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Quanto è buona la pizza Hawaii

di Paola - Amsterdam
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Quando la pizza sa di pizza: Roma, Trastevere, al ‘Cave Canem’. Ah, bei tempi.

Ma quant’è buona la pizza Hawaii!

Pensate che a mangiarla siano solo gli americani? E invece no (e invece no, e invece no): c’è anche in Europa. Sarà per compiacere gli alleati, sarà per l’effetto globalizzazione, sarà per tenerci buono Trump. È comunque un fatto che la pizza Hawaii impera.

Ma facciamo un passo indietro.

La pizza nasce ufficialmente italiana, anzi, napoletana. Noi italiani sappiamo, abbiamo la certezza di essere gli inventori della cucina più ammirata in tutto il mondo e scopiazzata senza speranza.

In particolare, lo IAV (Italiano Accanito Verace) è un convinto sostenitore della tesi ‘all’estero mangi male’, perché mancano le verdure, è tutto grasso, non sanno cucinare la pasta, la pizza è di gomma.

Tu, IFT (Italiano Fuggitivo Traditore), ammettilo, a volte devi dare ragione allo IAV. Il quale guadagna, così, in automatico i diritti d’autore sulla frase “ti manca la cucina italiana eh!?”

La storia che segue è ambientata in Olanda.

Protagonisti:

IAV: Italiano Accanito Verace, sostenitore dell’inutilità delle cucine altrui di fronte a un trasferito

IFT: Il trasferito, aka Italiano Fuggitivo Traditore, che per non perire si adatta a pietanze alternative

ALBERT HEIJN: importante signore proprietario di una catena di supermercati, apparentemente monopolizzatore del mercato ma sono solo voci maligne

JUMBO: coraggioso concorrente del Signor Heijn, che cerca di batterlo sempre in velocità ingaggiando come testimonial il pilota di Formula 1 Max Verstappen

I PINOLI: simbolo indiscusso della cucina italiana in loco

OMOGENEIZZATI ITALIANI DOC: barattoli di spaghetti e ragù per gente senza denti

LA PIZZA: disco piatto lavorato con il compasso, venduto come base per esperimenti chimici

MAMME VARIE ED EVENTUALI: coro fisso di sottofondo all’IFT in partenza “dai che ti porti via questi 20 chili di parmigiano, che lì non lo trovi”.


Capitolo 1: Il cibo italiano in Olanda

Dove eravamo rimasti?

Ah sì.

Lo IAV incalza, anche perché di base ci gode. Ti manca la cucina italiana eh!?

No, veramente no.

 “See, see, menti. Ti manca e non lo vuoi dire”

La verità è che mi mancherebbe se avessi una gamba rotta e fossi impossibilitata a fare la spesa, o se avessi un braccio rotto e fossi impossibilitata a cucinare, perché qui io mangio anche italiano.

 “Ma che dici che mangi italiano, non c’hanno niente di italiano quei crucchi, al massimo ti mangi formaggio e patate”

Ti giuro. Si vendono prodotti italiani, anche fatti da noi. Li esportiamo. Il costo non è tanto più alto, soprattutto per me che vengo da Roma. Anzi, alcune cose le pago di meno.

(mutolismo improvviso) “See, see. Vabbeh ciao, devo andare”

Ma sì. In fondo ha ragione lo IAV, che all’estero non ci vive. Cosa vuoi che ne sappia io, che vado tutti i giorni da Jumbo o da Albert Heijn a fare la spesa. La nuda e cruda verità è che io invento con lo slime il cibo che preparo. I miei commensali digeriscono un po’ a fatica ma vuoi mettere quanta scena fanno le foto che posto su Instagram.

Capitolo 2: Fare la spesa in Olanda

Ok, ho mentito, non uso lo slime.

La nuda e cruda verità (sempre lei) è che la scelta dei prodotti italiani nei supermercati olandesi è limitatissima. Ve la scrivo, ci metto cinque secondi, è davvero poca roba:

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Illustrazione a titolo esemplificativo, ricottina su -boh, cos’è quello a destra, sugo generico? Galbani vuol dire fiducia.

