SENZA META
Marzia, 39 anni, Architetto. Da 774 giorni in viaggio al 1° novembre 2016, data della presente intervista. Il suo e’ un percorso di iniziazione: attraversando i continenti attraversa gli spazi infiniti dell’anima e riscopre il valore del vivere in armonia con il tutto. E’ un viaggio la cui ricchezza si svela attraverso l’incontro con l’altro, ascoltando, imparando, aiutando e condividendo.
Ciao Marzia, tu vivi insieme alle popolazioni locali e dividi con loro il quotidiano. Chi ci sta leggendo si chiederà cosa fai, come impieghi le tue giornate, perché e’ importante per te vivere a stretto contatto con realtà diametralmente opposte alle nostre…
Prima di giungere in Australia, dove mi trovo attualmente, ho scelto di vivere per 11 mesi in Sri Lanka, dove ho collaborato con una casa famiglia che si occupa di bambine e ragazze con situazioni familiari disagiate. Le mie giornate scorrevano come quelle di una mamma tradizionale: sveglia, preparazione bimbe per andare a scuola, faccende domestiche, gestione ed organizzazione della vita all’interno del centro. Inoltre mi sono occupata di cio’ che la struttura non puo’ garantire a livello igienico, medico ed ospedaliero. In quanto architetto, invece, ho progettato per ristrutturare e realizzare parti della struttura esistente. Sostanzialmente il mio viaggio è un viaggio verso il prossimo, quindi si rende necessario vivere a stretto contatto con le realtà locali, che sia per un giorno, un mese o un anno. Questa condivisione del quotidiano mi permette di conoscere e capire la cultura, le abitudini, le religioni e, di conseguenza, ad avere maggior rispetto per il paese che mi ospita.
Cosa succede quanto una figlia dell’Occidente compie una scelta come la tua?
Principalmente succede che tutto cio’ che appartiene alla quotidianita’ si trasforma in novita’. Personalmente la mia scelta di vivere in movimento, per un tempo indefinito, mi sta permettendo di conoscere realtà sconosciute, di confrontarmi con le diversità e di mettere in discussione gli stereotipi figli della mia cultura. So con certezza che, ad oggi, la mia mente ed il mio cuore si sono aperti al mondo…direi “evoluti”!
Se tu dovessi descrivere te stessa prima della partenza come lo faresti ?
Trentenne classica: laurea, lavoro, fidanzato, casa in affitto, bollette da pagare, uscite con gli amici, palestra ed il sogno di avere una famiglia.
Il Cammino di Santiago, che tu hai percorso nel 2012, ha influito sulle tue scelte di vita successive?
Posso affermare, senza alcun dubbio, che rappresenta il principio del cambiamento e di conseguenza la base di ogni mia scelta fatta successivamente. Nell’agosto del 2012 ho scelto di intraprendere il Cammino di Santiago come esperienza estiva, senza neanche immaginare che cosa potesse scaturire dentro me. Ha avviato un momento di riflessione e di introspezione durante il quale ho fatto il bilancio di ciò che avevo e di ciò che mi rendeva realmente felice. Una volta rientrata in Italia ho deciso di trasferirmi in un piccolo paesino toscano, ho cambiato le mie abitudibi e le mie priorita’, ho cercato le risposte alle domande che il Cammino mi aveva costretto a pormi. Dopo un anno e mezzo, ho scelto di partire di nuovo, alla scoperta del mondo, questa volta senza meta, consapevole di non fuggire da nulla.
Stare soli con se stessi non è semplice, bisogna fare i conti con quello che si è veramente, nel bene e nel male, ma soprattutto cercare un equilibrio che non dipenda né da ciò che si ha, né dalle persone che hai accanto, né da dove si e’. Quando sono tornata in Italia mi sentivo ancora in pellegrinaggio ed e’ stato, in quel momento, che scelsi di non fermarmi piu’. Ho viaggiato dentro me stessa prima di scegliere di intraprendere il “giro del mondo”.
Cosa insegna il Cammino di Santiago?
Si tratta sempre di un’esperienza soggettiva.
Io ho pianto, sofferto fisicamente, assaporato la solitudine, ascoltato storie e vissuto momenti di profonda gioia. Il Cammino mi ha insegnato il valore dello spazio e del tempo, l’importanza del confronto, la bellezza del cosmo, la potenza della natura, ma soprattutto la forza fisica e mentale di cui dispongo. Durante il Cammino ho ascoltato infinite storie ed ho capito quanto la mia vita fosse limitata. Avevo già viaggiato all’estero, anche da sola, ma sempre da turista. Il Cammino mi ha insegnato a non aver paura e, quando ho sentito il bisogno di partire, l’ho fatto senza limiti mentali, temporali e spaziali.
Sembra che queste esperienze aiutino a scoprire un sé più autentico e profondo…
Il proprio sé esiste indipendentemente dal luogo, purtroppo spesso viene soffocato dalle abitudini, dalle aspettative e dalla società in cui si vive. Io l’ho visualizzato in cammino, ascoltato profondamente durante il periodo toscano ed ora lo vivo, consapevolmente, ogni giorno. Considero il viaggiare ed il confronto con le diversita’ come possibilita’ per aprire la propria mente e rompere gli stereotipi, indipendentemente da chi si è, da dove si arriva e da dove si sta viaggiando. L’Asia è un continente pazzesco in cui è possibile confrontarsi con una spiritualità ed un modo di vivere assolutamente diversi da quelli occidentali. Sono in Australia da due settimane dove mi confronto con uno stile di vita più “occidentale”, ma non per questo meno interessante. Desidero attraversare il Sud America che reputo incredibile per la sua natura sconfinata e dove, forse, dovrò fare i conti più con la mia forza fisica che non spirituale. Sogno l’Africa da quando sono bambina, ho già visto e vissuto realtà povere, ma credo che lì potrò trovare il senso profondo del tutto.
