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Il rientro per un expat è una cicatrice sul cuore

di Silvia Bodini
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Il rientro per un expat è una cicatrice sul cuore

cuore

Sono da poco tornata in America e mentre guardo la neve scendere fuori dalla finestra, sorseggio del caffè bollente. La neve in Iowa a gennaio è una costante e l’espresso di prima mattina una necessità, se voglio facilitare il mio rientro da expat negli States.

Aggiungo un cucchiaio di sciroppo d’acero, ricordandomi quanto, un piccolo gesto, possa svelare molto della mia anima divisa a metà, tra due mondi spesso opposti.

Mentre assisto alla meravigliosa scena di uno scoiattolo infreddolito che scava nella neve, probabilmente alla ricerca di qualche ghianda, penso ad una cosa che alle vostre orecchie suonerà super scontata.

Il rientro per un expat nella terra adottiva non è mai semplice, ma dopo il Natale è ancora peggio.

Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che tre settimane di vacanze in Italia da un lato non sono abbastanza, mentre dall’altro sono troppe.

Perché, vi chiederete?

Vi rispondo a mia volta con una domanda.

Avete mai pensato a quante cose possono succedere in tre settimane?

Il Natale, la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo. I saluti a quello che c’è stato, i buoni propositi che portano a nuovi inizi. Le serate passate a giocare a Pictionary e quelle volate guardando un film o un documentario in tv.

In tre settimane, succede che la vita ti travolge senza che tu nemmeno te ne accorga.

In tre settimane, lasci il tempo all’Italia di insediarsi di nuovo dentro te, con i suoi ritmi, i suoi sorrisi, il suo cibo e le sue persone.  

Tu vorresti dirle: “Hey, per favore, sai che c’è? Forse è meglio se te ne stai un po’ in disparte. Lasciami vivere questi momenti con il giusto peso. Non ricordarmi troppo di quanto sia buona la nostra pizza, o di quanto veri e profondi siano i legami d’amicizia che hanno saputo resistere al tempo e allo spazio. Per favore, Italia, fammi sentire a casa, ma sii discreta, non fare la plateale come tuo solito.”

E invece non ce la fai, o almeno io non ce la faccio.

Ho ormai la certezza che il distacco non sia cosa per me, da sempre appartenente alla categoria degli italiani dall’anima in fiamme. 

Anni di arrivi, partenze, di storie che si ripetono. Eppure il mio cuore negli aeroporti batte sempre a duemila, come se fosse la prima volta.

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Scommetto che non sono l’unica, vero? Allora sapete cosa? Vi svelo il mio segreto: quello di farsene una ragione.

Al diavolo quell’insensato istinto di volersi proteggere e tutelare, al diavolo le corazze o le distanze che tanto so già non potrò mantenere.

Ho accettato il fatto che ogni volta che torno lascio aprire un varco nel mio cuore, consapevole che ne pagherò le conseguenze alla prossima partenza, ai prossimi saluti, al prossimo rientro.

Eh va beh, pazienza.

L’Italia bussa? E io apro le porte, per sette, dieci, venti giorni, quello che il mio biglietto di ritorno mi concederà. Io, quel fuoco che arde, ho deciso che no, proprio non lo voglio spegnere.

Il rientro per un expat è una cicatrice sul cuore, è vero, ma sta a noi decidere che, almeno questa volta, non deve farci troppo male.

E forse la bellezza dell’espatrio sta proprio lì, nelle ferite che lasciano i saluti e nella fugacità di quei giorni che vorresti fossero senza fine.  

Forse è proprio quando cessano di esistere ordinarietà e prevedibilità che noi esseri umani riusciamo a vivere in maniera assoluta le persone e le emozioni.

E così, quando torno in Italia, respiro vita a pieni polmoni.

Non c’è un secondo in cui io mi conceda il lusso di annoiarmi.

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Nel disperato tentativo di recuperare attimi di vita a cui non ho preso parte, mi focalizzo sul presente.

Quanto è bello pensare che l’espatrio mi ha regalato quello che cercavo da sempre, ma non riuscivo a trovare: una vita consapevole e vissuta a pieno.

E allora via, con colazioni, pranzi e cene tutte “prenotate”, con la pancia sempre piena e il telefono dimenticato in borsa da ore.

Via di pizze a non finire che quasi ti stufano (ho detto quasi!), di notti in cui la testa sul cuscino la poserai solo alle tre.

Via di camminate in paese dal fornaio che non sa nemmeno più chi sono, a respirare il profumo del suo pane che io, però, non ho dimenticato.