  • pasta Barilla vari tipi
  • pasta De Cecco vari tipi
  • pasta Rana
  • pasta italiana prodotta sul territorio
  • Ravioli e tortellini prodotti sul territorio
  • Tagliatelle e spaghetti alla chitarra prodotti sul territorio
  • Sugo di pomodoro semplice
  • Sughi pronti al pesto, basilico, etc. anche marca Barilla
  • Riso vari tipi, a seconda di quanto ti svegli Masterchef la mattina
  • Ricotta e mascarpone Galbani
  • Mozzarella
  • Parmigiano e pecorino
  • Prosciutto crudo italiano, spianata romana, mortadella
  • Pomodori ciliegini
  • Aglio, scalogno, cipolle varie
  • Lattuga, indivia, spinaci, carote, piselli, fagiolini, broccoli, zucchine, melanzane, minestroni pronti
  • Limoni, arance, mandarini, mele, pere, banane, fragole, noci, mandorle, meloni, anguria
  • Caffè Lavazza

Potrei aver dimenticato qualcosa ma non importa, tanto come avete visto la lista è piccola, un prodotto in più non farebbe la differenza e qui siamo molto in difficoltà. Certo, potremmo comprare e cucinare indiano, turco, cinese, giapponese, tailandese, olandese, americano, indonesiano, francese, spagnolo, messicano, greco, ma non è la stessa cosa.

Lo IAV ha ragione. Perché anche se il cibo non è diverso, sicuramente lo è il sapore, e poi ci sono quelle cose pronte disgustose che ho volutamente omesso.

Quello che lo IAV non sa, però, è che la colpa di quelle cose pronte disgustose a volte è proprio la nostra: di noi italiani.

Capitolo 3: Esportare il cibo italiano in Olanda

Siamo noi che, a volte, immettiamo sul mercato dello straniero ricette inesistenti stampate accuratamente all’interno delle confezioni, e prodotti improbabili come la crema pronta originale italiana per fare il tiramisù secondo la rigorosa tradizione italiana tipica della casalinga di Voghera.

Siamo sempre noi che abbiamo detto allo straniero, non si sa in quale punto della nostra immigrazione, che il pesto lo spalmiamo dappertutto e tra un po’ lo usiamo anche come bagnoschiuma sotto la doccia.

Siamo ancora noi che a volte vendiamo pizze farcite con ingredienti che in Italia non ci sogneremmo mai di utilizzare. Perché, in fondo, siamo astuti commercianti.

Siamo solo noi che gli vendiamo il pandoro a forma di pandoro ma realizzato con l’impasto del panettone e, dio, che shock che abbiamo avuto a casa.

Ma si vede che questa roba deve essere buona. Deve essere buona, altrimenti non si spiega la venerazione che lo straniero comunque sviluppa per il nostro cibo; perché non tutti si possono permettere un viaggio in Italia e allora ciò che assaporano lo imparano da ciò che trovano nella loro città, da ciò che noi gli mettiamo a disposizione. E, alla fine, lo straniero crea.

Capitolo 4: Mangiare italiano in Olanda

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“Cosa ordini da mangiare, caro?” – “Mah, mi sa che prendo un Bambino, non ho molta fame oggi. E tu?” – “Oh, io scelgo la verdura con il peccorino: deve avere un sapore deciso.”

Lo straniero apre ristoranti italiani e crea proposte di dubbio gusto come il piatto ‘Bambino’ (l’importanza del Google Translator).

Lo straniero fa conoscere il cibo italiano ai più piccoli e crea lasagne e ragù in omogeneizzato, con veri pezzi di spaghetti, a partire dagli 8 mesi, che non si sa con quali denti esattamente un bambino possa affrontare (l’importanza del detto ‘quel che non strozza ingrassa’).

Lo straniero organizza cene italiane e, siccome non può creare tutto, compra sughi pronti dal sapore mediterraneo (l’importanza del marketing degli scaffali).

Sì, li state vedendo veramente.

Lo straniero vuole vivere l’atmosfera del Vesuvio e mangia la pizza. E qui torniamo all’inizio dell’articolo.

