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Piccoli viaggiatori crescono

Parte prima

di Imelde Genito
Il passeggino dei piccoli viaggiatori del passato

Ossia il decalogo per piccoli viaggiatori della madre informata e consapevole, che ha viaggiato fin dalla tenera età. Della mamma che ha vissuto, in momenti diversi, un totale di 6 anni in Guatemala. Della donna che ha migrato anche da nord a sud nella penisola.

Pensate al sonno dei vostri piccoli viaggiatori!

Iniziamo con l’argomento più spinoso relativo ai nostri piccoli viaggiatori. Si tratta di ciò che influenza non solo il vostro umore oppure la vostra produttività, bensì anche la vostra sopravvivenza quotidiana. Cosa, direte voi? Il sonno. Non provate nemmeno ad acquistare libri come “Fate la nanna!” del famoso pediatra Eduardo Estivill o “Fai la nanna tutta la notte” della pluripremiata mamma che ha sfidato la scienza Sofia Axelrod. Da un lato, come si legge nella quarta di copertina, questi libri hanno aiutato milioni di bambini a instaurare una routine sana del sonno e a stabilire un ritmo circadiano fisiologico e sereno. Dall’altro, statene pur certi, non lo faranno con il vostro.

Sono infatti convinta che ogni bambino nasca con un proprio temperamento (e forse non solo io, sembra sia abbastanza vero), determinato dalla genetica e, udite udite, dal concepimento stesso. Poi ci sono tutta una serie di fattori ambientali e materni che lo influenzano. Immaginate che il bambino sia una torta: il pan di spagna è quello, niente da fare. Possiamo modificare la farcia, usare una bagna alcoolica o meno, decorarla come più ci piace, ma sotto il pan di spagna è quello. Punto e basta. Noi ci abbiamo messo tutti gli ingredienti, ma poi ha fatto tutto da solo nel forno. È lievitato, ha strabordato dalla teglia, si è bruciacchiato in superficie. Questo bambino-torta ha le sue preferenze anche nel dormire.

I piccoli viaggiatori provano gli spaghetti per la prima voltaPossiamo abituarlo in modo che sia più gestibile per noi, ma certo non possiamo forzarlo. Perciò se lui alla notte avrà bisogno di trascorrere il tempo toccandovi l’orecchio e torcendovelo, voi vi sottoporrete alla dolce tortura senza lamentarvi, basta che dorma. Se per addormentarsi avrà bisogno che balliate con lui in braccio tutta la fiera dell’est dal topolino all’angelo della morte, lo farete. Se necessario, pure con l’assolo di violino di Branduardi nel mezzo. E se pensate che non sia giusto che la famiglia si debba adattare ai ritmi del bambino ma viceversa, e che voi volete continuare la vostra vita di apericena ed happy hour, avete ragione. Ci vediamo dopo un annetto e mi racconterete quante volte avete avuto voglia di rendervi presentabili per uscire e stare in mezzo ad altri adulti.

Dopo i tre anni, a meno che non ci siano problemi particolari, si torna tutti a dormire quasi normalmente, ma vi assicuro che la voglia di trascorrere le serate fuori non torna più così prepotentemente. Vi scoprirete desiderosi di mettere a letto il pargolo e fare una partita a ticket to ride, di guardarvi una puntata di modern family in santa pace, piuttosto.

Buon appetito, piccoli viaggiatori!

Ecco alcune delle domanda da porsi: allattamento al seno o al biberon? Svezzamento rigido e programmato con baby food o autosvezzamento? Zucchero prima dei tre anni? Allergeni introdotti piano piano con la crescita o subito? Io sono laureata in odontoiatria e per la seconda volta sto frequentando medicina (il perchè è una lunga storia, riassunta in “assenza di accordi internazionali”). Ho letto tantissimo al riguardo e mi ritengo abbastanza ferrata.

Ma scherzate? Secondo voi posso venirvi a dire come nutrire vostro figlio? Posso dire, a vostro parere, che la madre che offre il proprio seno e produce il latte, peraltro già microbiologicamente sicuro e a temperatura ottimale, sia più virtuosa di quella che, poveretta, deve lavare accuratamente il biberon, far bollire l’acqua della sorgente di shangri-la, aspettare che si raffreddi, versarvi la preziosa e costosa polvere e preparare il latte?Proprio no! Fate come vi sentite, come vi è più comodo e come evitate esaurimenti nervosi ad ogni pasto, rigurgiti copiosi e più avanti sputacchiate sul seggiolone. Detto da una che ha visto svezzare bambini con il dahl di lenticchie speziato e con purè di fagioli neri e
uova.

