Maria Luisa “Merylu” Seconnino, lettrice di DCEE , ci ha inviato la sua storia dall’Irlanda. Leggetela, perchè è la storia di molte di noi…
Era da molto che volevo raccontare la mia storia da expat, poi per un motivo o per un altro non lo facevo,dicendomi che non era ancora il momento di far sentire la mia voce, avevo ancora esperienze da fare per poi condividerle. Poi stasera, nel silenzio della mia casetta a Dublino, interrotto solamente dal russare un po’ del marito ed un po’ del cane, mi è venuta voglia di raccontarmi, penso sia anche dovuto al fatto che per me lo scrivere è sempre stato salvifico ed ora di salvezza e chiarezza ne ho decisamente bisogno.
Ma andiamo per gradi.
Mi presento, sono Maria Luisa, una veterinaria, che all’età di 42 anni ha deciso di espatriare.
La meta non era molto importante per me e mio marito, l’importante era che ci permettesse una vita migliore di quella che avevamo in Italia.
Entrambi, come molti, facevamo lavori precari, io spendevo più in tasse di quanto fosse il mio guadagno effettivo, lui non aveva prospettive di carriera in Italia pur avendo un contratto a tempo indeterminato.
Dopo averne a lungo parlato, mio marito (all’epoca mio fidanzato) iniziò a mandare curriculum all’estero, poiché per formazione lavorativa e conoscenza delle lingue era quello che tra di noi aveva più possibilità sul mercato lavorativo estero e dopo circa un anno, una grande ditta informatica lo contattò dall’Irlanda.
Mio marito ci aveva già vissuto in Irlanda per tre anni, aveva già fatto il grande passo di espatriare. Poi, colpa della forte crisi che investì la Tigre Celtica, si ritrovò senza lavoro, ed ingenuamente pensò che ritornare in Italia con un bagaglio di esperienza all’estero gli fornisse una buona base per fare carriera in patria. Illuso.
L’unica cosa positiva (spero proprio di si!!!) del suo rientro in Italia è stato quello di avermi incontrato.
Memore della sua esperienza passata in Irlanda, quando ricevette questa proposta di lavoro mi disse che gli irlandesi erano un popolo fantastico, che l’Irlanda era bella e che ci saremmo trovati bene.
Pensai a molto su cosa fare, volevo espatriare, ma non conoscevo bene l’inglese (o un’altra lingua estera, a dire il vero), non avevo mai visitato l’Irlanda, quindi non sapevo se mi sarei ambientata o no.
Non sapevo nemmeno l’ordine veterinario di riferimento in Irlanda qual era, ma certe occasioni capitano una volta sola nella vita ed il treno o si prende o si perde e non mi sarei mai perdonata di far perdere un treno del genere a mio marito, per le mie paure.
Gli dissi solo una cosa: “Andiamo, purché troviamo il modo meno traumatico di far viaggiare il cane, perché in stiva in un aereo cargo non ce la metto!”.
Abbiamo viaggiato dunque per quattro giorni, in macchina, e carichi di valigie siamo arrivati a Dublino.
Ormai è quasi un anno che sono qui.
Un anno in cui ho dovuto imparare tutto.
Da come funzionano i semafori qua, perché guai ad attraversare con il rosso che rischi la vita!
A come fare la spesa al supermercato, perché cambiano le marche, cambiano le cose che dai per scontato di trovare e trovi invece cose che non hai mai visto in vendita in Italia.
Ho imparato a leggere e tradurre bene l’etichette e a non dare solo una sommaria occhiata all’immagine
come facevo in Italia, perché più volte qua in Irlanda ho acquistato un prodotto per un altro!
Ho imparato che in Italia avevo dei punti di riferimento che non sapevo di avere, ma che una volta venuti meno mi hanno scombussolato non poco. Ho imparato che devo crearmene di nuovi punti di riferimento e che lentamente ci sto riuscendo.
Ho incontrato persone favolose e di questo devo essere grata al mio cane Pelù, perché grazie a lei ed al suo linguaggio internazionale ho fatto molte amicizie ed ho, grazie a loro, migliorato il mio inglese, oltre a creare una rete emotiva fondamentale.
Dal punto di vista lavorativo, adesso mi sto timidamente affacciando al mondo del lavoro veterinario irlandese.
