Ho deciso di scrivere questo articolo per aiutare tutte le persone che, indipendentemente dalla parte del mondo in cui si trovano, hanno deciso di cominciare o ri-cominciare da se stesse.
Per troppo tempo ho messo in secondo piano i miei obbiettivi, scegliendo conspevolmente di farlo, e adesso sento che è arrivato il momento giusto per dedicarmi a me stessa, a quello che voglio raggiungere, alla mia affermazione lavorativa, che anche se non è tutto nella vita, dà una bella pacca sulla spalla al nostro ego. Meglio tardi che mai, si dice così, ma non c’è nulla di più vero.
Quante di voi hanno sgobbato una vita sui libri per poi mettere la propria laurea in un cassetto e sentirsi comunque felici e realizzate; quante di voi invece con quella laurea non ci hanno fatto niente, perché i vostri obbiettivi sono stati raggiunti percorrendo tutt’altra strada; e quante di voi invece ancora stanno lottando per ottenere quello che veramente vogliono, senza accontenarsi?
Ecco, io faccio parte dell’ultimo gruppo. Non mi voglio accontentare. Mi sono trasferita a New York proprio per non dovermi accontentare più.
In questo post voglio dirvi in quale modo e attraverso quali siti sto cercando il lavoro che voglio fare, e anche se la strada è non solo in salita, ma anche piena di impedimenti – un po’ come in quei video giochi che mentre stai guidando la tua auto da corsa ti sbuca una vecchietta che attraversa, il gregge di pecore che pascola, una mongolfiera che cade sulla strada etc. – io sono più forte di tutto, sono il centro calmo dell’uragano, il giunco che si piega ma che nessuno spezza.
Vi chiederete qual è il lavoro che voglio fare e come mai io a New York già ci vivo. Giusto. Voglio lavorare in una casa editrice, e vivo a New York perché ho un “visto famiglia” che mi permette di risiedere sul territorio per tre anni.
Bene, cominciamo dall’inizio: per poter lavorare negli Stati Uniti è necessario essere in possesso di un regolare visto lavorativo. Ce ne sono diversi, ognuno è legato ad una tempistica e a delle abilità. Ve ne nomino alcuni sommariamente (non ho le competenze né lo spazio virtuale per approfondire):
visto J: per gli stagisti, internship, ragazze au pair. Dura circa un anno e mezzo, ma dipende dai casi.
visto H1B: assunzione per meriti straordinari. Vuol dire che l’azienza ritiene che nessun americano possa essere meglio di voi per quella posizione. Dura tre anni, con possibilità di rinnovo.
visto O: anche noto come “il visto dell’artista”. Dura dieci anni e per prenderlo dovete lavorare nel campo dell’arte, che siate cantanti, pittori, illustratori, ballerini, scrittori, dovete comunque presentare un tot di pubblicazioni che lo/vi certificano.
visto L: se lavorate per un’azienda nel vostro paese che ha anche una sede all’estero, potete chiedere un trasferimento.
Come si procede adesso?
Al di là di quello che vogliate fare, vi consiglio come primo step la creazione di un account ben curato su LinkedIn. È una piattaforma consultata a livello mondiale, dove potrete entrare in contatto con tutte le personalità, dal vostro amico delle elementari che ha aperto un forno nel vostro paese, a Mark Zuckerberg. Vi consiglio di redigere il vostro account in inglese, così darete la possibilità a tutti di capire chi siete e che cosa fate, sopratutto se il vostro target è quello statunitense. LinkedIn, inoltre, è la finestra sul mondo lavorativo per eccellenza. Si parla di quello, di idee, di innovazioni, di convegni, è IL NETWORKING.
Seconda dritta: va bene cercare lavoro su internet, ma non relegatevi ai siti più commerciali, perché il più delle volte invece di cercare lavoro dovrete passare il vostro tempo a capire se quell’annuncio è una fregatura o no.
Per esperienza vi dico che i migliori siti per cercare lavoro sono: LinkedIn, Indeed, Monster, Idealist, SimplyHired, UsaJobs, la sezione dedicata ai lavori del Wall Street Journal e Internships.com per gli stage, appunto.
Ultimo consiglio: ricordate sempre che quello che noi chiamiamo Curriculum Vitae, per gli americani è il résumé, ed è molto gradita una cover letter in abbinato. Quindi il résumé presenterà i vostri dati personali (non serve che specifichiate la vostra data di nascita, o che alleghiate una vostra foto, sarete selezionate solo per merito, non perché siete giovani o carine), le vostre esperienze lavorative, la vostra istruzione, le vostre skill e, altrettanto importante, se fate volontariato.
La cover letter invece è proprio una lettera, lunga al massimo una pagina, dove vi rivolgete in prima persona all’azienda alla quale state mandando la richiesta di colloquio, dicendo perché applicate per quel lavoro e sopratutto perché loro dovrebbero interessarsi a voi e addirittura assumervi. Ci sono studi infiniti su come redigere una cover letter d’effetto, ci fanno anche corsi a pagamento, ma il mio consiglio è siate sincere, siate voi stesse, e non fate errori di grammatica!
Cosa succede se un’azienda ci contatta?
Intanto WOW! Vuol dire che avete fatto colpo e che le vostre abilità sono interessanti. È molto probabile che il primo colloquio avverrà via Skype, e anche i successivi – se ci saranno. È molto probabile anche che l’azienda decida di assumervi senza avervi mai visto di persona ma basandosi sulle varie interview. Ad ogni modo, a seconda del visto che vi viene proposto, ci sarà una tempistica per ottenerlo e tante tante carte da riempire. Avrete a che fare con l’Ambasciata Americana, in ultima battuta, che vi rilascerà l’autorizzazione per il visto che vedrete effettivamente stampato sul passaporto circa una settimana dopo.
Concludo con un consiglio: le aziende per sponsorizzare i visti devono pagare una cifra non indifferente, quindi fatevi sempre questa domanda: ne valgo la pena?
Se la risposta è sì, non esitate più neanche un momento.
Spero di essere stata d’aiuto con questo post.
Ad maiora.
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