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Pediatri in Germania: la mia esperienza

di Samanta - Jena DE
I tempi di attesa negli ambulatori dei pediatri in Germania sono lunghissimi!

Ah, i pediatri in Germania… croce e delizia di ogni genitore…

Quando ero incinta di tre mesi circa, ho chiesto un consiglio alla mia ostetrica. Essendo stata lei madre e abitando in zona, mi sono fatta consigliare un pediatra. Senza batter ciglio, mi ha dato una lista di nomi. Si trattava di studi medici vicini e vicinissimi, di ambulatori con uno o più dottori… insomma, di tutto un po’!
Armata di carta e penna, ho letto gli appunti che mi ero segnata. Ho confrontato le recensioni su google e, infine, ho fatto una classifica in base alle mie esigenze. Doveva essere uno studio medio-grande e raggiungibile con i mezzi pubblici. Nel caso non potessi guidare, volevo esser in grado di raggiungerlo autonomamente, insomma. Ho scelto uno studio con molto materiale informativo online e un’ottima reputazione tra i pazienti. Una di queste pazienti, ormai lo avete capito, era proprio la mia ostetrica.

“Vedrai che ti troverai benissimo!”, mi aveva detto, “Sono i migliori pediatri della zona. Non te la mandano a dire, certo. Però sono molto molto competenti.”
Con queste parole Cornelia, l’ostetrica di cui sopra, aveva commentato la mia scelta, annuendo quando le comunicai di aver telefonato per chiedere avessero disponibilità. Una volta confermatami la possibilità di farmi seguire in quanto paziente, tirai un sospiro di sollievo: ce l’avevo fatta. O forse no?

Non tutto ciò che luccica, alla fine, è oro…

A voler essere onesti, all’inizio ero proprio entusiasta. Il personale era gentilissimo, preparato e pronto a rispondere a qualsiasi domanda. Gli appuntamenti erano ben strutturati e le dottoresse decisamente puntuali. Il fatto facessi allattamento misto, poi, non aveva suscitato commenti né lunghe discussioni. Insomma: tutto era bene quel che iniziava bene.

I pediatri in Germania offrono consulenze anche in ospedaleAl controllo dei sei mesi, però, mi sono dovuta ricredere almeno un poco. Francesco, infatti, è nato a 38 settimane e pesava 2520 gr. Un bimbo piccolino che, all’inizio, ha preso peso in maniera decisamente consistente facendoci sospirare di sollievo, dopo giorni d’ansia in ospedale. Cionostante rimane un bimbo abbastanza mingherlino, che a quasi nove mesi veste ancora 62-68 cm. Al corso di nuoto, pensate un po’, è il più piccino e fa proprio tenerezza. Si ritrova spesso in buffe situazioni in cui gli altri bambini lo guardano come se fosse un alieno, perché ad esempio non sa ancora attaccare gli sticker al materassino. Impara velocemente, ma per alcune cose ci va un poco più di tempo. Per fortuna non siamo genitori ossessionati dalle tabelle di crescita altrimenti lo sapete che patemi?

Ma torniamo al controllo di cui vi parlavo…

Ecco: a sei mesi e un giorno siamo andati al controllo della U5. Contrariamente a quanto fatto da tante altre mamme, noi non avevamo ancora iniziato con lo svezzamento. Francesco non era pronto e io non volevo forzarlo, rischiando di creare una connessione negativa con l’alimentazione. Non aveva interesse verso il cibo propostogli e la cordinazione occhio-mano-bocca manco sapeva cosa fosse. So benissimo che ci sono medici che fanno iniziare ben prima, ma non era il nostro caso. Non avevamo affrontato l’argomento in ambulatorio e io preferivo un approccio più gentile, magari persino fare autosvezzamento. Dopo averlo pesato e aver preso le misure, però, la dottoressa cambiò decisamente tono. Senza mezze parole, mi intimò di iniziare mescolando cereali, magari mettendo dell’omogeneizzato di carne nel latte e facendoglielo bere così. In due settimane lo avrebbero pesato di nuovo e considerato il da farsi.

Badate bene: Francesco non è denutrito, sottopeso, nemmeno eccessivamente gracile. Mangia quanto vuole e bene e, all’epoca, beveva tutto il latte che desiderava. Cucino tutto quello che mangia, ma proprio tutto. Dalla frutta cotta, al porridge, alle verdure passando per la pasta con il sugo fatto da me.  L’unica cosa che compro sono i bastoncini di mais. Semplicemente, rispetto al percentile tedesco, è proprio più piccolo. Tutt’ora pesa un poco meno rispetto alla media. Non rientra, insomma, nelle tabelle preposte. Per fortuna, però, al controllo di cui sopra la pediatra si è detta soddisfatta dei 200 gr in più sulla bilancia.

Ve lo confesso: tutte le volte che sentivo mamme italiane lamentarsi dei pediatri in Germania un po’ mi saliva il nervoso. Quando dicono che i propri pargoli non sono iperattivi ma semplicemente dei vivacissimi bambini, ad esempio. Oppure quando si innervosiscono perché non hanno sufficienti vocaboli. Al contempo, però, si rifiutano di farli entrare in contatto con la lingua tedesca “tanto la imparano poi all’asilo”. Quando si lamentano della mancanza di antibiotici prescritti oppure del fatto i bimbi debbano rimanere a casa “d’ufficio” e non possano esser mandati al nido o a scuola. Questa volta, però, pure io mi sono dovuta ricredere e rimangiare alcune delle lodi con le quali mi ero sperticata. Mannaggia…

Detesto tutti i pediatri in Germania e penso siano una mandria di asini?

No, assolutamente no. Anzi. Ce ne sono alcuni, tipo la dottoressa che abbiamo incontrato al pronto soccorso pediatrico, che non ci hanno ispirato particolarmente fiducia. Ce ne sono altri che, nonostante approcci che a volte non condivido, fanno un ottimo lavoro. Questo, ovviamente, servendosi degli strumenti che hanno. L’ambulatorio dove andiamo è un buon ambulatorio. Ciononostante, in alcuni casi, occorre prendere certe considerazioni e metterle in prospettiva, lasciando perdere tabelle e valori assoluti in favore della meravigliosa individualità di ogni bambino. Anche perché, se trovare un ambulatorio prima di partorire è relativamente facile, cambiarlo con un bimbo già nato non è proprio una passeggiata. Ma questa è un’altra storia.

 

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