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Riflessioni sul mio passato

di Elena Londra UK
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Mentre ascolto qualcuno che racconta della sua infanzia mi viene in mente la mia. E mi ricordo che ero felice.

Fotogrammi scorrono nella memoria.

Le vacanze al mare, nel paese natio di papà. Quei viaggi lungo la penisola, di notte, con quasi nessuna pausa. Il caldo, soffocante: il paese, nelle ore centrali del giorno, è deserto; l’acqua, razionata, raccolta nella vasca. I bagni al mare, mio padre che tenta di insegnarmi a nuotare, tenendomi a galla, la sua mano sotto la pancia. Le tavolate di cibo, sempre abbondante: i formaggi freschi, le pizze e le focacce calde di forno.

Quelle nella casa di campagna, nel paese di mamma. Isolati, il telefono solo nel bar del paese. Casa di nonna vicino ed allo stesso tempo lontana per una bimba piccola.

Sono anni spensierati, felici.

Brevi.

Questa sensazione di felicità mi colpisce come un fulmine a ciel sereno e penso. Penso a come sarebbe stata diversa la mia vita se, per così tanto tempo, non fosse scesa l’oscurità.

Ho sempre considerato la morte di mia nonna materna lo spartiacque della mia vita, il prima e il dopo.

Lei era il mio porto sicuro, un amore che non ricordo ma che so di avere vissuto. Ero la seconda nipote: quella più vicina, geograficamente; la primogenita della figlia maggiore. Lei era la mia seconda mamma, la mia sempre impegnata nell’impresa familiare.

Quando mancò era il 1972, avevo otto anni. Fu mio papà a comunicarlo a noi bambini; eravamo, con il nonno, nei giardinetti di fronte alla loro casa. Era una fredda giornata di sole primaverile. Ricordo di avere detto: “peccato, sapeva fare bene le torte”. Un pensiero semplice, che solo un bambino può avere di fronte a un evento tale. Cosa sa un bambino della morte?

La luce si spense, la spensieratezza sparì. Di mamme ne persi due. La vice, quella che mi aveva cresciuto, ma anche quella vera, consumata da un dolore inconsolabile, schiacciata dalla responsabilità non solo della sua famiglia nuova, la nostra, ma anche di quella di origine: il nonno, i fratelli.

Non se ne parlò mai, del suo ma anche del mio. Troppi i cambiamenti che seguirono senza che capissi il perchè: la scuola nuova; la responsabilità di mio nonno e di mio fratello; l’impegno dei pasti da preparare, imparando dal manuale di Nonna Papera; il corpo, sviluppato troppo presto.

Mi è capitato negli anni, poche volte a dire il vero, e questa è una di quelle, di pensare a come sarebbe stata la mia vita se… la luce non si fosse spenta, se i colori avessero continuato a essere vivaci, se la spensieratezza mi avesse seguito fino all’età adulta.elena-da-ragazza

Mi piace pensare che avrei avuto molta più autostima e sicurezza di me, delle mie capacità. Avrei, forse, avuto il coraggio di diventare giornalista: scrivere mi è sempre piaciuto, ero brava a scuola, ebbi anche l’onore di avere pubblicata una lettera che scrissi a un quotidiano; o avvocato, ho sempre avuto un forte senso di giustizia; o atleta di successo, il fisico, prima che si appesantisse con i chili di troppo, l’avevo.

Con le professioni, non ho creduto di potercela fare e non ho provato. Con lo sport, ho provato con discreto successo nella pallavolo, avrei forse ottenuto di più se non fossi stata pesante.

Forse, avrei avuto il coraggio di rimanere negli Stati Uniti, in California, durante quella prima visita ai cugini d’oltre oceano. L’America, il sogno di sempre, la mia vera casa.

In Italia ero nel buio.

Non mi sono mai soffermata a pensare a come sarebbe stata la mia vita se non fossi partita per Londra.

