Il tuo primo compleanno: come si misura un anno?
Five hundred, twenty five thousand, six hundred minutes
Five hundred, twenty five thousand moments so dear Five hundred, twenty five thousand, six hundred minutes How do you measure, measure a year?
What about love?Seasons of Love, tratto dal musical “Rent”
È strano realizzare siano passati esattamente 366 giorni da quella giornata iniziata lentamente e finita con il botto, sai? Un anno trascorso di corsa ma fatto di giornate infinite, quello appena conclusosi. Il tuo primo compleanno: se ci penso, almeno un po’, mi viene da piangere. Ce l’abbiamo fatta anzi: ce la stiamo facendo. Un anno dopo, insomma, siamo ancora qui.
Di quella sera ricordo tutto e niente. Ricordo l’infermiera di turno in ginecologia e la dottoressa che si è scusata per le mani tremanti, mentre mi inseriva la cannula. “Ho bevuto troppo espresso”, mi ha detto con un sorriso indulgente. Mi ricordo dell’ostetrica che si è fatta fare lo spelling del tuo nome due volte, mentre tuo padre se la ronfava su una sedia. Penso al sacco nanna che ti hanno dato in ospedale e alla tutina gialla con un coniglietto, ai calzini che ti arrivavano alle ginocchia e al pannolino troppo grande che, per farlo stare nel body, toccava piegarlo in due.
Il tuo primo compleanno lo trascorreremo allo zoo, pochi ma buoni.
L’ho deciso che, di mesi, ne avevi forse due. Ho visto le foto di Magnus e mi sono detta “Si può fare”. In barba alle feste mastodontiche che saturano il web, ho deciso di pensare in piccolo. Niente entrata trionfale in carrozza, niente allestimenti che nemmeno a un matrimonio. Saremo noi tre, la nostra cagnolina Tschaki e tua zia che ha chiesto di unirsi a noi. Armati di pranzo al sacco, passeggino e buoni propositi, collezioneremo ricordi e non regali.
Scatteremo foto da aggiungere al libro che riceverai al tuo diciottesimo compleanno. Quello stesso libriccino che sto compilando poco a poco e che, ogni volta che lo rileggo, mi viene la malinconia. È una malinconia dolce, questa qui, fatta di ricordi e piccoli segreti sussurrati di notte, tra un biberon e un pisolino.
Il tuo primo compleanno: (ri)nascita e guarigione.
Qualche giorno fa mi sono imbattuta nell’ennesimo post sulla maternità. Questa volta, però, quanto scritto mi ha fatto riflettere un bel po’. Un poster rosa acceso recava la scritta “È molto più semplice crescere un bambino sano che tentare di far guarire un adulto”. Quanta verità si nasconde in questa manciata di sillabe? Quanti pugni allo stomaco in queste poche parole?
Non so che adulto sarai, non so nemmeno che adulta sono io. O se, a dirla tutta, sono proprio così adulta. So che bambino spero tu possa diventare, che infanzia vorrei avessi. So che quei primi mesi hanno fatto guarire me, almeno un po’, pure se è stata durissima. Perché la stanchezza e la rabbia post partum fanno penare. Eppure, tra una notte insonne e l’ennesimo chilo di fragole mangiato alla velocità della luce, l’ho sentito, sai? L’ho percepito tra lo yogurt che avevi ovunque tranne che in bocca e la sabbia cinetica che mi ha tinto il tappeto di blu. Ho sentito i muscoli rilassarsi, i polmoni riempirsi e svuotarsi lentamente, le labbra distendersi e sorridere. War is over now.
E, insomma, buon compleanno. Anzi: Alles Gute zum Geburtstag, amore grande della mamma. Grazie perché ogni giorno mi restituisci un pezzetto di qualcosa che non sapevo di aver perso. Grazie perché, con te, pure le passeggiate alle sette di mattina sono la cosa più bella del mondo. Perché, ogni giorno, rido di cuore come non ho fatto mai. Grazie per avermi scelta e per esserti fatto trovare, quel giorno di novembre, mentre seduta sull’orlo della vasca da bagno guardavo un Clearblue con le mani tremanti. Grazie di esserci, tra una notte movimentata e una colazione di corsa prima di buttarci in piscina. La vita è proprio più bella, da quando la percorriamo insieme.