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Second hand e nuove vite

di Samanta - Jena DE
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Per la serie „a volte ritornano“ ecco un altro articolo della serie „How to do expat on a budget“!
Oggi mi piacerebbe parlarvi di second hand e thrift.
Da piccola ricordo distintamente l’apertura del primo negozio second hand, visto dai più come un negozio – e qui mi concedo la citazione – “per poveracci” ma che io adoravo perché pieno di libri, agendine, storie raccontate e da raccontare. L’unico problema – lo confesso – era l’odore di vecchio e della sempiterna naftalina, che non invogliava certo a fare acquisti o a girovagare per gli stand pieni (all’epoca) di giubbotti in denim corredati da toppe d’ogni sorta e di camicie a fiori dai colori improbabili. Insomma: i mitici “anni 90”.

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Adesso che il vintage e la filosofia dei thrift shops sono tornati di nuovo in auge, trovare questo genere di negozi è decisamente più facile; qua in Germania c’è proprio una fetta di mercato che ruota attorno a questo tipo di prodotti. Essendo una patita di storie – raccontate, da raccontare – ho sempre subito il loro fascino e spesso mi piace gironzolare tra la bancarelle dell’Happy Market e trovare qualche capo d’abbigliamento di mio gusto e a buon prezzo. Ho trovato una bellissima blusa della collezione Suit di Mango per la modica cifra di 5,00€ che ho deciso di sfruttare per le nozze della mia migliore amica, ad esempio: è nuova, elegante, rispecchia il mio concetto di vestito importante – ma non troppo! – e soprattutto ha una seconda possibilità. Una nuova pagina di vita – metaforica, ovviamente – tutta da scrivere. Mica male, no?
Esistono naturalmente anche negozi che si autodefiniscono fashion vintage, dove i prezzi salgono alle stelle, a dimostrazione che second hand non è sempre sinonimo di cheap (come non lo è di “affare”… occhio ai bidoni!) e che la tendenza, ormai, piega anche da quella parte. Insomma… affrettatevi sinché potete!
Qualcuno potrebbe chiedermi perché non andare direttamente in negozi quali Bonprix, C&A o H&M, poiché i prezzi – complici sconti, campagne e via discorrendo – sono spesso simili. Ebbene, come vi ho già anticipato amo le storie, amo le possibilità, amo l’idea di ridare vita a qualcosa (a questo proposito, io e la mia coinquilina potremmo letteralmente aprire un negozio di restauri.. credetemi!). Amo l’idea di avere poche cose (aspettatevi un articolo su decluttering e minimalismo) ma di amarle al punto di possederle, amo l’idea di fare acquisti con uno scopo e non in preda al raptus dei saldi. Ovviamente, se noto che mi occorre qualcosa cerco di approfittarne, però non acquisto MAI solo perché “ci sono i saldi e costa meno”.

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Probabilmente l’aver lavorato per sei anni nelle immediate vicinanze di un outlet mi ha “marchiata” ma ormai cerco di evitare il superfluo (e quando mi rendo conto di averne lo regalo, lo do in beneficenza, lo scambio) e di acquistare in maniera consapevole. Handmade, locale, magari di seconda mano e a impatto contenuto sull’ambiente e soprattutto sulle mie tasche.
Insomma, per citare John Lennon “potreste dire sia una sognatrice, ma non sono la sola”
Ad esempio grazie a un’amica ho scoperto questa linea e mi sono innamorata dei loro zaini, oltre che delle scarpe. Non sono prodotti economici ma sono durevoli, di buona qualità e fanno del bene… insomma: qualche sfizio me lo tolgo anche io! 😉 Peraltro trovo l’idea di base – a prescindere dall’evidente ritorno pubblicitario – lodevole e commovente e sono lieta di poter contribuire nel mio piccolo, con le mie possibilità.
Sono una pazza visionaria? Forse. In compenso le mie visioni sono sempre belle, colorate, essenziali… insomma – per citare uno dei miei hashtag preferiti su Instagram – “Chiedimi se sono felice”.

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