Forse l’espatrio non mi ha donato solo una nuova vita, ma anche nuovi occhi e un nuovo cuore. 

E forse è proprio in quei rientri a cavallo del Natale, quando tutto si fa così frenetico e pieno che, paradossalmente, la nuova me riesce a vedere e sentire tutto con più chiarezza.

Gli odori di una campagna in inverno, i rumori della via in cui sono cresciuta, i colori della cucina di mia madre.

Vivendo così immersa nel presente mi dimentico che tutto questo avrà presto una fine, che quell’altra mia vita oltreoceano mi sta aspettando. 

È solo durante il momento in cui preparo le valigie che realizzo che è stato tutto molto bello, ma, tra poco, rimarrà solo un dolce ricordo.

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La giornalista in tv tornerà a parlare inglese, nella corsia della colazione del supermercato ritroverò i cereali dai gusti improbabili, i semafori saranno dall’altra parte della strada. I guidatori saranno meno nevrotici alla guida e, durante i saluti agli amici, gli abbracci sostituiranno i baci sulle guance.

Ho bisogno di arrivare in aeroporto, fare il check in e dirigermi ai controlli per realizzare, però, quello a cui non mi abituerò mai.

Loro, le persone che amo, torneranno ad essere visi in uno smartphone, così apparentemente tangibili, ma così tremendamente lontane.  

Eppure la sindrome del rientro da expat è una costante che dovrei aver messo in conto.

Vi ricordate che ve lo dicevo poco fa?

Maledette tre settimane che mi hanno dato il tempo di mettere di nuovo un pochino le radici in quel mio  Paese dove la vita si fa più dolce.

Fortuna che l’espatrio mi ha dato le ali.

Con quelle torno, ogni volta che voglio.

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16 Commenti

Speranza 14/02/2020 - 15:25

È un post molto commovente, anche per chi come me vive da sempre in Italia. Buona vita!🌹

Rispondi
Silvia Bodini 14/02/2020 - 18:16

Grazie di cuore, sono molto felice di aver toccato il cuore anche di chi non è expat 🙂

Un abbraccio

Silvia – Iowa

Rispondi
Giuliana 14/02/2020 - 19:22

Che bello Silvia leggere le tue parole, giovane donna aperta al mondo, aperta alle sfide, alle gioie e ai dolori della vita . Non ti nego che mi torna alla mente quella scolaretta diligente e graziosa , ma tanto timida …spettacolare pensare che proprio tu ci racconti del tuo coraggio e della tua forza d’animo . Grazie Silvia ! Continua ad essere cittadina del mondo, testimone di una vita vissuta in pienezza, che sia al di qua o al di là dell’oceano!
Un abbraccio
Giuliana F.

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Silvia Bodini 19/02/2020 - 22:22

Che dire Giuliana… se non che il tuo commento mi ha sinceramente commossa? A volte mi guardo indietro e sento di essere cambiata profondamente, altre mi sembra di essere quella di sempre!
Quel che è certo è che non dimenticherò mai il TG Pace 5C (che vergogna che avevo!!!) e la maestra nuova, diversa e di ispirazione che sei stata per me (e sono sicura per molti altri bambini).

Un abbraccio, chissà, magari ci si vede presto dal fornaio nel nostro paesello della bassa bresciana <3

Silvia

Rispondi
Francesca 14/02/2020 - 21:25

Non potevi esprimere meglio di così quello che si prova… bellissimo articolo, complimenti 😘

Rispondi
Silvia Bodini 19/02/2020 - 18:58

Grazie di cuore Francesca.
Un abbraccio,

Silvia – Iowa

Rispondi
Sabrina 14/02/2020 - 22:04

Toscana di nascita, da 8 anni lontana da casa, 5 dei quali passati nel Regno Unito (dove aggiungo un cucchiaio di miele dei castagni toscani al tè inglese!). Bellissimo articolo, mi ritrovo in tutto quello che dici e anche io, come te, ho deciso che non importa quanto faccia male partire, l’importante è godersi il momento in cui ci siamo, in Italia. In bocca al lupo per tutto!

Sabrina, Londra

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Silvia Bodini 19/02/2020 - 22:26

Ciao Sabrina,
che bello il tuo commento, grazie!
Adoro l’Inghilterra, ho vissuto per qualche mese a Londra e ci ho lasciato il cuore. Abbracciala forte da parte mia.

