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Paura e partenza

Il mio arrivo a Edimburgo

di Arianna
Edimburgo mi ha aiutata ad affrontare la paura di fallire

In aeroporto ho percepito per la prima volta la paura di partireE così, un giorno, decidi di mettere in valigia la tua vita e partire. Nonostante la paura, ti metti in moto.
Lasci il porto sicuro senza sapere bene dove approderai. Qualcosa dentro di te, una vocina che non riesci a zittire, ti dice che è la cosa giusta da fare.
Allora lo fai. Perché è una spinta che proprio non puoi (o non vuoi?) fermare.

“Ciao mamma, ciao babbo. Ci sentiamo quando atterro. Vi voglio bene.”

Una lacrima (forse anche due). Fai finta di niente. Non ti guardi indietro, farebbe troppo male.
Vado, certo. Ma alla fine vado?
Vado.

Sali in aereo, chiudi gli occhi, provi a scacciare i troppi pensieri.
Inizi a scrutare la città dall’alto dell’aereo. Come se da lassù potessi già capire qualcosa di quello che ti aspetterà una volta arrivata.

Atterri. Accendi i dati internet, mandi un messaggio: “Landed!”.
Arrivata!

Mille voci dentro e non capisci niente.
Eccitazione, paura, emozione, paura, ancora eccitazione.
Ci siamo.

Esci dall’aeroporto e ti siedi sul pullman che ti porterà in centro.
Ed ecco che ti assale la prima ondata di solitudine.
Vorresti parlare con qualcuno, vorresti stringergli la mano, ridere, programmare insieme la giornata. Condividere quello che stai provando, provare a dargli un nome, insieme.

Invece no.
Sei sola.
Ed eccolo, il nodo allo stomaco. E tutti i dubbi, le incertezze, le paure tornano fuori ed esplodono come una bomba inaspettata.

Che poi lo sapevi che sarebbe stato così, ma per certe cose non si è mai pronti.
In quel preciso momento non riesci ad essere razionale, reagisci e agisci d’impulso. Cosa faccio?

Scrivi alla prima persona a cui pensi.
Ho paura”.
In un momento così, la risposta conta più di quanto si possa immaginare. Capisci subito se hai scritto alla persona “giusta” o meno.
Se ti è andata bene, se effettivamente hai scritto alla persona giusta, ti troverai improvvisamente a sorridere guardando fuori dal finestrino, pensando a cosa ti aspetterà e a quanta voglia hai di fare, di svuotare la valigia e uscire. Di riuscirci da sola.

A Edimburgo ho combattuto la mia paura di aver fatto un errore.Perché hai deciso tu di partire. Per quale motivo, bene non lo sai, ma ora sei lì. Sei lì con le tue sole forze e vuoi dimostrare di potercela fare, perché ce la puoi fare, e ce la farai.

Te lo prometto: questo è il TUO viaggio, la TUA vita. Tu, e solo tu.
Ce la farai.
Sarà bellissimo!
Avanti tutta.

Arrivi, scendi dal pullman.
Il primo impatto con la città: meraviglioso.
Il mondo è nelle tue mani, puoi fare tutto quello che vuoi, queste strade saranno la tua casa.
Ti guardi intorno e sorridi, sei felice, sei soddisfatta, sei carica!

Arrivi in ostello per il check in.
Ci sono dei ragazzi nella sala comune: chi mangia, chi legge, chi ha la testa china sul telefonino. Sembrano amici, sembrano dei “veterani”.
In quel momento ti senti persa, inerme, incapace, lontana da casa, sola.

Entri in camera, scegli un letto (accuratamente!).
Stremata appoggi le borse e ti siedi.
C’è silenzio. Sei sola.
Rieccolo, il nodo allo stomaco. La seconda crisi.

Piangi.
Questa volta piangi e non ti fermi, non ci provi nemmeno, non vuoi. Tanto lo sapevi che questo momento sarebbe arrivato. D’altronde ti avevano avvisata, quelli che ci sono già passati.
Allora lo prendi così com’è. Perché fa parte del viaggio.
Brutto, difficile, estenuante, imprevedibile, ingestibile, inevitabile.

Chi me lo ha fatto fare? Ma non stavo bene a casa mia?
Queste domande frullano nella testa e ti tolgono il respiro.
Calma, respira.
No, da sola non ce la faccio, non ancora.

Ed ecco che scrivi ancora a quella persona, magari a due.
Una chiamata, un incoraggiamento, una risata con una voce amica, una voce che ti va dritta al cuore.
Stai meglio.
Grazie, ora esco a fare un giro, c’è il sole. Ci sentiamo più tardi.

Bene, ce l’hai fatta. Seconda crisi passata.
Quando esci il mondo ti sembra più colorato. I suoni amplificati, la vita più luminosa.
Improvvisamente ti senti rinata, forte, capace.
Ora hai fretta di fare, vedere, scoprire.
Sei un uragano e nessuno ti può fermare.
Sei ufficialmente un’expat. La tua seconda vita può iniziare.
Apri il sipario: vai in scena e sorridi.

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2 Commenti

Samanta - Jena DE 26/05/2023 - 08:47

Un resoconto onesto delle nostre partenze, dove ansia e gioia si mescolano in un turbinio di emozioni tutte diverse ma in qualche modo complementari. Bravissima Arianna!!!

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Arianna a Bristol, una delle cittÀ dove si è chiesta "Dove voglio vivere?"
Arianna 19/07/2023 - 16:43

Grazie tante Samanta! Sono emozioni forti e contrastanti che non è facile descrivere a parole.

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