo lo sta dimostrando.

Come per le misure restrittive, anche il mio stato d’animo è pieno di contrasti e contraddizioni.

Vorrei tornare a respirare, ma la mascherina è obbligatoria e la porto h24. Vorrei riprendere a viaggiare, ma tra cancellazioni e tanti altri rischi, preferisco rinunciarci ancora per un po’. Mi manca la libertà di movimento, i sorrisi della gente, il poter semplicemente fare cose senza che mi si dica “c’è il Covid, è vietato”.

E ciò che mi fa più star male è il totale menefreghesimo di cittadini e istituzioni, che nonostante obblighi e possibili multe, continuano a fare ciò che loro conviene. Chi non indossa la mascherina dovrebbe pagare un’ammenda di 135 euro, ma invece gira indisturbato senza sborsare un centesimo. Le persone sono stanche, demoralizzate, frustrate, al punto da comportarsi come se il virus non esistesse più.

Invece il virus c’è e persiste, ed è ormai parte integrante della popolazione. Farà il suo decorso, si diluirà grazie al vaccino, ma non potrà mai sparire del tutto se non è prima l’essere umano a fare da barriera. Davanti a una tale accozzaglia di restrizioni, divieti e contraddizioni, non posso fare altro che mantenere la calma ma al contempo sentirmi delusa e amareggiata. Delusa, per la prima volta, da Parigi e dalla Francia per la sua mancanza di tempestività, ed amareggiata dall’uomo che mai come oggi mette in mostra il suo egoismo.

Dicevamo che sarebbe andato tutto bene, che ne saremmo usciti migliori. Ora come ora, invece, il problema più grande resta questo: che non ne siamo usciti affatto.

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2 Commenti

Alessandra 19/10/2020 - 09:43

Mamma mia che ansia. Sinceramente il virus crea molti problemi dell’angoscia che ci viene inflitta quotidianamente. E poi si, che senso ha? Le palestre sono un luogo importantissimo per la psiche: fare attività fisica aiuta a stare bene anche mentalmente. Perché chiuderle? Però le metro sono piene! Far indossare la mascherina all’aperto e poi tenere le caffetterie aperte? Secondo me le scelte vengono prese solo su scala economica.

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Chiara - Parigi 20/10/2020 - 08:01

Ciao Ale! Proprio per questo è stato il festival delle contraddizioni. Io avrei lasciato aperte le palestre almeno in part-time ma chiusi i bar. Il coprifuoco potrebbe avere senso se fatto con cognizione di causa. Ma il vero problema non sono tanto i bar dopo le 21.00, ma ciò che accade prima, come appunto i mezzi strapieni e senza controllo! E poi, cosa vista con i miei occhi, le terrazze di pub e ristoranti fino alle 20.00 sono comunque stracolme, come se nulla fosse. Certe misure non servono a nulla senza il buon senso dei cittadini, che a quanto ho visto finora manca e non poco.

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