Io abbraccio te 🙂

Silvia – Iowa

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Barbara 16/02/2020 - 14:33

Come ti capisco e com’è complesso il sentimento di sentirsi divisi tra due paesi, lasciare la famiglia,… Tutta la mia vita è stata costellata da saluti, abbracci e lacrime in stazioni ferroviarie, aeroporti,… Mamma francese e papà italiano, passavo le lunghe estati dai nonni francesi in Normandia e quando giungeva il momento di salutarsi era come se mi strappassero il cuore dal petto….sapevo che li avrei rivisti a Natale per fortuna. Più altre trasferte per lavoro di mio padre ci portarono in Inghilterra e negli USA (Michigan) e da adulta sono partita io in Olanda. Devo ammettere che l’Italia di per sè non mi è mai mancata per almeno 15 anni, ma ultimamente sempre di più. Sarà che ora ho un figlio e sento tanto l’importanza di trasmettergli la nostra lingua e la nostra cultura e sarà che i miei genitori invecchiano e la prospettiva che non ci siano più mi rattrista tantissimo. Mi sono riavvicinata a un gruppo di ex compagne del liceo di Torino e ora ci frequentiamo assiduamente e qualsiasi occasione è buona per organizzarci un weekend in Italia o all’estero. Mi ritrovo così, sempre più nostalgica e bisognosa di ritrovare le mie radici e stare insieme a connazionali. Interessante la vita…

Rispondi
Silvia Bodini 19/02/2020 - 22:30

Ciao Barbara,
che bella testimonianza di vita ci hai regalato con il tuo commento.
Direi che si può dire che sei expat nel sangue, ma soprattutto una donna di mondo 🙂
Come ti sei trovata in Michigan? Se posso chiederti, ovviamente.
Come dici te comunque è davvero interessante vedere come la vita ci cambia negli anni, ci si ritrova plasmati senza nemmeno accorgersene!

Un abbraccio

Silvia – Iowa

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gina luisa 17/02/2020 - 08:33

Hola ….BENEDETTE TRE SETTIMANE !!!Grazie alle tre settimane hai avuto la capacità di fermarti e guardarti interiormente la tua anima e forte il tuo dolore le tue cicatrice sono e scente di batterie di virus tu ciai il tuo proprio bacino non si puo infettare l’universo ti ha scelto ad affrontare questo staccò AGRIDULCE.,ES un arma de doble filo de entrada y salida pero tu alma tu espíritu tienen ALAS..LAS ALAS ESTÁN HECHAS PARA VOLAR . POR LO TANTO VUELA VUELA !!!SON EXPERIENCIAS INDESCRIPTIBLES SOLO SE VIVEN.SON DESICIONES Y ELECCIONES QUE SE TOMAN EN LA VIDA LO LLAMO CORAJE SER LIBRE …..ES LO MÁXIMO MANTENER EL EQUILIBRIO INTERNO LOGRAR PODER COMPARTIR CON DOS CONTINENTES TOTALMENTE DIFERENTES.EN TODOS LOS ASPECTOS SOCIOECONOMICOS CULTURAL Y GEOGRAFICOS .COSTUMBRES TRADICIONES ETC.ETC.TUS ALAS DEJALAS DESPLEGAR CADA VEZ QUE LO SIENTAS SIN MEDIR LOS DIAS SEMANAS HORAS MINUTOS SEGUNDOS.BENDITA HERIDA BENDITA CICATRIZ QUE DEJA EL REENCUENTRO CON LAS RAICES……besos abrazos desde Buenos Aires Argentina gracias por haber escrito esta publicación.

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Federica 17/02/2020 - 13:33

Expat da 4 anni nel nord Europa. Le tue parole mi hanno commossa, se sapessi mettere nero su bianco i miei pensieri avrei scritto esattamente ciò che hai scritto tu.

Rispondi
Silvia Bodini 19/02/2020 - 18:59

Che belle parole Federica, grazie!
Dove di bello nel Nord Europa?

Un abbraccio,
Silvia – Iowa

Rispondi
Silvia-Lille 18/02/2020 - 12:30

Tutto assolutamente vero.
E mi chiedo se non sono poi questi sentimenti e questi momenti altalenanti che ci motivano nelle nostre scelte da expat e ci danno la certezza che siamo sulla strada giusta.

Un abbraccio,
Silvia😘

Rispondi
Silvia Bodini 19/02/2020 - 19:01

Ciao Silvia, molto probabilmente sì! Sono questi che tengono in vita la nostra vita da expat! Perdona il giro di parole 🙂

Un abbraccio e grazie per il tuo commento <3

Silvia – Iowa

Rispondi
trudy 14/03/2020 - 11:10

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this bloց is in fact aᴡesome.

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