Tu dici che: “L’Asia è un continente pazzesco in cui è possibile confrontarsi con una spiritualità ed un modo di vivere assolutamente diversi da quelli occidentali”. Noi occidentali siamo tutti “affamati” di spiritualità eppure non riusciamo a pacificare la nostra mente inquieta. Sarebbe interessante approfondire questo tema…
Prima di arrivare in Oriente non avevo idea di quello che avrei incontrato, scoperto e vissuto. La spiritualita’ e’ soggettiva ed io l’ho conosciuta e sviluppata confrontandomi con le varie culture, credenze e religioni. Difficile spiegare che cosa sia l’Oriente a chi non lo ha mai vissuto e, tantomeno, la spiritualita’ a chi non l’ha sperimentata direttamente. Io credo che i ritmi occidentali, e la perdita di valori, spingano le persone alla ricerca di un’alternativa, ma non saranno un corso di yoga, meditazione o altro a pacificare la nostra mente. La spiritualita’ si puo’ sperimentare, e puo’ diventare parte del nostro quotidiano, ma il processo per essere in pace con se stessi credo sia lungo e, a volte, anche doloroso. In Oriente fa parte della vita quotidiana, in Occidente tentiamo di inserirla in un sistema totalmente differente da quello in cui nasce ed e’ forse per questo che non sortisce lo stesso effetto.
Sembra che conoscere il proprio sé profondo abbia un qualche parallelo con l’essere più autenticamente felici. Come definiresti la “felicità”?
Felicità è: non tradire la propria Essenza; dove per Essenza considero ciò che siamo nel profondo, ma che spesso dimentichiamo a causa di condizionamenti familiari o della società. Guardarsi dentro, ed accettarsi per quello che si è, non è facile, ma io credo sia la chiave di volta per la Felicità. Scrollarsi di dosso le aspettative altrui e non dipendere da ciò che si possiede o si mostra di essere, e’ la via per essere ciò che si è e, di conseguenza, per la Felicità. Quando stai bene con te stesso vuol dire che non tradisci la tua Essenza e non importa dove sei o cosa possiedi.
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Concorso Letterario per Racconti a tema Expat “Le paure ed il coraggio delle Donne” aperto fino al 31 luglio 2017.
Special Guest
1 Commento
Ciao Marzia,
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. A leggerti si avverte che il tuo vero “viaggio” sei tu, a prescindere dal viaggio fisico che di fatto stai compiendo.
Io ho trovato che il viaggio, di per sé è un tema così classico in ogni letteratura e in ogni mito, e che riveste così tanto fascino, prima o poi ci “chiama”. Magari alcuni di noi fanno decisamente più fatica di altri a staccarsi e partire, mentre per altri è un dolore restare. Fortunatamente siamo tutti diversi ed unici e questa vita è solo nostra, anche se spesso si cresce senza scoprirlo, ricordarlo o concederselo. In ogni caso, mi pare che dare voce a quella risposta costi fatica ed implichi un impegno che non tutti sono per forza disposti a mettere in atto. Cosi come molti di noi temono il silenzio della ricerca che scaturisce quando si fa compagnia a sé stessi, altri non riescino poi a farsene qualcosa di quelle risposte che emergono dai silenzi, che si decida di compiere il viaggio o che si ritenga di non poterlo o volerlo davvero fare.
Quello che mi trova pienamente in accordo con il tuo pensiero è la necessità di ri-unirsi in modo fedele alla propria essenza, nell’intento di essere coerenti alla propria natura. Questo, secondo il pensiero della disciolina dello yoga, è il modo di tornare ad essere ciò che eravamo alla nascita: felici. In fondo sappiamo da molto presto, forse da sempre appunto, che cosa desideriamo, ma a volte dobbiamo compiere un giro molto ampio, circumnavigando il nostro noto “centro”nel tentativo di accertarci che sia proprio quello che vogliamo, sbagliandoci, accettandoci, tentando di uniformarci forse a dei modelli che riteniamo validi, e scartando o scegliendo strade nuove, confermando ciò che resta in piedi delle vecchie, cambiando, evolvendo, crescendo insomma, quindi “viaggiando”. Ma io insegno yoga e lo pratico da 10 anni. E mi piace testimoniare che nel micro spazio di un tappetino di yoga succedono cose che possono portare dritti a quel centro. Succedono cose dentro il proprio corpo-anima-mente che possono portare splendidamente lontano, non dal sé, ma dal proprio Ego. Come per la “chiamata” verso il viaggio fisico, quello interiore di natura spirituale si svolge in tempi e modalità sorprendenti e strettamente soggettivi, ma non porta mai delusione anche se può costare turbamento e suscitare altri quesiti. Ma il cammino o l’avvicinamento verso quella spiritualitá di cui si parla, è affascinante da trovare su quel tappetino. Condividere quel percorso e cercare di aiutare alcune anime in ricerca è un onore molto grande. Enjoy the journey, noticing what happens within, during the on going process of “here and now”, indipendentemente dal luogo in cui ci troviamo. Namaste.
Katia G. Johannesburg