PENSIERI DALLA QUARANTENA IN BAVIERA
Credo che ne abbiamo tutti le scatole piene di sentire parlar di coronavirus e dei suoi aggiornamenti.
Purtroppo però è la realtà che stiamo vivendo e quindi, volenti o nolenti, dobbiamo conviverci – ovviamente nutrendo profondo rispetto per chi è stato colpito dal virus o per le persone che per o con questo virus hanno perso un loro caro. Una tragedia nella tragedia.
E’ inevitabile ritrovarsi a parlare di questo nemico invisibile che ha scombussolato le nostre vite. Quando penso allo scombussolamento penso alla geniale frase di quell’artista morto troppo presto, quale era John Lennon: life is what happens to you while you’re busy making other plans (lo traduco per mia madre & Co.: la vita è ciò che ti succede mentre sei occupato a fare altri piani).
A tutti questo coronavirus ha stravolto dei piani, piccoli o grandi, futili o importanti che fossero. Ognuno ha, giustamente, qualcosa che non è andato (e forse non andrà) come pensava.
A me ad esempio la quarantena ha posticipato l’inizio delle lezioni impartite all’università e sospeso quelle iniziate nell’altro grosso centro della formazione qui a Norimberga. Il tutto si traduce ovviamente in un mancato o posticipato guadagno. Come tutti, o quasi.
Il coronavirus ha però anche bloccato il mio processo di ricerca di un altro lavoro che si era finalmente avviato con discreti risultati: colloqui, secondi colloqui, successi e insuccessi.
Ora che stringere una mano va contro i tutti i diktat del “distanziamento sociale” a cui siamo attualmente sottoposti, figuriamoci incontrarsi per un colloquio conoscitivo!
Qua in Baviera infatti è dal 18 marzo che i negozi “non necessari” sono chiusi e i ristoranti non accolgono più persone la sera. Molti di quest’ultimi sono riusciti a organizzarsi con la consegna a domicilio e/o l’asporto, per la fortuna loro e di molti clienti. Tutti i concerti, gli assembramenti grandi e piccoli di persone sono stati cancellati fino almeno al 3 maggio. Poi si vedrà.
Tutto è ancora sospeso, quindi. Tutto fluttua in questo mare d’incertezza per il futuro.
Ogni cosa è bloccata o sembra tale. Sembra difficile pensare che si tornerà alla “normalità di prima” a maggio. Qui però, almeno, nel frattempo si è sempre potuto uscire in solitaria o con i propri famigliari per passeggiare, fare jogging, o semplicemente andare a camminare nel bosco. E questo fa la differenza, eccome se la fa!
Prima le nostre vite erano contraddistinte dell’atavica mancanza di tempo, ora che ne abbiamo sicuramente un po’ di più non dovremmo avere scuse per prenderci cura del nostro corpo e del nostro spirito. Il condizionale è d’obbligo perché, si sa, ognuno fa poi i conti con le proprie debolezze.
La quarantena pareggia tutto e tutti. Siamo tutti sulla stessa barca e, che ci piaccia o no, il nostro equilibrio è precario. Siamo fragili e fatichiamo ad accettare questa condizione.
Su queste e altre tematiche simili, mi sono appassionata ai podcast di Toni Capuozzo che con “Lettere di un paese chiuso” mi riporta a quando, da adolescente, lo seguivo come inviato di guerra in tv.
La società ci convince che devi essere sempre bello, di successo, alto, magro. Mai un fallimento, un momento di debolezza, un istante per pensare e prendere fiato. Giusta è sicuramente la considerazione che, nella società in cui viviamo, se non produci, non guadagni e come fai quindi a campare? Magari si vivesse di soli ideali e di buoni propositi!
Velocità è stata la parola d’ordine per immemore tempo; ora per molti la nuova mission è formazione. E formazione sia. Rigorosamente online!
Sicuramente finita la quarantena torneremo ad incontrarci ed ad abbracciarci. Magari, si spera, più consapevoli di prima. Basta un attimo perché le nostre fragili certezze siano spazzate via, non possiamo evitarlo, né sapere con anticipo quando, dove e perché. Ma sappiamo che può accadere e possiamo imparare ad affrontare il cambiamento.
La mia natura si divide tra una parte che lo ha abbracciato già da tanto tempo, difendendolo a spada tratta, e un’altra che lo resiste.
Talvolta prevale l’una, talvolta l’altra. Siamo contraddittori e abitudinari. Ma vuoi scommettere che non ne ricaveremo proprio nulla di buono da tutto ciò?
Mal sehen…
Chi sono
2 Commenti
Hai ragione. Speriamo la lentezza ricominci a fare parte della nostra quotidianità
Ne abbiamo tutti un po’ bisogno, anche se ci sono momenti in cui vorresti solo correre e riempi il tempo a più non posso (ne so qualcosa). A me questa quarantena sta dando il tempo di guardarmi dentro. Grazie Laura del tuo commento di supporto! 🙂