1 – 2 – 3… avanti Marsch!

Il passeggino è un ottimo strumento per portare con sé i propri piccoli viaggiatoriQuesto è il vero dilemma per ogni neo genitore: acquistare il trio ultra-accessoriato per i propri piccoli viaggiatori oppure un passeggino leggero, una carrozzina transatlantica e un seggiolino pluriawarded? Vi riporto solo la mia esperienza per darvi un’idea. Con il primo figlio mi è stato regalato un trio non troppo costoso, molto colorato ma tremendamente ingombrante, di una marca americana non molto diffusa in italia. Aveva tre ruote, poteva andare anche in montagna.

L’ho adorato, perché ci legavo i miei due dalmata e praticamente loro trainavano il trineo, con me attaccata. L’ho usato anche con la seconda, attaccandoci una pedana sotto per portarci il fratellino; pedana che lui non ha mai usato. Camminava, oppure si infilava come un fachiro nel cesto portaoggetti (credo che la portata massima indicata fosse 5 kg). Udite udite: ci si raggomitolava e dormiva! Poi ci siamo trasferiti in Guatemala e in aereo non avrei mai pensato di portare una cosa più grande di un sedile.

Il mio terzo figlio è nato lì e il passeggino non lo abbiamo affatto ricomprato, sono riuscita a gestirmi con fascia avanti, dietro, di lato e seggiolino auto dovunque. Appena tornata in Italia, che lui aveva 6 mesi, quel benedetto catafalco delle precedenti maternità è sbucato fuori dalla soffitta dei miei genitori. Lo abbiamo usato ancora un po’, fino a che il piccolo ha deciso che le passeggiate le voleva fare in autonomia o in sella alla bici senza pedali (due anni!). Per il quarto figlio abbiamo sempre ricevuto in regalo un trio strepitoso super fashion di una marca inglese, sempre abbastanza sconosciuta in italia, acquistato su Amazon. Molto comodo, molto pratico, molto richiudibile, molto stiloso ma molto poco usato.

Beh sì, perchè con altri tre figli non è capitato quasi mai di poter uscire a fare una passeggiata con il piccolissimo. Al massimo lo si caricava nel seggiolino della bici per una pedalata tutti assieme, o in fascia per stare al passo degli altri, oppure ancora nello zaino in montagna. Insomma, il mio consiglio per questo punto è: prima di acquistare il non plus ultra che la tecnologia offre (non parlo solo di passeggini, ma anche di sdraiette, culle, accessori per il bagnetto, la sterilizzazione…) valutate il vero ed effettivo bisogno.

Non tutti i bambini faranno lunghe passeggiate nella carrozzina alla mattina, non tutti dormiranno nella culla, non tutti ameranno stare sulla sdraietta, magari sarà più utile un semplice tappeto con una coperta sopra per permettergli di rotolare sulla pancia e in libertà. A proposito di culle…per me la scoperta più geniale è stata l’amaca da appendere sul letto! Se il pupo si svegliava durante la notte, bastava dargli una manata anche da sonnambula e quello ondeggiava dolcemente da solo per altri 4-5 minuti, giusto il tempo che si riaddormentasse. Mica male, giusto?

E voi? Siete team passeggino, team fascia oppure team “preferisco rimanermene a casa comoda comoda”? Fatemelo sapere nei commenti!

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1 Commento

Samanta - Jena DE 26/01/2024 - 13:57

“Fate la nanna!” in effetti mi è stato consigliato ma, lo ammetto, mi è bastato leggere le recensioni per capire che non faceva per noi. Chiamatemi pure pappamolla ma io non ce l’avrei mai fatta. Una consulenza con una professionista ci sembrava una scelta decisamente più sensata. In retrospettiva, davvero, l’avrei contattata molto prima.
L’assolo di violino su “Samarcanda” peraltro lo facciamo anche noi, ancheggiando armati di fascia portabebé. Che bei momenti!

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