Questa volta ho lasciato Amburgo letteralmente senza fiato, dopo una corsa per prendere l’ICE (il treno ad alta velocità NdA) che mi ha fatto seriamente prendere in considerazione l’idea di ritornare a correre ogni giorno. Fosse solo per evitare di morire in maniera poco eroica e decisamente molto imbarazzante.
Treno preso, dunque, lasciando alle mie spalle immagini suoni e colori che custodisco sempre gelosamente e che mi fanno compagnia ogni volta che la malinconia mi assale.
Mentirei dicendo che considero Amburgo la mia seconda (terza? Quarta? Ho perso il conto…) casa. Al tempo stesso, però, mentirei se non la elencassi tra i miei “posti del cuore”.
È, infatti, la città da cui torno sempre incredibilmente motivata, che mi ispira con le millemila possibilità che lì paiono realizzabili, in cui i miei sogni per qualche bizzarro motivo si caricano di progettualità e non sembrano solamente più delle chimere troppo grandi o pretenziose.
L’acqua dell’Alster – uno dei laghi artificiali della città – con le sue onde placide, il sole che ti cauterizza la retina, il freddo che ti fa maledire l’inventore del touch-screen… tutto diventa in qualche modo magico nel momento in cui chiudi gli occhi, ti concentri sull’aria fredda che ti riempie i polmoni e sulle note di Spaceman Spiff o Gisbert von Knyphausen, che a questa città speciale hanno dedicato canzoni bellissime.
Non sono mai stata una figlia del mare, al più una nipote ma – col passare degli anni – il legame con l’acqua è una cosa che ho perso e che ho ritrovato in posti come questo, come Sylt, come Rügen.
Se è vero che il mare d’inverno ha un fascino difficile da descrivere, è insomma altrettanto vero che il Nord cattura, con le sue asperità e il suo silenzio, con i suoi colori a tratti metallici e col suo calore inaspettato perché discreto.
È buffo, sapete? La maggior parte della gente che conosco ama perdersi tra la Reperbahn e St. Pauli, note zone dedicate al divertimento, tra i colori di mille locali e le atmosfere fumose che per un po’ ti fanno perdere il contatto con te stesso.. Ecco, io ho sempre trovato nel porto, nel Landungsbrücke (letteralmente il ponte dove attraccavano le barche), nel silenzio dell’alba in riva all’Alster un posto in cui meditare, capirmi forse un po’ meglio, ritrovarmi.
Ed è questo il mio augurio a noi, donne che ormai si trovano ad ogni angolo della terra: di ritrovarci, di riassaporare il gusto di essere noi stesse nonostante i mille cambiamenti, le mille avventure e nonostante tutte le volte in cui abbiamo dubitato di noi stesse. Perché vedersi oltre lo specchio dello sguardo degli altri – diciamocelo – a volte fa bene, altre fa paura.
A noi auguro un anno fatto di piccole e grandi vittorie, di cambiamenti ma non di terremoti e di quella placida contentezza che ti scalda lo stomaco… un po’ come succede a me ogni volta che mi specchio nelle fredde acque dell’Elba.
Che Natale sarebbe, poi, senza un piccolo pensierino? Vi lascio QUI una playlist che contiene tutte le canzoni che amo scritte su Amburgo o che in qualche modo mi ricordano questo mio piccolo posto nel mondo. Buon ascolto!
2 Commenti
Samanta anche io come te condivido le stesse magiche sensazioni che la citta’ di Amburgo ispira, ho visitato la citta’ nel 2014 e conto di ritornarci presto! grazie per aver messo in parole anche un po’ del mio amore per la città! continua a pubblicare a riguardo, se possibile.
Saluti
Grazia
Mai stato ad Amburgo.