Prima ero terrorizzata e mi esprimevo a monosillabi, e nel mio lavoro un inglese fluente è fondamentale, aggiungici che in Irlanda devi fare orecchio anche al loro accento particolare, capirai che per una che partiva da un inglese liceale (fatto anche male) ci vuole un po’ più di tempo.
Devo ancora capire certe dinamiche lavorative e probabilmente devo imparare ad essere un po’ più umile, perché non è che qua stanno aspettando me , dato che la concorrenza è spietata e prima di farti valere devi emergere dalla massa, e non è semplice, soprattutto se non sei nel settore del IT che è quello che tira maggiormente qua a Dublino.
Devo, dunque, darmi molto da fare e se guardo indietro al mio percorso, sento di essere ad un punto di svolta.
Cinque giorni fa è morto mio padre.
Ho ricevuto “quella telefonata” di cui tutti gli expat hanno terrore.
Quella che ti arriva alle prime luci dell’alba, perché aspettano che il buio della notte si rischiari un po’ prima di buttarti in un altro buio.
Mio padre era ammalato da un po’ di vecchiaia.
Aveva ottantotto anni. L’ultima volta che l’ho visto in vita era poco prima di Natale, quando sono scesa per una settimana.
Sapevo che non stava bene, che ormai era a letto e la situazione stava mettendosi male.
Avevo prenotato quel viaggio da sola,in tempi non sospetti, di quelli che trovi l’occasione del volo a basso
prezzo e la prendi senza pensare che quella sarà l’ultima volta che vedrai un tuo caro. Poi però visto il precipitare della situazione ho chiesto a mio marito di accompagnarmi, non ce la facevo ad affrontare tutto il dolore da sola, temevo di spezzarmi lungo il cammino.
Abbiamo trovato una persona fidata che ci tenesse Pelù, perché quando sei expat ed hai un animale domestico, devi pensare anche al suo bene, perché anche gli animali hanno perso i loro riferimenti e tu sei tutto ciò che gli resta.
Sono riuscita a salutare mio padre e di questo ne sono felice.
Poi, dopo un mese da ritorno in Irlanda, quella telefonata.
Sono ritornata giusto in tempo per il funerale. I soldi li ho presi dal fondo emergenza che ogni expat ha, perché non sai mai, quando ti può occorrere un biglietto aereo, ed ovviamente quelli dell’ultima ora costano uno sproposito!
Un anno fa mio padre mi accompagnava all’altare (municipio nel nostro caso) un anno fa, alla notizia della mia partenza mi chiedeva “E che stai aspettando?” incoraggiandomi per la prima volta, forse in tutta la mia vita, per una scelta fatta. In un solo anno sono successe molte cose.
Le vecchie paure sono comparse, ne sono comparse anche di nuove, ho fatto molte esperienze, ho conosciuto angoli di me inesplorati ed ancora ne intravedo nuovi da conoscere.
Ho scavato con le unghie dentro di me e poco a poco sto risalendo, perché la vita di un expat non è per nulla semplice e mente chi dice che sono rose e fiori. E’ un continuo lavoro su se stessi e sull’esplorare i propri limiti e superarli. E’ un continuo cercare di sostenersi a vicenda, perché si è soli e si può contare solo su se stessi. Ma è anche un continuo riempirsi di meraviglia perché trovi gente pronta a tenderti la mano, gente che conosci da pochissimo che si dimostra molto più disponibile di chi conoscevi da anni.
E poi riscopri anche il valore della famiglia, e di quanto i legami siano profondi anche se così lontani.
Penso a mio marito per esempio, che via Skipe dice ai sui genitori che gli vuole bene, mentre di persona penso l’abbia detto molto raramente.
Oppure a mia madre ed a quanto vorrei esserle vicino adesso, mentre quando vivevo con lei non vedevo l’ora di scappare.
Non mi pento della mia scelta, la rifarei esattamente uguale, anche se non mi sento realizzata, e non mi sento arrivata, anzi.
Quando dovevo scegliere se espatriare o no, mi ero fatta un’immagine per rappresentare me stessa e la scelta che stavo compiendo.
