Per Sara, e per tutte le altre
Quando leggo quello che e’ successo a Sara in questi giorni continuo a dirmi quanto sono stata fortunata.
Ma credetemi , non e’ solo questione di fortuna, io ce l’ho fatta. E non sono wonderwoman, sono una donna normale che ha avuto la sfiga di innamorarsi dell’uomo sbagliato. Non credo serva entrare in particolari su come mi picchiava, la violenza non sono solo le botte.
Uno episodio su tutti pero’ ricordo ogni volta che leggo queste cose.
Non c’era un perche’ vero, ricordo solo che mi butto’ sul letto e comincio´a stringermi il collo: io lo lasciai fare, stanca di lottare. Ma probabilmente il mio inconscio decise di non “lasciar fare” perche’ mi ha come svegliata da un sonno profondo attraverso il ricordo di lui seduto sopra di me che gridava “chi e’? Puttana dimmi il nome!”
E io sorpresa che quasi non ricordavo che cosa stava succedendo; sentivo solo mancarmi l’aria senza neppure capire come ci fossi capitata in quella situazione.
Ovviamente il nome che voleva sentirmi pronunicare era sempre il solito: quello del mio presunto amante. Perche’ ovviamente secondo lui io andavo a lavorare, a fare la spesa o a fare qualsiasi altra cosa solo con l’obiettivo di scoparmi qualcuno.
Ad un certo punto, forse a cuasa del bambino e della babysitter nell’altra stanza che stavano piangendo, si e’ accorto che stava passando il limite . E allora ha mollato la stretta al collo e mi ha lasciata andare.
In quei giorni, in Italia tanto quanto in Messico, ho sempre gridato come una matta per chiedere aiuto, ma nessuno e’ mai venuto a soccorrermi.
In quel periodo in Italia ricordo l’omicidio di una donna da parte di suo marito, era incinta e lui la accusava di essere una puttana e di aver avuto relazioni con il suocero, addirittura. E i vicini di casa che rilasciavano interviste: lo sapevano che quell’uomo era un violento ma nessuno aveva mai fatto niente per fermarlo. Pero’ erano sempre tutti in prima fila per i famosi 15 minuti di celebrita’ quando si trattava di rilasciare interviste e mostrarsi in televisione.
A tutti dico una cosa: nessuna vuole un marito o un fidanzato violento.
Ma del fatto che sia un violento non ce ne accorgiamo subito.
Capita alle casalinghe come alle professioniste, alle donne deboli e a quelle forti. Capita.
A volte chi sta a guardare si rende conto ancora prima delle protagoniste di quanto sta succedendo ma spesso, quando si vedono i segni dell’accaduto, si sa solo dire che “ce lo siamo voluto“. Ebbene, sappiate che non e’ cosi’.
Ci siamo innamorate e non sappiamo come venirne fuori, o non sappiamo neppure che vogliamo “venirne fuori” . Perche’ dopo un po’ la violenza e’ l’unica cosa che si conosce, l’unica modalita’ nella quale ci si trova a muoverci .
Non chiudeteci le porte, non fate finta di non vedere. Non ascoltate i nostri no.
Apriteci le porte invece, guardateci negli occhi e fateci capire che siete li’ per noi, sempre e comunque.
La volta che finalmente avremo il coraggio di muoverci e’ perche sapremo dove andare, senza recriminazioni, senza un te lo avevo detto. Lo sappiamo gia’ .
Tutto questo e’ il mio passato, per fortuna.
Avevo scritto un libro su questo, perche’ era servito a me vederlo scritto, come una terapia. E poi lo avevo scritto per tutte le Sare del mondo.
Si intitolava “Ti sudano gli occhi mamma” perché questo e’ quello che dicevo a mio figlio se mi vedeva piangere: “non e’ niente amore, mi sudano gli occhi”.
Io sono una lettrice accanita e in quei momenti neri, scrivere (ovviamente di nascosto) mi aiutava tantissimo e avevo cominciato a scrivere di una vita che avrei voluto, una seconda chance. E mentre scrivevo, ho intrecciato le due vite.
Io non sono piu’ quella donna, sono il risultato ovvio di quello che ho vissuto.
Ma ora sono piu’ dura.
Mi sono costruita una vita da sola, lontana dall’Italia.

Queste siamo io, la mia migliore amica e il mio cucciolo nel pieno periodo nero di Playa. Noi siamo rimaste insieme e lo siamo ancora. Grazie Elena.
Qui in Messico ho conosciuto la mia migliore amica.
Tutte due, quarantenni, arrivate con i nostri problemi e le nostre cicatrici.
Le migliori amiche non sempre sono quelle della scuola.
Lei e’ stata la mia forza, e io per lei.
Mi sgridava, non approvava, ma la sua porta era sempre aperta per me e il mio cucciolo.
Cosi’ come la mia per lei.
Per cui posso dire tranquilamente a tutte: ce la potete fare.
E’ difficile, fa un male cane.
Ma si puo’.
Fa niente se credi che nessuno ti capisce, e’ vero. Nessuno ti capisce.
Ma non serve che ti capiscano, serve solo che ti facciano sentire al sicuro.
Ce la puoi fare perche’ sei forte.
E la forza ce l’hai dentro di te.
Non te lo meriti quello che vivi, perche’ la vita e’ bella, credimi.
Io non sono wonderwoman e ce l’ho fatta.
Ce la puoi fare anche tu.