Siamo tutti umani – Viaggio nel Nord del Vietnam
Dopo aver riempito il cuore di emozioni nel Sud e nel centro del Vietnam, di cui ho parlato in questo articolo, vado in direzione Nord, dove in teoria avevo prenotato solo la prima e l’ultima notte. Una volta sul posto, avrei pensato al da farsi.
Arrivata ad Hanoi nel tardo pomeriggio, ritengo opportuno fermarmi una notte in più in modo da poter aver il tempo per organizzare il resto della settimana.
Prima di raccontare tutta la mia esperienza, voglio narrarvi una storia interessante che ha dato la svolta a tutto il resto del viaggio.
Facciamo un passo indietro nel tempo: è estate e sono a Palma, al lavoro.
Mi capita di attendere una coppia di vietnamiti. Cominciamo a parlare del più e del meno e gli comunico il mio interesse di viaggiare in Vietnam nel mese di Novembre. Si dimostrano particolarmente entusiasti e mi lasciano i loro contatti, dicendomi di mettermi in comunicazione con loro una volta giunta nel loro paese.
Sul momento pensai a quanto siano stati carini e quanto sia importante comunicare con la gente; e, arrivata nel Nord del Vietnam, mi ricordo di quell’episodio e mando loro una mail.
Mi risponde Chi, la signora vietnamita, con molta allegria e mi invita a cenare in un ristorante super lusso.
Sembra che ci conosciamo da sempre, mi fanno provare tutti i loro piatti, non dico di no a nulla.
I vietnamiti amano mangiare assieme, condividere cibo e momenti e mettono sul tavolo le varie portate in modo da poter assaporare un po’ di tutto. Per loro sedersi a tavola tutti assieme è molto importate e mangiano lentamente, molto lentamente.
Noi europei siamo diversi, appena vediamo tutto quel cibo mangiamo il più che possiamo, Chi, ogni volta vedeva il mio piatto vuoto me lo riempiva e così finisco la cena che potrei rotolare per Hanoi.
Siamo io, Chi, suo marito e un carissimo amico del marito.
Finita la cena andiamo a casa di Chi, dove conosco suo figlio, un adorabile tredicenne, che ha visto più mondo di me. Sua madre insiste per farlo parlare con me. Vuole che migliori il suo inglese. Come ho già detto nell’altro articolo, danno tantissima importanza a questa lingua.
Conversiamo un po’ e mi sento accolta in questa casa, come se fossimo amici da sempre.
L’amico della coppia, Mahn, un pittore vietnamita, si propone per il giorno seguente di insegnarmi la città di Hanoi e i tre giorni seguenti portarmi in macchina dove voglio andare io, nella zona di Ninh Bihn.
Inizialmente resto un po’ in dubbio se trascorrere tre giorni con un uomo che ha l’età di mia madre e che ho appena conosciuto. Però poi penso che dopotutto la famiglia di Chi mi ha dato una buona sensazione e voglio fidarmi dell’umanità, e poi quando mi ricapita questa occasione di conoscere il Vietnam con un vietnamita?
Accetto.
La giornata ad Hanoi è molto interessante. Mi porta a prendere caffè con tutti i vietnamiti, seduta per strada su sedie di plastica, mi porta a mangiare dove ha mangiato Obama, un posto umilissimo dove un piatto completo costa 3 euro, e poi andiamo in giro in motorino per tutti i templi e le pagoda. Mi racconta alcune leggende, vediamo un sacco di stagni con fiori di loto, passeggiamo per i parchi.
Trascorriamo proprio una bella giornata.
La sera Chi ci invita a cenare a casa sua, e si unisce anche un ragazzo francese che conosce Manh, il mio nuovo “Tour guide”.
Il ragazzo francese non conosce la famiglia di Chi, ma Mahn gli dice: “anche io e Fabiola fino a ieri non ci conoscevamo, e oggi siamo già amici!”
Mi sorprende molto questa sua affermazione e gli chiedo: “Ma come mai voi fate amicizia così facilmente?” e lui mi risponde: “perché gli animali fanno amicizia in maniera semplice e noi che in più abbiamo un cervello non possiamo farlo?”
Ha ragione. Mi viene in mente quanta difficoltà ho fatto io per avere degli amici in Spagna e come in due giorni sembro piena di amici.
Mi fa sorridere tanto questa cosa: dovremmo imparare dai vietnamiti.
Mangiamo tutti assieme, ancora un sacco che mi sembra un pranzo di Natale nel sud italia; sulla tavola c’è di tutto: pesce, carne, zuppe, noodles cucinati in tre diverse maniere, verdura, involtini.
A un certo punto suona il cellulare di Chi: è sua figlia che la sta chiamando dall’America, dove vive. La ragazza parla con tutti al tavolo e poi parla anche con me. Mi dice che la sua famiglia è molto grata di essere stati attesi da me a Mallorca, che sono esplosi di gioia quando ho mandato loro una mail, che il fratellino tredicenne è un po’ timido ma contento di poter praticare inglese con me e di quanto sono importanti avere connesioni con il mondo.
Mi si riempe il cuore di gioia. Da un piccolo gesto possono nascere tante cose belle. È straordianrio e mi fa rendere conto quanto davvero possono essere importanti le connesioni.
Finita la cena, ci salutiamo tutti, la famiglia di Chi, Mahn, il ragazzo francese e un altro amico di famiglia che si era unito alla cena.
