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Pre-expat: cosa cambia quando decidi di partire

di Roberta Lista
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Il volo di sola andata è previsto tra poche settimane, ma il periodo pre-expat è stato molto più lungo.

Quando prendi la decisione, cambia qualcosa in te, nel tuo modo di vivere la quotidianità, e ti accompagnerà fino al momento della partenza.

La Partenza, con la P maiuscola, diventa qualcosa di temuto e agognato in pari misura.

Dipende dal tempo, dalle frasi che ti dicono, dalle chiamate del tuo compagno, dalle notizie che leggi o ascolti.

Se poi sei una veterinaria, come me, le cose si complicano: raccogliere tutta la documentazione necessaria all’iscrizione al Veterinary Council of Ireland è stata una vera corsa a ostacoli.

Mi ha fatto tornare sui miei passi e nei luoghi della mia formazione e mi ha insegnato il valore del percorso che ho compiuto fino ad oggi.

Una missione piena di cambi di rotta in itinere, nuove norme e regole da seguire e tantissima burocrazia.

Dicono che partire sia un po’ come morire e devo dire che questa definizione la sento molto vicina a quello che sto vivendo.

Vi è mai capitato che vi chiedessero “se dovessi morire tra 6 mesi, cosa faresti”?

Ecco, io mi ritrovo a credere che ciò che farei e proverei sarebbe molto simile a questo.

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La mia vita lavorativa e personale è cominciata in un paesino della Toscana 7 anni fa, in una casa piccola ma accogliente.

Al momento della partenza, ti rendi conto di tutte le tracce che hai lasciato, gli oggetti che hai raccolto, le esperienze che hai accumulato.

Tutto ciò che questi anni si sono lasciati dietro è stato sottoposto ad una serie di selezioni, dalla prima più leggera fino alla quinta sempre più severa.

Ad oggi una intera casa e 7 anni di vita sono di fronte a me, raccolti in 4-5 scatole neanche troppo grosse.

La contabilità è stata sistemata, gli animali sono stati affidati, i percorsi formativi che avevo intrapreso hanno completato il loro ciclo.

La casa è il luogo dove si percepisce di più l’aria di cambiamento e lo scorrere del tempo.

Ti ritrovi a guardare con occhi diversi una gonna, un soprammobile, una cornice che solo un mese prima avevi messo tra gli “intoccabili” ed appena un mese dopo diventa sacrificabile.

E’ come se la propria anima cambiasse pelle perdendo sempre più a strati, diventando sempre più piccola, sempre più raccolta, ma anche sempre più vicina a ciò che sei realmente.

Anche il mio modo di comportarmi è cambiato.

Nell’ultimo periodo ero sempre arrabbiata, nervosa, disfattista.

Sentivo che nella mia vita qualcosa andava cambiato, ma non sapevo come.

Da quando ho deciso di partire mi sento più in pace con me stessa: spaventata, certamente, ma pienamente consapevole che ciò che mi circonda sta per cambiare del tutto.

Mi godo i piccoli piaceri, ho imparato a delegare e prendere più tempo per me stessa. Mi sono concessa mesi per salutare per sempre ricordi, luoghi, ma soprattutto persone.

Ho imparato a selezionare le compagnie e ricordo spesso a chi mi sta vicino l’affetto che provo e cosa hanno significato per me.

Molte parole fanno male, riportano alla memoria ricordi a cui prima non davi importanza ma che ora sai che saranno intrisi di tristezza e nostalgia.

So che probabilmente molti di loro non li vedrò più perchè la mia famiglia è lontana e, lasciando il lavoro, lascio anche tutta la vita che vi avevo costruito intorno.

Il mio consiglio per affrontare questo cambiamento è imparare a conoscersi e, se la situazione lo permette, prendersi il proprio tempo per metabolizzare tutto ciò che comporta una scelta così importante.

Siamo tutti diversi, ma la paura di lasciare il noto per l’ignoto fa parte della nostra natura.

Nessuna scelta è irreversibile.

Avere coscienza di se stessi e consapevolezza delle proprie azioni hanno rappresentato per me la chiave per affrontare questa scelta sicura di non avere rimpianti.

E credo che questo sia l’augurio più grande che si possa fare ad una expat.

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2 Commenti

Valentina 04/01/2018 - 14:34

Cara Roberta, sono espatriata la prima volta alla tua stessa età, sono trascorsi quasi 5 anni. Ero partita senza nessun programma e forse per questo non ho sofferto il distacco. Poi 2 anni fa mi sono fatta la stessa domanda “cosa faresti se avessi sei mesi di vita?”. Mi sono licenziata e ho iniziato a viaggiare per vedere questo meraviglioso mondo. Non amavo il mio lavoro. Il viaggio mi ha aiutato a capire cosa volevo. Quando ho sentito il bisogno di stabilità mi sono fermata ed avvenuto il secondo espatrio. Goditi il viaggio senza paura.

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Roberta Lista 04/01/2018 - 20:23

Il tuo è un augurio meraviglioso, che il viaggio mi aiuti a conoscere me stessa e mi aiuti a trovare la mia strada…è quello che spero con tutto il cuore perché vengo da un periodo psicologicamente provante che mi ha spinto a prendere questa decisione più a cuor leggero, oltre la necessità lavorativa e di raggiungere il mio compagno. Per questo ti ringrazio doppiamente!

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