Capitolo 5: La vera pizza italiana

Gli stranieri sanno, hanno la certezza che noi italiani siamo gli inventori della pizza. Nonostante ciò, ogni straniero è convinto che quella in vendita nel proprio paese sia l’originale.

Nel caso degli olandesi, ciò vuol dire pizze tonde che sembrano tagliate con il compasso, piccole (secondo noi – normali secondo loro), impasto non gommoso (come invece viene, a volte, definito il nostro, quando accidentalmente incappano in una vera pizzeria napoletana). La pizza con il salame diventa pizza con carne, la pizza margherita diventa pizza con formaggio, la pizza ai formaggi diventa pizza vegetariana, la pizza con l’ananas diventa “Ah perché, ma davvero non la avete in Italia?”

Al supermercato, poi, la scelta si fa immensa: pizza salami, pizza due salame (1 salami – 2 salame, non si sa perché) pizza pesto e formaggio, pizza pollo, diavola, extravaganza, bbq chicken, cheese onion, la famosa hawaii (ma cosa volete che sia, dopo la pizza pollo), pizza bolognese e la mia preferita, pizza 4 kazen. Ancora non ho capito cosa c’è, per ora ho preferito acquistare solo l’omogeneizzato di chili (quello agli spaghetti non me la sento di prenderlo. Ah e sì, è quello nella foto di sopra. E ah sì, lo ho comprato sul serio. Sono una sperimentatrice.)

no, dai, sotto questa non commento.

E allora ho una riflessione per voi.

A seguito del casino creato dal presidente dell’Islanda che si è scoperto essere un fan scatenato della pizza italiana alé alé, ho letto recentemente da qualche parte una dichiarazione di un tizio che suonava più o meno così:

“Siamo certi di poter affermare che l’ananas sulla pizza sia meno buono di un qualsiasi altro condimento, solo perché non è una nostra tradizione? Se tutto il mondo riconosce questo ingrediente, non solo come normale ma anche come figlio di un prodotto tipico italiano, quand’è che dovremmo smettere di considerare la pizza solo nostra e cominciare invece a vederla come patrimonio di tutti?”

Capitolo 6: Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Mi dispiace per lo IAV.

Questa roba la produciamo noi e la vendiamo in Italia:

figata.

Capitolo 7: Conclusioni

La pizza Hawaii impera, signore e signori, in America come in Europa, e lo fa così tanto che bussa anche alla porta dell’Italia. Ero al bar delle partenze internazionali di Roma Fiumicino, un signore cercava disperatamente di pagare due tranci di pizza all’ananas. La cassiera altrettanto disperatamente spiegava che quei pezzi gialli sopra l’impasto erano patate. Il signore ha desistito.

Due deduzioni facili facili sulle quali riflettere mentre prepariamo la cena, stasera:

siamo gli unici al mondo a non mangiare la pizza Hawaii;

siamo gli unici al mondo a tagliare le patate in maniera ambigua.

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C’è Hawaii e Hawaii.

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6 Commenti

L'angolo di me stessa 29/03/2017 - 13:13

Ma lo IAV non lo sa che la pizza Hawaii ormai si trova anche in Italia??? Diglielo la prossima volta…

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Paola - Utrecht 29/03/2017 - 14:09

Provvederò, appena ne incontro uno!

Rispondi
Laura 04/04/2017 - 23:37

Hai semplificato tutti i miei dubbi sul perche’ dovrei privarmi della pizza Hawai (a volte Haway o Hawayi) quando c’e’ quella al pollo in commercio..

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Paola - Utrecht 05/04/2017 - 10:10

saggia decisione 😉

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doc 12/04/2017 - 12:19

Di solito mi limito a leggere dal buco della serratura. Bella la prosa, belli gli argomenti, bella ‘a buasserie, bello l’armadio belllo tutto. Ma tuttodntratto…lo slime. Come resistere di fronte allo smile?
Chapeau.

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Paola - Utrecht 15/04/2017 - 21:56

felice di sapere che lo slime ha avuto una funzione, infine.
🙂

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