Era un imbrunire in cui l’afa si stava facendo veramente quasi insopportabile.
Scendemmo da casa dove vivevamo, in centro a Malindi, e stavamo per aprire la portiera della nostra auto quando un lamento poco lontano attirò la nostra attenzione. L’orologio segnava le nove di sera e non c’erano tanti mezzi che passavano per la strada. Il silenzio fu spezzato da lamenti e urla. Urla soffocate di dolore.
Ci spostammo a guardare da dove provenivano…un po timorosi perché non avevamo idea di cosa stessa succedendo. Sul ciglio della strada un uomo teneva in piedi una bici e una donna era seduta a terra ai suoi piedi.
Immediatamente pensammo a un incidente stradale. Ci precipitammo a vedere cosa fosse accaduto e la sorpresa fu nel vedere la donna a terra e l’ uomo incredulo e incapace di spiegare cosa stessa accadendo. Cosa fosse accaduto.
Nessuna ferita, nessun segno di colluttazione. Niente che ci rendesse chiara la situazione. Urlai alla donna di spiegarmi. Non parlava inglese. Lui…preso in disparte da John, mio marito, riuscì a spiegarci cosa stesse accadendo, timoroso e impaurito per la situazione.
Lei era a terra…e stava per partorire.
Incredibile. Le si erano rotte le acqua e lui, il suo compagno, non era stato più capace di portarla in
ospedale in quanto la donna, giovane e minuta, non riusciva a stare ferma sulla bici. Immediatamente la caricammo sulla mia auto. Il marito con la bici – che non voleva affatto abbandonare- fu caricato di forza sul mezzo (per fortuna avevo una vecchia Jeep ). John salì anche lui sul retro. Durante la strada e fino all’ospedale comunale, distante circa 4 /5 km da casa, la donna si accucciò davanti al sedile della mia auto: era talmente sofferente che io non avevo profferito parola e non avevo idea di cosa dire.
Le uniche parole che mi uscirono dalla bocca furono….no problem…no problem!
Arrivammo in ospedale suonando il clacson come se avessi la certezza che fosse quasi impossibile salvare la vita a quella donna e al suo bambino. La testa del nascituro era quasi fuori …..e la mia impressione nel vedere quella testolina fu di una bambolina verde scuro. Era cianotico. Ero quasi certa che fosse morto.
Ma speravo ancora nel miracolo.
Riuscimmo a prendere la donna in braccio e a farla entrare in sala parto. John e il marito della donna attesero all’esterno….
Il marito era come scioccato. Incapace di dire e di fare. Seguiva alla lettera le indicazioni che John e i medici gli davano: rimanere li seduto e aspettare. E cosi’ fece.
Non appena fu stesa sul lettino…plafffff…..uscì questo esserino incredibilmente bianco. Era chiaro…era chiaro e sporco di sangue. Mi voltai quasi impressionata da quella scena. Non mi ero mai impressionata davanti a niente….ma quello che per me era un corpicino di neonato morto mi fece immediatamente impressione. Un paio di sberle. Sentii solo questo. E subito dopo un urlo!
Ngeeeeeee….Ngeeeee….Ngeeee…
Era vivo. Era VIVA!
Le lacrime stavano rigando il mio volto. Corsi fuori e urlai..SIIIIIIII ….e’ uan femmina..Sta benone..e anche la mamma…stanno benoneeeeee!
Il papa’ rimase pietrificato. Non rideva. Non piangeva. Era come sorpreso Forse era pronto a ricevere la notizia del decesso….rimase basito dalla notizia ch invece la neonata era viva ?? Solo dopo un istante di lucida presenza realizzò e sorrise. Mi sorrise. Sorrise a John: Ci abbracciò entrambi. Era la sua terza figlia femmina. Ma non avrebbe cercato certamente ancora il maschio…(ci tenne a precisare).
Fu con mia sorpresa che mi chiese se ero cristiana. E alla mia risposta positiva mi disse : tu hai fatto nascere mia figlia. Tu devi decidere il suo nome. Rimasi per un attimo incredula. E non sapevo che dire. Insistette.
La mia risposta non tardo’ ad arrivare. SERENA. Era il nome di mia nipote, e per quella bimba nata in quella circostanza poco tranquilla pensai che Serena era il nome che ci sarebbe voluto: Serena, come speravo fosse la sua vita in futuro.
Serena oggi ha circa 11 anni. E oggi John l’ha incontrata con la mamma andando alla festa degli eroi !
Beh..devo confessare che una coincidenza simile mi ha fatto tanto piacere e per un attimo mi sono presa, anzi ci siamo presi, il nostro momento di gloria.
Anche noi quella sera fummo eroi! (Perdonate la poca modestia…)
Ecco a voi come abbiamo visto SERENA questa mattina : e’ la bimba con il vestitino bianco e verde!
8 Commenti
Mi sono commossa…
E’ bello sapere che in qualche modo riusciamo ancora a fare la differenza, nel nostro piccolo ma anche nel grande disegno delle cose… peraltro Serena è un nome bellissimo, sono certa la piccola lo porti con gioia e con orgoglio.
Un abbraccio!
Un abbraccio a te
Cara Donatella, adoro i tuoi racconti uno piu’ bello dell’altro. Grazie per questo momento di commozione.
Ma grazieeee
commozione e gioia! 🙂
Grazie LAra. TI ringrazio sempre dei tuoi commenti gentili.
Buona giornata
Bellissima storia con finale strepitoso. Hai ragione siete stati due eroi e Serena ve ne sarà grata per tutta la vita. Bravi e brava tu a raccontarlo. Un abbraccio.
Grazie mille.