Mi vedevo come davanti ad un immenso mare meraviglioso, dovevo scegliere se restare a guardalo o tuffarmi. Sapevo che all’inizio sarebbe stato difficile buttarsi, che poi avrei sentito l’acqua ghiacciata e mi sarei detta: “Chi me lo fa fare, ritorno a riva, sulla sabbia calda e conosciuta”. Ma su quella spiaggia faceva troppo caldo per starci, e l’acqua era così cristallina e bella. Mi vedevo continuare a nuotare, e gradatamente abituarmi all’acqua fredda. Mi vedevo a nuotare con i pesci colorati, delfini, balene, un oceano di creature magnifiche. Probabilmente mi sarei stancata ad un tratto, e mi sarei sentita spaventata e persa in quell’immenso mare, ma poi da lontano avrei visto un’isola e mi sarei diretta verso la terra ferma, verso un meraviglioso obbiettivo.
Ecco, anche adesso, che sono con il cuore pieno di dolore, guardando la spiaggia, guadando il mare, scelgo tra i due.
Mi tuffo in mare.
29 Commenti
Cara Merylu mi dispiace tantissimo per il tuo papà, ne abbiamo parlato un mesetto fa di questa tua paura, in occasione del mio articolo su mio padre. Devi essere forte e dalle tue parole trasuda la tua volontà di esserlo quindi so che non avrai problemi. La vita di un expat non è fatta solo di scelte felici e di sorrisi, ci sono tante lacrime, tanti ricordi e tante preoccupazioni ma una cosa è fondamentale nel proseguo di questa meravigliosa esperienza: niente rimpianti. Arriverà anche ciò che stai cercando dal punto di vista professionale ma ci vuole tanta pazienza. Io son qui 9 anni e ho appena deciso di fare una pausa professionale perché non stavo facendo ciò che mi faceva stare bene. Ora ci penso, studio e poi riparto. Per fortuna sono nel paese giusto. Studia l’inglese questa è fondamentale! Parlalo al parco con il padrone dell’amico di Pelu’ o con il vicino di casa e ti abituerai al loro accento, non subito e non velocemente. Non metterti fretta. Noi italiani vogliano tutto e subito spesso, bisogna imparare da questo popolo che ha il dono innato della calma. Un abbraccio e un grande in bocca al lupo per tutto. L’ invito a Derry e’ sempre valido.. Quando volete.
Chat soon X
Grazie Margherita, ti sento vicina. La strada è lunga e come mi ha detto una fantastica Donna irlandese, devo imparare ad essere gentile con me stessa ed a prendere il mio tempo per il cambiamento. Ricambio il tuo invito/incontro a Dublino, mi farebbe davvero piacere approfondire la tua conoscenza. Se hai voglia chiedimi l’amicizia su FB così restiamo in contatto.
Un grande abbraccio!
Grazie Margherita, ti sento vicina. La strada é lunga e come mi ha detto una fantastical Donna irlandese, sto imparando ad essere gentile con me stessa ed a prendermi il mio tempo per il cambiamento. Ricambio il tuo invito/incontro a Dublino, mi farebbe davvero piacere approfondire la tua conoscenza. Se hai voglia richiedimi l’amicizia su FB cosi’ restiamo in contatto! Un grande abbraccio, Merylu.
Bella storia e in bocca al lupo Maria Luisa 🙂
Grazie e viva il lupo! 🙂
Grazie e viva il lupo! 🙂
Ciao Merylou, mi chiamo Veronica e anche io sono a Dublino da circa quattro mesi, ma vivo all’estero da tre anni e mezzo prima ero in Repubblica Ceca. Leggendo le tue parole mi ci sono ritrovata tantissimo. La famiglia lontana, i sentimenti, i rimorsi, le difficoltà di vederli invecchiare ed essere lontani. Sono passata da qualcosa di simile alla tua esperienza quando è venuta a mancare la mia nonnina ed io a causa di cattivi collegamenti aerei non sono riuscita neanche ad esserci al suo funerale. Mi sono ritrovata nelle tue parole perchè ho un gatto e anche mio marito ed abbiamo guidato in tre giorni da Praga perchè il nostro micio è parte della famiglia e non lo avremmo mai lasciato nella stiva buia e fredda di un aereo. E’ bello sapere che ci sia un veterinario italiano qui in città, quando comincerai a lavorare fammelo sapere sarò felice di affidarti il mio gatto! Un enorme in bocca a lupo a te e sii forte!
Grazie mille Veronica! Appena iniziero’ a lavorare te lo faro’ sapere. Per ora sto cercando di continuare il percorso italiano sul comportamento animale. Il mio obbiettivo qui é essere una behaviourist vet. 🙂
A me è successa la stessa cosa x due volte l’anno scorso. Nonno e padre. È veramente dura, ed è tutto amplificato dalla lontananza. Gli irlandesi sono un popolo fantastico, anche se il loro accento è difficile. In bocca al lupo per tutto, un abbraccio grandissimo!
