RICOMINCIA LA SCUOLA?
NON HO PAURA DEL CONTAGIO, HO PAURA CHE RICHIUDA
Tra pochi giorni in Argentina inizia un nuovo anno scolastico, dopo un 2020 in cui le lezioni si sono svolte in presenza per sole due settimane.
Il tentativo sarà quello di riaprire in presenza tutte le scuole, ma non le università, dando la precedenza a studenti e insegnanti sui mezzi pubblici. In una città come Buenos Aires (13 milioni di persone se si include l’area metropolitana) dovrebbe esserci un piano trasporti in po’ più strutturato, ma tant’è. Ormai, rassegnata a navigare a vista (io, abituata a fare piani quinquennali), cercherò di approfittare delle prime settimane, quando il clima ancora caldo giocherà contro il virus, per creare un vincolo con le nuove classi – sono docente in una scuola italiana – sperando che non si chiuda tutto di nuovo.
Molti miei colleghi hanno paura del contagio.
Io ho paura di altro. Ho paura di trovarmi davanti adolescenti spaesati e depressi. Di non riuscire a ritrovare i gesti e le parole della presenza fisica, di non riuscire a fare più lezione com’ero abituata: camminando, muovendomi, avvicinandomi ai ragazzi. Ho paura che non mi piaccia più. Oppure che mi piaccia troppo e che me lo tolgano di nuovo. Non voglio passare un altro anno a fare la conferenzista, la psicologa, la coach motivazionale, la madre, la confessora di peccati, l’esperta di contenuti digitali, oltre che la docente.
Come diceva mia madre, “non fasciamoci la testa prima di farci male”.
Così ho seguito la sua filosofia e sono andata in vacanza. Di solito a gennaio torno in Italia per un mese, giocandomi al freddo le vacanze estive argentine. Ma questa volta ho fatto di necessità virtù, sempre come diceva mia madre, e ho destinato il budget del volo a un viaggio in Argentina, al sud, in Patagonia. A Bariloche ed El Bolsón. Ho scalato montagne, nuotato in acque di lago gelate e cristalline, conosciuto persone simpatiche, “despejado la mente” (ossia, mi sono schiarita i pensieri).

Cerro Tronador (Bariloche), rifugio Meiling: il senso della scalata nella soddisfazione di avercela fatta
Tornata a Buenos Aires, ho ripreso una vecchia passione, la barca a vela, e una volta alla settimana navigo sul Rio de la Plata. Ok, non è la Sardegna con il maestrale, ma ce lo facciamo bastare.
Hanno riaperto i teatri e ci vado due volte alla settimana, sempre in previsione del fatto che potrebbero richiudere. È bello vedere la città dove ho scelto di emigrare di nuovo vitale, animata…
Non darò più nulla per scontato: nemmeno un bacio per strada.
Cerco di fare il pieno di ossigeno, per il corpo e per l’anima. Amore, cultura, vita all’aria aperta. Se dovesse esserci un nuovo lockdown, mi servirà per tirare avanti e resistere, mattina dopo mattina, quando vedrò le facce dei miei studenti trasformate in pixel. Se non ci sarà, tanto meglio. Ho deciso che voglio correrlo, il rischio di vivere.
Chi sono