Il giorno dopo Mahn mi viene a prendere in macchina e partiamo verso Tam Coc, un viaggio di tre ore ma molto piacevole vedere l’autostrada che si apre piano piano alla natura. Mi dice di scegliere una canzone, metto la mia preferita per viaggiare: “Fast Car” di Tracy Chapman
“You got a fast car. I want a ticket to anywhere. Maybe we make a deal. Maybe together we can get somewhere. Anyplace is better. Starting from zero got nothing to lose. Maybe we’ll make something but me myself I got nothing to prove. “
Super emozionante, ancora la vita sulla pelle.
Tam coc è un posto incontaminato. Vediamo le montagne dal fiume, e poi il giorno dopo dall’alto.
Valorizzo tutte quelle sensazioni di libertà, tutti quei momenti che mi fanno sentire viva.
Io e Mahn passiamo molto tempo assieme e parliamo di molte cose. Mi chiede: “sei felice?” gli rispondo “sempre”. “Sei una persona positiva”, mi dice lui.
Poi gli dico che ho notato che la gente in Vietnam mi sembra felice e gli chiedo come mai.
Lui mi risponde così: “Noi non abbiamo nulla, la maggior parte dei vietnamiti sono poveri e sanno che non hanno nient’altro che loro stessi.
Quando vanno in giro per la strada non hanno paura di essere derubati perché non hanno nient’altro che la loro vita. Noi ci aiutiamo a vicenda, ci siamo l’uno per l’altro perché valorizziamo le persone. è per questo che siamo felici!”.
Mi lascia senza parole. E’ un po quello che ho sempre pensato, ma sapere che c’è tutta una nazione che si muove in questa direzione mi rallegra il cuore. Dovremmo imparare dai vietnamiti.
Dovremmo essere più umani, esserci l’uno per l’altro, connetterci tra di noi, senza pensare sempre che uno ci voglia fregare o far del male. Dovremmo fare amicizia più facilmente, scambiarci idee , consigli. Accoglierci.
Un idea utopica? Forse sì. Ma voglio crederci che si possa creare un mondo migliore.
Finiscono i tre giorni e torno ad Hanoi, con gli occhi pieni di stupore per le bellezze della natura che ho visto, per la pace che ho respirato e con tutti questi bei concetti nell’anima.
Una volta tornata in città so che mi mancano solo due giorni, mi concedo un piccolo sfizio, dato che amo il mare, decido di andare a Halong bay e dormire una notte in barca, cosa che ho sempre sognato di fare e dato che voglio catturare più emozioni possibili, perché non farlo ora?
La gita ad Halong bay però risulta più interessante del previsto: con me ci sono persone che vengono un po’ da tutto il mondo: Uk, Germania, Francia, Mongolia, Cina, Colombia. Si crea da subito una piccola comunità ed è interessante chiacchierare tra di noi, ascoltare le loro esperienza, le loro opinioni sul Vietnam.
Siamo quella categoria dei viaggiatori, quelli che viaggiano con il cuore aperto, che hanno voglia di condividere il mondo, creare connessioni.
Ancora una volta il concetto “connessione” si fa presente.
È stupendo.
Mi faccio il bagno nella baia alle sei di sera, l’unico momento che abbiamo avuto per tuffarci in mare, anche se fa freschino, non voglio rinunciare a nulla. La sera ceniamo assieme e chiacchierammo tra di noi. Alla mattina so che in teoria si dovrebbe vedere l’alba sul mare e mi sveglio super emozionata prestissimo, vado sulla terrazza della barca, aspettando il sole nascere. Ma purtroppo le nuvole e le montagne lo coprono. È stato bello lo stesso.
Dopo una sessione di kayak, torno in città per prepararmi all’ultimo giorno, mi aspetteranno venticinque ore di viaggio prima di rimettere piede nella mia cara Mallorca.
Ma torno che voglio essere una nuova persona, perché dobbiamo vedere le cose con i nostri occhi per cambiare, perché l’umanità può essere diversa. Perché possiamo aiutarci a vicenda.
Le esperienze che si fanno servono per essere condivise.
Viaggio per me, per chi mi legge e per chi mi ascolta.
Io credo in un mondo migliore, credo che tutti possiamo incontrare la felicità.
Tutti ci meritiamo di vivere davvero, imparando ad emozionarci per le piccole semplici cose, sempre a caccia di bei momenti.
Perché siamo tutti connessi.
Perché siamo tutti umani.
Chi sono
4 Commenti
Non mi sono mai sentita particolarmente attratta dal Vietnam, ma ora mi hai fatto venir voglia di visitarlo!
Un racconto davvero emozionante! Sarebbe bello vivere più spesso queste emozioni così autentiche e spontanee!
Carissima mia,
Sinceramente neanche io me lo immaginavo così bello, è stata una sorpresa continua e sì, te lo raccomando! 🙂
Per il resto io sto provando ad adottare questa filosofia di vita nel mio “day by day”.
Non sempre è semplice perchè vuoi o non vuoi tendiamo a crearci routine e, talvolta, non ci accorgiamo delle meraviglie che ci circondano, perchè le abbiamo là, tutti i giorni. Però non è impossibile vivere di emozioni e di connesioni, dobbiamo essere noi bravi a cacciarle e catturarle.
Un fortissimo abbraccio.
Fabiola – Mallorca
Una storia spettacolare. Si legge proprio che l’hai vissuta totalmente.
Carissima Ale,
Grazie mille. E’ stata sicuramente uno spettacolo di avventura che mi ha segnata nel profondo. Mi fa piacere ti sia piaciuta. 🙂
Un carissimo abbraccio.
Fabiola – Mallorca