E’ vero Katia, solo adesso comprendo l’utilità di condividere un lutto. Qui ho mio marito, ma per lui era un father in law (che trovo più empatico, come termine, rispetto al nostro “suocero”), diversa cosa sarebbe elaborare il dolore insieme alle mie sorelle, a mio fratello ed a mia madre. Ricambio l’abbraccio!
Bellissimo articolo, anche io sono espatriato in UK e non ti nascondo che mi è scesa una lacrimuccia leggendo (forse anche tre o quattro).
In bocca al lupo per tutto.
S
Grazie Simone 🙂
Vivo a dublino anche io, da sei anni ormai. Arrivato qua dopo essere passato dalla da Danimarca e Australia. I miei li vedo invecchiare sempre di piu ogni volta che torno e il terrore di quella telefonata , e delle sue conseguenze, aumenta sempre più. Hai detto una cosa giustissima, scavarsi dentro con le unghie. Credo che, independemtne dal successo che possiamo ottenere fuori dall’italia, questa sensazione la viviamo quotidianamente noi espatriati, che vediamo i nostri affetti ingiallirsi e scomparire ogni volta che torniamo. Un abbraccio
Ricambio l’abbraccio!
Ciao, bellissimo articolo e al momento giusto…. Ho appena saputo da pochi giorni che mio padre é molto malato, ed io vivo a Londra da tre anni…. Non so cosa fare, non mi sono ancora realizzata professionalmente ma sono sulla buona strada, e se torno dovrò rinunciare ai miei sogni. Se sono andata via é perché in Italia non ho mai potuto realizzarmi pur avendo tanti titoli… Ma se tornassi, potrei essere vicino ai miei cari e supportarli, e soprattutto a mio padre che per me ha sempre fatto di tutto….. Non so, vivere all’estero é davvero difficile, non so quale sia la scelta più giusta.
Un abbraccio xx
Resta dove sei. Te lo direbbe anche tuo padre.
É una scelta che solo tu devi sentire. Anche io quando seppi che mio padre non stava bene ero incerta su cosa fare. Tra l’altro non lavorando avrei potuto prendermi tutto il tempo per stare con la mia famiglia, ma scelsi di restare a Dublino con la famiglia che mi stavo costruendo, perche’ se fossi tornata indietro la forza di ripartire non l’avrei avuta. Anche perche’ era mio padre, ma un domani sarebbe stata mia madre e poi un altro caro o un amico, ed io? Quando avrei iniziato a prendermi cura di me e di cio’ che erano i niei bisogni? Ho fatto questa scelta in tutta serenita’. Quando ho salutato mio padre prima di ritornare in Irlanda sentivo che sarebbe stato l’ultimo bacio che gli davo da vivo. Mi si é strappato il cuore, ma non avevo scelta diversa da fare per me stessa. Ricorda che qualunque scelta farai, se sara’ davvero sentita,sara’ l’ unica giusta per te. Senza rimpianti. Ti abbraccio!
uno dei motivi che fa pensare tanto prima di espatriare, alcuni trovano il coraggio altri si dicono che comunque il rimanere vicini a i propri cari possa essere gia’ un giusto pernsiero per rimanere, si vive anche di affetti alla fine, o soprattutto
Non credo che chi ti vuole bene ti chieda di rinunciare alla tua felicità (sempre se ‘espatriare’ corrisponde a felicità, ecco), comunque dipende anche dalla situazione in cui sono queste persone care, se sono malate o bisognose è diverso ovviamente.
Sul piano personale, dico sempre che la mia esperienza è stata particolare perchè non lasciavo ‘nessuno’ in Italia nè ho dove ritornare. Mia madre, che è l’unico affetto che ho, viene sempre qui e se avesse bisogno la porterei qui in pianta stabile. In fondo, i genitori hanno avuto la loro propria vita, dovrebbero chiedere a un figlio di rinunciare alla loro se non in immediato bisogno?
Verissimo. Ogni scelta ha una coneguenza nel bene e nel male. Quando scelsi di partire pur avendo dei genitori anziani, mi dissi che loro avevano potuto crearsi una famiglia, ed ora era il mio momento. Se l’italia ci avesse permesso una vita dignitosa probabilmente non sarei partita, non avendo scelta migliore, ne affronto le conseguenze.
