A sei mesi dal mio rientro in Italia
Cosa ho fatto?
Eccomi qui, davanti ad un pc e una pagina bianca.
Sono gli stessi di quando abitavo a Plymouth, Minnesota, sei mesi fa.
Anche l’arredamento che mi circonda ricorda molto quello del nostro appartamento in Nathan Ln, numero 4595.
Abbiamo comprato i mobili Ikea, i soprammobili sono gli stessi e, soprattutto, in questo momento di riposo il mio adorato Lorenzo dorme pacifico nel lettone.
Ma se mi affaccio alla finestra, invece di un parco verde posso vedere le colline.
Se voglio sentire mia mamma non devo chiamarla con skype perché basta una passeggiata e, se ho voglia di qualche sfizio locale, il mio casolin di fiducia ha quello che fa per me.
E allora, cosa è cambiato?
Si stava meglio qui o là?
Spesso mi chiedono se ci siamo pentiti, se era meglio forse restare a Minneapolis. Se ne è valsa la pena.
Ma la risposta non ce l’ho.
Le scelte sono sempre difficili e il piatto della bilancia non è mai equo.
Per alcuni versi la vita in USA era semplice.
Facilmente avevo trovato un’occupazione che mi appagava, impegnandomi molto e con un intenso lavoro mi stavo costruendo una carriera. Ero partita da zero e ce l’avevo fatta.
Avevo dimostrato che il sogno americano esiste.
Io ho vissuto la parte migliore dell’America.
Posti meravigliosi con natura selvaggia, persone amichevoli, sorridenti ma riservate.
Ho scoperto l’importanza di appartenere ad una comunità. Ho imparato che il duro lavoro viene ripagato da grandi soddisfazioni sia professionali che economiche. E, soprattutto, l’America mi ha regalato il bene più prezioso: nostro figlio Lorenzo.
Nel Midwest andava tutto bene. Avevamo trovato la nostra quadratura del cerchio.
Ma poi la tua mente fa clic. Ti accorgi che la distanza con la famiglia è troppa.
Non puoi correre al capezzale di un parente malato, non puoi aiutare i tuoi genitori, non puoi gioire delle feste per i compleanni con amici e familiari.
E allora capisci che i sentimenti ti tengono viva e che hai bisogno di tornare. E cominci ad organizzare un trasloco internazionale. Piano piano, tre anni della tua vita vanno via e sei già su quel volo di ritorno per l’Italia.
L’incontro con i famigliari è emozionante. Hai immaginato quel momento milioni di volte, ma quando vedi i tuoi genitori all’aeroporto non riesci a trattenere le lacrime.
Questa volta non hai i giorni contati.
Puoi fare tutto con calma.
Rivedi gli amici di sempre.
Introduci il tuo Lorenzo nella nuova famiglia. Sei orgogliosa del tuo ometto!
Chi l’avrebbe detto? Partire in due e tornare in tre… il cuore palpita ogni volta che osservi il tuo principe.
Ma non si vive di solo amore, purtroppo, e bisogna pur guadagnarsi il pane.
All’inizio non ci penso.
Mio marito ha ripreso il lavoro di prima nella stessa azienda.
E io?
Troppo impegnata a mettere a posto la nuova casa, a godermi la famiglia e i nipotini.
Un giorno mi capita fra le mani il libro che usavo per insegnare italiano e decido che è tempo di rimettermi in gioco.
Comincio con ripetizioni private per tenermi in allenamento e poi riesumo il mio cv.
A ritroso, torno all’anno della maturità: luglio 2000. Cosa? 18 anni? Quante esperienze! Quante avventure e quanto tempo.
Comincio ad inviare la mia candidatura, rispondo a qualche annuncio, qualcosa non torna.
In America era stato molto più facile ed immediato trovare un lavoro.
Ti piace fare la commessa? Perfetto! Ecco.
Vuoi lavorare come insegnante? Ecco.
Basta che rispetti le regole.
Non devi sgarrare. Noi ti diamo una possibilità, anche se non ti conosciamo. Se sbagli sei fuori.
Va bene. Accetto. Seguo alla lettera il manuale.
Qui è un po’ diverso.
Certe occupazioni le scarto in partenza perché, avendo un bambino, mi oriento decisamente sul part-time. Per altre sono forse troppo vecchia o non qualificata.