Penso che non mi sarei né sposata né sarei diventata madre: con gli uomini italiani non c’è mai stata affinità, non ho mai avuto una storia a parte un breve flirt estivo con un ragazzo di Rimini. Il lavoro, forse, l’avrei perso a seguito della fusione della mia ex società. Vestirsi sarebbe stato sempre più faticoso nonché costoso, visto che in Italia esiste ben poco oltre la 46.

Sicuramente, sarei stata accanto ai miei genitori: avrei accompagnato mio papà nella malattia e ora renderei molto meno solitaria la vita di mia mamma. Avrei conosciuto e goduto di più i miei nipoti, i figli di mio fratello. Sarei cresciuta con le mie amiche, condividendo le esperienze.

Avrei vissuto fino in fondo? Non credo.

A Londra, ho trovato la luce.

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Era, come ho scritto di recente (Londra e io, ventidue anni dopo), una giornata di sole quando arrivai. Quel sole, metereologicamente raro a Londra e per questo apprezzato di più, che ha ridato colore alla mia vita.

Libera dalle pressioni sociali e familiari, in questa città ho vissuto in pieno e ho trovato la mia strada. Mi sono sposata, ho divorziato, sono diventata mamma; ho avuto casa di proprietà e l’ho persa; ho fatto carriera nella City, conquistandomi una buona reputazione professionale; ho stretto amicizie e altre le ho lasciate per strada; ho avuto la possibilità di essere nonostante il peso in eccesso; ho cresciuto i miei figli da sola; ho iniziato a scrivere per questo blog; ho partecipato a un concorso di bellezza; ho avuto l’operazione che mi ha permesso, in poco più di un anno, di perdere quasi 60 kg. Una trasformazione fisica, ma non solo.

Questo cambiamento è, in ordine cronologico, il più recente, e anche il più significativo.

In termini di peso, sono circa 10-15 kg in più di quando ero adolescente, con un corpo provocante che non sapevo accettare e del quale provavo vergogna, al punto da nasconderlo per anni sotto strati di grasso.

Ho sempre osato e vissuto fino in fondo, non credo nei rimpianti e non ne ho. Penso, però, a come sarebbe stato diverso se qualcuno mi avesse detto allora che ero “normale” e che non c’era motivo di onta; se qualcuno mi avesse insegnato a amare e valorizzare quello che avevo. Quanta sofferenza e quanta fatica fisica mi sarei risparmiata!

Prima del buio, sono stata una bambina con un’infanzia felice; dopo il buio, sono una donna con una vita felice.

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4 Commenti

pina 03/08/2020 - 22:46

davvero emozionante leggerti, io sono lucana e vivo ancora qua,pero’ vorrei tanto andare via in un posto dove ci sia la possibilita’ di vivere davvero. La tua storia mi e’ sembrata simile alla mia,con la luce che per me si spegne verso i dieci anni. Niente sara’ piu’ COME PRIMA, NESSUNO CHE MI INSEGN A VALORIZZARE QUELLO CHE AVEVO, VORREI FARCELA ANCH’IO..
Come’ hai fatto a lavorare alla city? in campo assicurativo? e’ difficile?
Scusa le domande un po’ infantili, ma vorrei sapere tutto di te e di Londra……..ti abbraccio e ti ringrazio.

Rispondi
Elena Londra UK 19/09/2020 - 04:08

Ciao Pina,

scusa se rispondo in ritardo. Lavoravo gia’ in assicurazioni in Italia e la mia societa’ aveva un ufficio a Londra, dove chiesi di essere trasferita.
Ce la puoi fare, basta volerlo.

Ti abbraccio,
Elena

Rispondi
Irina Pampararo 17/08/2020 - 17:56

Bel racconto.
Bel ritratto della tua persona e gran bella descrizione della tua storia.
Davvero.

Rispondi
Elena Londra UK 19/09/2020 - 04:06

Grazie Irina!

ciao,
Elena

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