Cara Expat
Cara Merylu
Mi dispiace molto per la tua perdita,
Posso solo immaginare il tuo dolore ed anche solo immaginarlo mi fa venire i brividi.
Io sono espatriata senza nemmeno rendermene conto..Sono arrivata in Australia per fare la ragazza alla pari,contando di restare solo per sei mesi.
Sono partita all’improvviso,ho prenotato il biglietto e fatto il visto in 2 settimane..ho colto tutti di sorpresa,i miei genitori anche se impauriti mi hanno sostenuto in tutto..
Solo che poi qui mi sono innamorata di un bel veneto. Sono tornata in Italia per Natale come previsto ma poi ho prenotato un altro biglietto per Sydney ed in meno di due settimane dall’atterraggio a Roma ero di nuovo in partenza.. Insomma non ero pronta,non sono pronta,nonostante siano passati due anni e mezzo dal mio arrivo qui,a venire a patti con il fatto che i miei familiari dall’altra parte del mondo invecchieranno e moriranno senza di me.
Da quando sono qui e` morto mio nonno,che era ostinatamente contrario alla mia permanenza qui… molte dinamiche familiari sono cambiate.
Due prozii sono morti a pochi mesi di distanza.. mia nonna ha compiuto 90anni ed io ero l’unica nipote assente..
I miei genitori hanno entrambi una sessantina d’anni ed ogni volta che li rivedo sembrano piu` vecchi..
Cerco di tornare appena posso ma oltre a non avere molte ferie,il viaggio e` lunghissimo e molto costoso… quanto vorrei esistesse un qualche apparecchio che ti fa viaggiare alla velocita` della luce,o che ci permetta di essere in due posti contemporaneamente,una polvere magica..
Magari in futuro saranno inventati da un expat come noi! 😉
Essere un’espatriata e` meraviglioso dal punto di vista personale per il nostro futuro,il lavoro etc.. ma cavolo se e` una schifezza dal punto di vista degli affetti che restano lontani…
Per cui ti sono vicina.
Be strong! E guarda al futuro..in fondo e` per questo che viviamo lontano..cerchiamo di trarne il meglio!!! 🙂
Cheers!!!
Bella anche la tua storia! Com’é strano il destino 🙂
Grazie a tutti per i consigli…. Nn è facile decidere e capire quale sia la decisione giusta da prendere… In fondo all’estero potrei sempre tornarci, mentre il tempo speso con un genitore non può tornare indietro… Io e mio padre ci passiamo poco più di 20 anni ed il mio amore per lui è senza limiti… È stato lui a spingermi verso una vita altrove… Ma adesso so che lui mi vorrebbe al suo fianco anche se non lo dice!! Devo dargli la forza di lottare..!! Grazie a tutti! Davvero xx
Fai quello che ti senti e non ti pentirai, si é sempre in tempo per tornare o per ripartire. In bocca Al lupo! <3
Hai già scelto Manuela e mi sembra una scelta serena e ponderata. Segui il tuo istinto c’è tempo per tutto nella vita se si vuole, l’importante è stabilire delle priorità. In bocca al lupo a te ma sopratutto a tuo padre. Un abbraccio
Grazie per aver condiviso la tua storia.
Un po’ mi hai ricordato me stessa. Anche io emigrata insieme al mio compagno per cercare di vivere una vita migliore e arricchirci di esperienze fantastiche. Ho provato anche io le stesse tue paure prima di partire. Il mio inglese era davvero scarso e non avevo idea di cosa mi aspettasse oltremanica. Ma come hai detto tu occasioni del genere capitano una volta sola. Dopo circa due anni in Devon non mi sono mai pentita della scelta che ho fatto e sono davvero felice.
Buona fortuna per tutto, e spero di leggere altre storie molto presto.
Un abbraccio
Luana, Honiton, Devon UK
Ciao Luana ti ho letto spesso sul tuo blog e tante volte ho preso coraggio anche dalle tue storie, in bocca a lupo per tutto! 🙂
una bellissima storia commovente e dolorosa, ma anche riflessiva, devi essere fiera di te stessa per il coraggio trovato e per non esserti indurita, si tocca con mano la tua sensibilità, fanne tesoro.
In bocca al lupo!
Grazie Linda! Ti abbraccio 🙂