Bisognerebbe anche conoscere la persona giusta che faccia il mio nome e quindi ecco che ci si sente smarriti. Svuotati. Senza prospettiva.
Che faccio?
Le grandi speranze che nutrivo quando sono arrivata si affievoliscono, lentamente.
Cosa c’è in me che non va? Come mai non riesco a trovare un lavoro?
E allora mi fermo e rifletto.
Prima cosa: mi guardo allo specchio e decido di rimettermi in forma.
Quei chiletti di troppo mi rendono insicura, devo ritrovare me stessa.
Non solo Paola mamma o moglie, ma me stessa.
Paola e basta, che si sentiva bella e sicura nei suoi jeans storici e con un velo di trucco.
Così, ti fai di nuovo bella per te stessa.
Carica come una molla, pensi che se ce l’hai fatta in America, ce la puoi fare anche qui.
Prendi il tuo cv e cominci a girare per le agenzie per farti conoscere. Anche se ricevi tanti “le faremo sapere”, vai avanti.
Capisci che è tempo investito bene, perché ogni volta impari qualcosa di nuovo.
Migliora il cv e anche l’umore. Perché, anche se non c’è ancora un lavoro, senti che qualcosa si muove.
E poi non dimentichiamoci che c’è Lorenzo.
Che ancora piange se dopo un’ora non ti vede.
Ma si abituerà. E diventerà grande anche lui. Capirà che la mamma è al lavoro. Come in America, come a Plymouth. Sperimenterà che la mamma è via solo per qualche ora.
Quindi cosa ho fatto in questi sei mesi?
Ho capito che il paese perfetto dove vivere non esiste.
Nel mio sogno vorrei avere tutto il buono sia dell’America che dell’Italia insieme.
Ma non si può. E allora il buono lo trovo io!
E come diceva il mio professore di laurea: nella vita ci vuole grinta.
E questa, certo, non mi manca.
Chi sono
13 Commenti
Carissima che piacere sapere di te,di voi,di Lorenzo. Forza!Sei una leonessa e vedrai che, con la tua grinta , riuscirai anche in Italia. Vi vogliamo bene e tifiamo per te. Un abbraccio a voi e una carezza al piccolino.
P.S. Hai provato la “messa a disposizione ” nelle scuole?
Ciao Renata, grazie per le parole di incoraggiamento.
Ho provato con la messa a disposizione e adesso vediamo che succede!
Un abbraccio Paola
Hai fatto bene! Io sono 20 anni in Italia, non ho anche lavoro…. La nostalgia x il mio paese, x parenti e amici non passa, anzi aumenta! L’ emigrazione è una brutta cosa!
Coraggio! La cosa più importante è la famiglia!
Penso che se per tornare ci vuole coraggio, per tornare in ltalia ce ne voglia un po’ di piu’. In bocca al lupo& facci sapere!
Cara Laura, ogni scelta è coraggiosa ed è sempre difficile! L’importante è non pentirsi e andare avanti! In bocca al lupo anche a te!
You have friends here in the USA that would welcome you with open arms and helping hands anytime you would like to return! We miss you!
Ciao Dave, thanks for the lovely words!II will keep in my mind that!
You will be more than welcome here as well!
A presto,
Paola
Ti capisco, vivo in Canada da 8 anni e sono troppi lontano dalla famiglia, provo le tue stesse emozioni e ti dico brava, lo so l’Italia vive tante difficoltà, ma tanto dipende anche da noi, non mollare ce la farai! Unico consiglio cerca di non guardarti indietro a ciò che hai lasciato, viviti il presente e conquista il futuro! Brava ti ammiro 👍🏻
Grazie mille per le parole di stima!
Ci vuole molta forza ma alla fine i risultati arriveranno!
E complimenti per la tua scelta coraggiosa!
We miss you at the Italian Cultural Center, too, Paola….and your students loved you! What a nicely written article! Perhaps you should become a writer?
Ciao Peggy, I miss you too! Please say hello to everyone for me!
I will take your advice!
Hugs and kisses!
Paola
Ciao Paola, la tua storia mi ha colpito molto! Ho 27 anni, mi sono laureata a Milano e ho lavorato in questi 2 anni post laurea. Il mio sogno però è quello di andare negli USA ma sono attorniata dal mondo che mi scoraggia dicendomi che nessuno mai mi farà da sponsor in America. Posso chiederti un contatto, in modo da farti qualche domani? Mi saresti di grande aiuto davvero. ❤️